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Il racconto “undici metri” (by SportStory.it)

Creato il 31 ottobre 2013 da Simo785

Articolo originale pubbicato da http://sportstory.it/

A cura di Massimiliano Giacomini.

Il racconto “undici metri” (by SportStory.it)

Respiravo l’amore confondendone i sapori. Scendeva la notte, sui corpi che divoravano la passione, in una lontana notte Americana.

Pregare non serviva, mi accorgevo, mentre la mano mi sfiorava la fronte, che quel Dio che tutti invocavano, o per rabbia o per amore, in quel momento poteva essere occupato a scagliare la sua collera verso altri innocenti che avevano la colpa di essere nati all’inferno, questo mi dava una grande consolazione.

Mi fermai. Per la prima volta, non ricordo neanche più se è stata l’unica, decisi di camminare per conto mio, senza chiedere o meglio invocare l’aiuto o la dannazione altrui.
Ricordo ancora la cura con cui appoggia il pallone sul dischetto, un giovane padre non sarebbe potuto essere più delicato. Le mie mani lo stringevano con forza e dolcezza, si dice che nel momento esatto del trapasso un uomo rivede la sua vita, ogni singolo momento o solo le emozioni che ci hanno indicato il cammino, io appoggiai il pallone e nel tempo esatto in cui mi voltai mi ricordavo bambino. Correvo tra le vie del mio paese con la gioia dell’incoscienza. Con i miei amici giocavamo su un campo di marmo, a pochi metri dal campo di calcio della squadra del paese, imparai che rialzarsi a volte è meno facile di quel che si pensa o di quello che alcune canzonette vogliono farci credere.

Mai rimanevamo a terra più di un minuto, neanche dopo aver usato le ginocchia come tritacarni, la passione e la voglia di correre dietro a quella sfera magica faceva passare ad ognuno di noi il dolore, almeno fino al momento di tornare a casa, sono sicuro che i miei compagni piangevano come me sotto la doccia, quando l’acqua sembrava penetrarti fino a dentro le ossa.

Ricordo ancora quei tre passi indietro, verso la gloria o il pianto disperato. Niente sarebbe potuto essere più lo stesso. Sentivo la paura, mi accarezzava piano come il soffio del vento d’agosto, solo undici metri e poi più nulla…


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