Il Partito Democratico, dilaniato dalle faide interne, rappresentato da una classe dirigente di sessantenni sulla cresta dell’onda da piu di trentanni, offre come unica principale novità la proposta del Sindaco di Firenze, Matteo Renzi.
Ma cosa dice Renzi? Cosa propone? Quali sono le sue ricette per l’Italia?
Ebbene, un sito italiano di idee conservatrici, Camelotdestraideale, ha fatto ‘le pulci’ alle idee dello sfidante di Bersani. Il risultato? Complimenti sperticati verso una piattaforma lontana dalla Sinistra e vicina ai Liberaldemocratici ed ai Conservatori.
Gli estensori dell’articolo arrivano a paragonare Renzi al Premier britannico, il conservatore Cameron. E poi il complimento finale: “Trovano spazio, invece, questioni che, pur affrontate in modo molto “soft”, stanno a cuore alle forze liberal-democratiche e a quelle liberal-conservatrici: la riduzione (almeno in taluni ambiti) del perimetro dello stato; la contrazione del debito pubblico (mediante privatizzazioni, per di più) e della spesa corrente; il contenimento della burocrazia e lo sfoltimento delle leggi; l’apertura al Mercato e alla concorrenza”.
Di seguito alcuni brani dell’articolo:
Una cosa, più di qualunque altra, caratterizza la sinistra ad ogni latitudine: l’anelito “redistributivista”. Perseguire l’obiettivo della “giustizia sociale”, cioè, facendone pagare il conto ai ricchi, con più tasse (acciocché, naturalmente, i poveri abbiano a pagarne meno e, al contempo, possano fruire di maggiori e migliori servizi). Questo è il fil rouge che accomuna, sia pur con differenze a volte non di poco conto, le diverse sinistre in qualunque parte dell’orbe terracqueo.
Ebbene, questo tratto è del tutto assente nel programma di Matteo Renzi.
……Renzi non ragiona come un “redistributivista” e non propone soluzioni à la Robin Hood. Per dare più soldi in busta paga a chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, egli suggerisce di ridurre la spesa corrente (pagina 11)
….
Non ragiona, insomma, come Fassina e Vendola (e meno male): ragiona da liberal-democratico, più ancora che da persona di sinistra.
Allo stesso modo, e per quanto nel programma proponga comunque di incrementare la spesa per investimenti, Renzi dà prova di non essere uno statolatra, un fanatico ed acritico adoratore del Leviatano. Anzi. Lascia intendere, e in più di un passaggio, ch’esso, lungi dall’essere la soluzione, rappresenti, a suo avviso e almeno talvolta, il Problema (pagina 7):
«La nostra proposta ha invece l’obiettivo di ripensare sostanzialmente il modello di sviluppo fin qui seguito, riallocando risorse verso i ceti produttivi, riducendo in modo sostanziale l’area dell’intermediazione politica delle risorse dello Stato. Più mercato e più solidarietà, riducendo la spesa intermediata. Riteniamo realistici i seguenti obiettivi:
1. Una riduzione del 10% dei consumi intermedi (cioè acquisti di beni e servizi) per la spesa corrente. Base aggredibile: 120 miliardi. Obiettivo di risparmio: 12 miliardi all’anno
2. Una riduzione del 20-25% degli investimenti e dei trasferimenti alle imprese. Base aggredibile: 60-70 miliardi. Obiettivo di risparmio: 12-16 miliardi
3. Una riallocazione produttiva di 50% dei fondi europei. Base aggredibile: 15-20 miliardi. Obiettivo risparmio: 7-10 miliardi
4. Una riduzione dell’area del pubblico impiego, senza licenziamenti e senza esuberi, ma con estensione del part time, riduzione del numero dei dirigenti e limitazione del turn over, con esclusione della scuola, e migliore mobilità territoriale del dipendente pubblico. Obiettivo di risparmio 4 miliardi (…)».
A pagina 14, poi, pare fare capolino la cameroniana “Big Society”, addirittura:
«Le forme di welfare pubblico dovranno essere integrate dalle esperienze più virtuose provenienti dal mondo del welfare privato (senza che quest’ultimo vada a sostituire il welfare pubblico). Sono ormai estremamente diffuse soprattutto nelle regioni del Nord forme di complementarità al welfare pubblico sviluppate, da parte delle imprese, delle cooperative, delle associazioni del non-profit (cd. “welfare aziendale, sindacale, cooperativo”).
….Mancano, all’interno di questo documento, e per fortuna, tutte le parole d’ordine della sinistra tradizionale e polverosa: non c’è riferimento alcuno alla lotta di classe (e ai suoi surrogati contemporanei e socialdemocratici); non si paventano, nemmeno lontanamente, provvedimenti punitivi nei confronti di chi guadagni abbastanza (si legga alla voce: patrimoniale); non si suggerisce, come soluzione alla crisi economica, l’intervento dello stato secondo i precetti keynesiani. Trovano spazio, invece, questioni che, pur affrontate in modo molto “soft”, stanno a cuore alle forze liberal-democratiche e a quelle liberal-conservatrici:la riduzione (almeno in taluni ambiti) del perimetro dello stato; la contrazione del debito pubblico (mediante privatizzazioni, per di più) e della spesa corrente; il contenimento della burocrazia e lo sfoltimento delle leggi; l’apertura al Mercato e alla concorrenza. Sono presenti, poi, temi che, benché rappresentino “bandiere” storiche della sinistra tradizionale, oggi sono inclusi anche nei programmi delle destre liberali europee: dalla cittadinanza ai figli degli immigrati al “divorzio breve” e al riconoscimento delle coppie gay.
Su quest’ultimo punto, in verità, il programma di Renzi è un po’ deludente. E per una ragione: inspiegabilmente, contempla due distinti istituti giuridici per disciplinare le convivenze gay e quelle etero (pagina 25). Non si capisce il perché di tale discriminazione.
Amici del CentroSinistra e del Partito Democratico sappiate che votando Matteo Renzi premierete le idee della Destra Europea. E’ questo il ‘cambiamento’ che volete per il PD e per la nostra Società?