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Il profondo disagio psicologico degli esodati

Creato il 10 gennaio 2014 da Cassintegrati @cassintegrati

“La  condizione sociale e psicologica degli esodati è a un livello di profondo disagio e molti sono già in indigenza economica. Il rischio povertà non è una leggenda metropolitana, è un rischio concreto, tangibile”. È quanto denuncia la Rete dei Comitati di Esodati in una lettera indirizzata al Presidente Enrico Letta e al ParlamentoNel documento vengono presentate richieste concrete per salvaguardare i 230.000 esodati abbandonati dal Governo.

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I numeri ci sono dal 5 ottobre 2012: sono 314.576 persone (fonte Ragioneria di Stato) quelle che possono considerarsi esodate. Di queste sono poi state salvaguardati 130.130 persone in quattro iter legislativi differenti, con restanti 184.500 persone non salvaguardate. Lo scorso marzo avevamo pubblicato un post perché nessuno dei salvaguardati aveva ancora ricevuto la pensione. 10 mesi dopo i numeri sono cambiati. Su 130.000 salvaguardati l’Inps ha accettato 80.000 domande, e 27.000 sono quelle che hanno già ricevuto la pensione. Una goccia nel mare.

Al Presidente del Consiglio,
ai Ministri dell’Economia e del Lavoro,
ai Presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato,
ai membri della Commissione Lavoro di Camera e Senato

La Rete dei Comitati di Esodati ritiene necessario, in concomitanza con l’esame del decreto Milleproroghe  anche alla luce dell’affermazione del Presidente della Repubblica nel Suo discorso di fine anno,  ribadire che il dramma degli “esodati” non ha ancora trovato una soluzione strutturale e definitiva, per cui, dai dati ufficiali ad oggi noti, risultano ancora NON salvaguardati ben 230.000 soggetti.

Dal 2011 si sono emanati 5 provvedimenti, l’ultimo dei quali contenuto nella legge di stabilità, per tentare di rimediare alla gravissima sottrazione  del diritto perpetrata dalla L.214/2011 (Riforma Fornero). Ormai è evidente e noto che la retroattività della riforma, conseguenza dei ripetuti interventi sulla previdenza in brevissimo tempo a partire dalla L. 122/2010, e l’assenza di “transitorio” per la sua entrata a regime, mai osservata in alcuna riforma previdenziale nazionale ed Europea, sono le vere cause del dramma.

I tentativi di “riparare il danno” finora  compiuti dal Legislatore sono chiaramente ed assolutamente insufficienti, come dimostra la ripetitività degli interventi, risultanti sempre ampiamente lacunosi e ancor più discriminanti, laddove continuano a prevedersi  vincoli immotivatamente aleatori.

Il numero dei soggetti, uomini e donne, esclusi è enorme e pari alla popolazione di una città di media grandezza, come Padova. La  condizione sociale e psicologica di questi cittadini italiani è a un livello di profondo disagio e molti sono già in indigenza economica. Il rischio povertà non è una leggenda metropolitana, è un rischio concreto, tangibile per tutte queste persone e le loro famiglie. Molti sono in procinto di cedere alla disperazione!

La “Rete dei Comitati” sollecita Governo e Parlamento affinché  nel decreto Milleproroghe trovino accoglimento le seguenti richieste:

