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Il Raymond Carver di “Principianti”

Da Marcofre

Nei ritagli di tempo e grazie all’insonnia, leggo un po’ di Carver, e i suoi “Principianti”. Per chi lo ignorasse: si tratta dei racconti che Carver scrisse e che il suo editor tagliò pesantemente. Questi sono proposti nella versione originale, così come sono usciti dalla penna dello scrittore statunitense.

- Ma come mai ci è capitato tutto questo? – ha proseguito. – Eravamo brave persone -.

Devo affrontare il racconto “Gazebo” che il suo editor Gordon Lish tagliò del 44%. Che cosa posso dire? Lo so, è l’America piccina, fatta di alcolizzati, gente senza mani, che litiga, che è sola, e non sa come andare avanti.

Alcuni criticano questo scrittore perché non succede mai nulla nelle sue storie. Può darsi. E non tutto è sempre sublime. Però trovo in queste storie una forza, un’onestà che mi convince.
Non posso affermare nulla di intelligente a proposito della diatriba tra lui e il suo editor; però questi racconti originali mi piacciono. Lish sapeva sicuramente il fatto suo, ma pure Carver. C’è sempre una frase, un paragrafo su cui tornare, perché contiene un suono, una luce straordinaria. E se a qualcuno questo pare poco (“Ci riesce anche mio nonno”), probabilmente dovrebbe seriamente darsi all’ippica.

A pagina 7 ho trovato un refuso:

La ragazza le porse il bicchiere e Max le versò altro wiskey

Ma i protagonisti sono una ragazza, il suo ragazzo e un uomo, Max appunto.


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