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Il rapporto tra celiachia e disbiosi

Creato il 24 maggio 2015 da Corradopenna
Per chi non fosse soddisfatto di quanto viene affermato al riguardo nei libri "Sindrome Psico-intestinale (scritto dalla dottoressa Natasha Campbell-McBride), Intestino sano con la dieta dei carboidrati specifici (scritto dalla biologa Elaine Gotschall), "Management of celiac disease (scritto dal dottor Haas e moglie), ecco alcune informazioni desunte da alcune ricerche recenti, reperibili sul sito pubmed (database governativo statunitense sulle ricerche scientifiche in ambito medico e biologico).
Il primo è  Duodenal-Mucosal Bacteria Associated with Celiac Disease in Children (Batteri della mucosa duodenale associati con la celiachia nei bambini).
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3754165/
Lo studio ha raccolto la microflora del duodeno attraverso la biopsia ed ha scoperto che "la malattia è associata con la proliferazione eccessiva di possibili patogeni che escludono i batteri simbionti o i commensali che sono caratteristici di quello che è il microbiota del piccolo intestino in una condizione di salute". Detto in altre povere viene scoperto che sono diminuiti i batteri simbionti (quelli "amici", che ci aiutano a digerire, ad assorbire il cibo, a difenderci dalle infezioni, che producono vitamine) e sono aumentati quelli patogeni (quelli "cattivi", apportatori di malattie, produttori di tossine). In poche parole questo studio indica la presenza della disbiosi intestinale nei soggetti celiaci.

Il secondo è Intestinal dysbiosis and reduced immunoglobulin-coated bacteria associated with coeliac disease in children (Disbiosi intestinale e riduzione dei batteri ricoperti da immunoglobuline associata con la celiachia nei bambini)http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20181275

A conclusione di questo studio si legge che "nei soggetti celiaci la riduzione i batteri ricoperti di Ig-A è associata con la disbiosi intestinale".

Il terzo è Altered duodenal microbiota composition in celiac disease patients suffering from persistent symptoms on a long-term gluten-free diet (Composizione alterata del microbiota dei pazienti celiaci sofferenti di sintomi persistenti dopo una dieta senza glutine protratta per molto tempo)http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25403367
 In questo caso le conclusioni sono che i soggetti celiaci che soffrono ancora di sintomi persistenti dopo un lungo periodo di dieta senza glutine hanno una manifesta disbiosi intestinale.
Il quarto è Non-celiac gluten sensitivity triggers gut dysbiosis, neuroinflammation, gut-brain axis dysfunction, and vulnerability for dementia (Sensibilità al glutine non celiaca innesca la disbiosi, la neuroinfiammazione, la disfunzione dell'asse intestino-cervello, e la vulnerabilità per la demenzia)
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25642988
In questo caso si rileva ancora una volta la correlazione tra disbiosi ed intolleranza al glutine (non celiaca, ovvero in assenza di danno ai villi intestinali), anche se, curiosamente, si suppone che sia l'intolleranza la causa scatenante della disbiosi  piuttosto che il contrario. Del resto tutte i sintomi e le patologie che in tale articolo vengono indicate come correlate alla sensibilità al glutine non celiaca (dal mal di testa alla depressione passando per i disturbi dell'apprendimento), sono proprio le stesse che la dottoressa Campbell-McBride indica come manifestazioni  dello squilibro del microbiota intestinale (la disbiosi intestinale per l'appunto).
Riguardo alla celiachia è interessante anche la lettura dell'articolo why everyone with celiac disease needs vitamin d/ (Perchè tutti i celiaci hanno bisogno di vitamina D), articolo corredato da una discreta bibliografia. Non credo sia un caso che la dottoressa Campbell consigli l'integrazione di olio di fegato di merluzzo (ricco in vitamina D e vitamina A) ai soggetti che presentano disbiosi intestinale.

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