I ribelli conquistano Bengasi, bruciano le immagini dell’ex dittatore, sparano in aria (e non solo) per festeggiare la fine della sanguinosa dittatura del Colonnello, entrano nel bunker e decapitano la statua raffigurante l’uomo, un tempo, più potente del Mediterraneo. Cosa succederà adesso?
Pare che le diverse fazioni all’interno delle fila dei ribelli abbiano già iniziato a spartirsi i bottini a colpi di AK-47, che le divisioni interne tra Cirenei e Berberi stiano venendo fuori finalmente, togliendo il velo dell’ipocrisia dell’alleanza conveniente. Il Governo provvisorio si sta prodigando per far riconoscere in tutto il Mondo la propria autorità, cercando di assumere un assetto stabile ed acquisire credibilità agli occhi della Comunità Internazionale, che male vedrebbe un caos nel Paese, cosa che costringerebbe la stessa Comunità Internazionale ad aprire l’ennesimo scenario di “Missione di Pace”, non fosse altro per proteggere gli enormi interessi mondiali sul petrolio libico.
I giochi son ben lontani dall’essere chiusi e le speranze di un futuro roseo per la Libia appaiono flebili e lontane. Tuttavia va vista come una vittoria, questa rivoluzione, evento culmine della Primavera Araba. Una vittoria del popolo libico, stanco di decenni di oppressione, vittoria del Mondo, capace di liberarsi di un leader scomodo e ricattatore come Gheddafi, anche se la finalità reale, il Petrolio, offusca totalmente queste note positive. Il nuovo governo libico è ad un bivio: acconsentire che la propria Nazione venga schiavizzata dagli interessi dei potenti, oppure cercare di dettare le proprie leggi e le proprie condizioni, al fine di riuscire ad acquistare veramente credibilità agli occhi di chi in questa rivoluzione ha messo fatica, speranze, sangue e, in molti casi, ha perso degli affetti per la causa. Il governo libico deve capire che ora deve fare piazza pulita degli sfruttatori, dei mercenari, dei banditi che si trovano tra le sue fila, in primis quella Nato che ha la parte del Diavolo tentatore, al quale non si può negare l’anima dopo il regalo della vittoria totale.
Flavio Coraglia