Il punto. Riflessioni elettorali
Creato il 08 maggio 2012 da Veritaedemocrazia
La risposta sul piano elettorale alla
crisi economica è abitualmente il rafforzamento delle opposizioni e
ciò è tanto più naturale di fronte a quella epocale che stiamo
attraversando.
Nel contesto contingente, la linea di
tendenza prevalente in tutti i paesi europei in cui si è votato in
questi giorni è che vincono o che si rafforzano coloro che
contrastano più o meno radicalmente le politiche di austerità e
neoliberiste.
Nella Gran Bretagna di Cameron i
laburisti conquistano molte amministrazioni locali, nella Germania la
Merkel perde un ulteriore Land, lo Schleswig-Holstein.
In un Paese a democrazia matura come la
Francia la governabilità viene assicurata, con la vittoria della
collaudata proposta socialdemocratica di François Hollande, a detta
di molti niente più che un burocrate di partito privo di particolare
carisma (ma questo non è in sé un male), solo perché lì il
sistema elettorale vigente, a doppio turno, taglia inesorabilmente le
estreme (Mélenchon e Marine Le Pen).
Sapremo presto se e come il nuovo
Presidente francese, al di là degli entusiasmi che ha suscitato
nella sinistra nostrana, saprà e vorrà realizzare una politica
realmente e radicalmente riformatrice, se e come potrà muoversi
dentro i percorsi definiti dalle compatibilità economiche europee e
non dover cedere alle pressioni e ai ricatti della speculazione e dei
mercati.
Laddove, come in Grecia, si è
abbattuta sulla società civile la feroce scure delle politiche
economiche delle istituzioni europee, i partiti - i 'socialisti' del
Pasok e la destra di Nuova Democrazia - che sostenevano il premier
Papademos, il Monti o se si preferisce il Quisling ellenico, sono
travolti e dimezzati fino a non avere più la maggioranza in
Parlamento.
E' questo, a mio avviso, più della
vittoria di Hollande il dato più significativo di questa tornata
elettorale europea, la dimostrazione che le politiche dei sacrifici
senza adeguate contropartite nella redistribuzione dei redditi e nel
contrasto della povertà sono inaccettabili senza se e senza ma (proprio perché in tal modo diventano esclusivamente massacro
sociale).
In Italia, nella frantumazione e disgregazione del quadro politico e delle alleanze, la situazione ricorda non
troppo da lontano quella greca. I partiti che sostengono Monti non
hanno la maggioranza del Paese. Il PDL paga contemporaneamente i
guasti della politica di Berlusconi e il successivo appoggio al
governo dei tecnici. Il PD conosce risultati deludenti e dimostra,
anche a causa delle scelte politiche effettuate, di non avere i
numeri per poter aspirare alla leadership di un'alternativa di governo né tanto
meno per guidare da solo il Paese. Il Terzo Polo conferma il suo
ruolo marginale.
La Lega, colta con le mani nella marmellata, crolla in quasi tutto il Nord,
salvo a Verona dove trionfa il sindaco uscente Tosi, peraltro proprio
uno di coloro che dentro quel movimento aveva contrastato
maggiormente il 'cerchio magico' e Bossi.
La vera novità, ma non è una
sorpresa, è costituito dal successo del Movimento 5 Stelle.
Ad Avigliana, città della Val di Susa,
vince il candidato NoTav contrapposto alla santa alleanza tra PD e
PDL.
Delle quattro città più importanti
dove si votava – Palermo, Genova, Verona, Parma – in tre casi
prevalgono esponenti politici (Orlando di IDV, Marco Doria di SEL,
Tosi della Lega già vincente al primo turno) che si oppongono a
Monti. Tra queste città solo a Parma un esponente del PD accede al
secondo turno dove affronterà, con un esito che non appare affatto
scontato, il rappresentante grillino. E ciò dà il senso ancora una
volta dell'incapacità del partito di Bersani di selezionare
candidati credibili ed elettoralmente seducenti.
Tra il tanto blaterare di antipolitica,
qualunquismo, demagogia c'è un dato sempre più evidente che
contraddistingue le democrazie occidentali. Quasi ovunque si
sviluppano e acquistano consensi movimenti e partiti - di estrema
destra (Le Pen in Francia, i nazisti in Grecia), di estrema sinistra
o di difficile collocazione 'spaziale' (i pirati in Germania, il
Movimento 5 Stelle in Italia) - che contestano la politica
tradizionale e cercano nuove strade da percorrere. Sommati alla sempre
crescente astensione ormai la maggioranza dei cittadini di quasi
tutti gli stati occidentali dimostra di non credere e di non
riconoscersi più nelle parole, nei rituali, nelle liturgie delle
cosiddette democrazie liberali e delle tradizionali forze politiche.
C'è dunque tutta una
democrazia da rifondare per mettere a frutto le istanze rinnovatrici che vengono dai cittadini e non correre il rischio di lasciare
campo libero a inaccettabili svolte autoritarie.
In
questo momento sorgono infine
numerose ulteriori domande. Quale sarà l'evoluzione politica generale da
oggi
al momento delle elezioni? Si è consapevoli che a meno di colpi di
mano sulla legge elettorale siamo destinati all'ingovernabilità? Che
una proposta 'tradizionale' di centro sinistra (PD-SEL-IDV) con il
successo di nuove forze come il Movimento 5 Stelle non sarebbe
più adeguata e in grado di raggiungere la maggioranza? Che vi
sarebbe al contrario tutto lo spazio politico e sociale per dare vita
ad un progetto di vera alternativa radicale? Che ne sarà della
destra e di Berlusconi, quale coniglio dal cilindro è pronto ad
estrarre? Prenderanno atto i dirigenti del PD del fatale errore
tattico che hanno compiuto rinunciando a candidarsi da subito alla
guida della ricostruzione del Paese e lasciando questo compito ai
presunti tecnici (cioè la stessa cosa che è avvenuta in Grecia, che
pure i nostri politici hanno sempre voluto stigmatizzare ignobilmente
come un Paese diverso e inferiore all'Italia)? Quanto durerà ancora
Monti? Prevarrà la paura delle elezioni di PD, PDL e UDC o la
consapevolezza che continuare a sostenere il governo dei tecnici
rappresenterà alla lunga il proprio suicidio politico?
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