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Il re degli alberi

Creato il 14 settembre 2012 da Federicobona @Federico_Bona

Il re degli alberiIl primo risultato visibile del ritorno dalle vacanze è che sono già in ritardo con il blog. Provo a riparare con la mia prima rilettura. Il caso ha voluto che si trattasse dell’unico autore cinese che abbia mai letto, nei primi anni Novanta. Alla fine ho puntato sul Re degli alberi, storia di un gruppo di intellettuali che, durante la Rivoluzione Culturale, vengono mandati sulle montagne del sud della Cina a disboscare una collina. È una parabola semplice, scritta senza tante infiorettature, costruita sull’opposizione tra Li Li, il più intelligente, carismatico e indottrinato dei giovani intellettuali, e il Grumo, contadino dalla forza quasi disumana, attaccato alle tradizioni popolari e magiche della sua terra. Al centro del loro scontro, un enorme albero in cima a una collina, spirito reincarnato secondo i contadini, simbolo da abbattere in nome del progresso secondo gli studenti. In mezzo, tutta la quotidianità del taglio del bosco – e pure qualche interessante considerazione tecnica, specie sull’affilatura delle lame – e di una convivenza che avvicina i più sensibili – come il narratore – alla gente del posto. Tutto procede senza grossi scossoni e con un tono pacato che solo nel momento del grosso incendio purificatore appiccato alla fine tocca l’epico, ma non si può dire che questo sia un difetto, perché probabilmente è proprio solo attraverso queste lente dosi omeopatiche che possiamo assimilare e capire la logica e le contraddizioni di un’idea per noi difficilmente concepibile come quella che sta dietro la Rivoluzione voluta da Mao. E infatti il libro si apprezza quasi più nel ricordo che durante la lettura, come se i suoi effetti continuassero a farsi sentire nei giorni – o negli anni – successivi alla chiusura.

Il re degli alberi, Acheng (trad. Maria Rita Masci, Theoria, 84 pp, 15.000 lire; oggi disponibile per Bompiani, 96 pp, 5,60 €)

Ascolta l’audiorecensione su RFT del 14-9


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