  • Abbattimento del  vincolo temporale della decorrenza limitata al 6 gennaio del 2015 finora presente in tutti i provvedimenti emanati, in quanto il dramma dei cosiddetti esodati NON finisce purtroppo al 6 gennaio 2015. Il dramma perdura tragicamente almeno fino al 2018! O almeno in questa norma sia previsto un primo spostamento della data limite al 31/12/2015 impegnando il governo trovare la soluzione strutturale per portare tale limite fino al 31.12.2018.
  • Modifica della dicitura  “decorrenza del trattamento pensionistico”  in  “maturazione dei requisiti per la fruizione del trattamento pensionistico” per TUTTE le categorie, affinché venga sanata una evidente discriminazione tra “esodati” che raggiungono il diritto alla pensione in pari data, con le regole precedenti a quelle previste dalla L. 214/2011.
  • Eliminazione dell’assurdo, iniquo e discriminatorio vincolo temporale della data di licenziamento a partire dal  1 gennaio 2007 per i “licenziati unilaterali”.
  • La risoluzione in via amministrativa (o legislativa) dell’interpretazione RESTRITTIVA ed ILLEGITIMA, perché imposta con uno strumento amministrativo quale la circolare n.35 dell’Inps del 2012, che stravolge l’articolo 1 comma 9 della legge 243/ 2004, noto come “opzione donna” e la proroga di tale opzione fino al 2018.
  • Recepimento urgente delle le indicazioni emanate, all’unanimità, dalle Commissioni speciali di Camera e Senato, riconoscendo il diritto pensionistico agli autorizzati al versamento dei contributi volontari in data anteriore al 20 luglio 2007, (negato da un ILLEGGITTIMO e RESTRITTIVO atto amministrativo del Ministero)esclusivamente sulla base dell’art. 1 comma 8 della Legge 243/2004, come successivamente modificato dall’art. 1 comma 2 della legge 247/2007, senza alcuna limitazione legata all’art. 24 co. 14 e 15 della Legge 214/2011, ed ai decreti attuativi in esso previsti e alle ulteriori norme collegate emanate o in via di emanazione.
  • La cancellazione in TOTO della condizione dell’avere un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data del 6 dicembre del 2011;
  • L’estensione a 24 mesi del periodo in cui i mobilitati che NON perfezionino i requisiti entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità, possano maturare i requisiti, con le norme precedenti,  per il trattamento pensionistico.
  • - L’eliminazione per i mobilitati della differenza tra accordi sottoscritti in sede governativa e in sede territoriale, per cui alcuni vengono ingiustamente discriminati.
  • Sancire che, per i mobilitati, DEVE INTENDERSI sostitutiva dell’accordo sindacale anche la semplice  “presentazione di domanda di apertura della mobilità” ai sensi della legge 223/91 da  parte dell’azienda o del “curatore fallimentare” all’INPS, al fine di correggere l’evidente discriminazione tra coloro che hanno accordi sindacali raggiunti (ex. L.223/91) e quelli che invece non li hanno e sono stati licenziati ugualmente a norma della medesima legge.
  • Il rifinanziamento del fondo “esodati” previsto con l’art. 235 della legge 228/2012  e l’emanazione del decreto non regolamentare del Presidente del Consiglio dei Ministri   per disciplinarne l’utilizzo nonché l’evidenza dei risparmi, e relative modalità di calcolo,  derivanti dai decreti di salvaguardia.
  • Esenzione fiscale da IMU, MINI IMU, ICI, TASI, IUC, TARSU ecc. per tutti gli esodati che abbiano ricevuto la “certificazione” dalle DTL e non possono rientrare nelle salvaguardie a causa delle ancor presenti condizioni restrittive (paletti).

La “Rete dei Comitati di Esodati” chiede  che il 2014 sia l’anno delle risposte chiare e certe per tutti coloro ancora ESCLUSI dalle lotterie delle salvaguardie finora previste,  perché promesse e impegni espressi con esternazioni a parole, come quelli fatti dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio e da altre alte cariche politiche, NON sono più sufficienti ma servono FATTI CONCRETI E GIUSTI che riportino alla legalità  il Patto violato  tra Cittadini e Stato.

Fatti che vedremo esclusivamente con l’esame ed approvazione definitiva della proposta di legge unificata (PdL n.727 e collegate) oggi all’esame della Commissione Lavoro della Camera che ci attendiamo venga urgentemente approvata.

Firmato: La “Rete” dei Comitati di Esodati, Contributori Volontari, Mobilitati, “Quindicenni”, Donne Esmol, Fondi di Settore, Licenziati senza tutela.

di Redazione

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