Mentre oggi uscivano le ennesime ultime canzoni dei REM, facendo sempre più somigliare la fine di questo gruppo a quella del governo Berlusconi, annunciata secoli fa e ogni mattina provvista di un definitivo atto finale, qualcosa di più bello e sorprendente ha deciso di tornare dopo che anni fa aveva purtroppo deciso di andarsene per sempre. Sto parlando di David Foster Wallace, che come tutti sanno nel 2008 si suicidò per via di una depressione devastante, e che oggi torna in libreria con il suo ultimo romanzo Il re pallido, che Einaudi ha tradotto dopo l'uscita americana della scorsa primavera e che naturalmente è un'opera postuma, in odore di operazione commerciale, è ovvio, ma forse meno del solito, ché forse si tratta per davvero delle sole parti che lo scrittore aveva consegnato all'editore al momento della morte. Per celebrare l'evento e per riflettere su quello che probabilmente è il più grande scrittore americano dagli anni '80 in poi, Doppiozero oggi gli ha dedicato un bellissimo speciale, ricordando che certi ritorni, benché solo letterari, possono essere qualcosa più interessante di un presidente del consiglio che non si leva dalle palle o di una band che continua a tirar fuori canzoni dal cassetto mentre passa la ramazza prima di chiudere l'ufficio. Qui si trovano tutti i pezzi dello speciale (tra cui uno bellissimo di Bartezzaghi): sono tanti, sono lunghi e talvolta sono complessi. Ma sono appassionati e appassionati, ché la scrittura di Wallace per comprenderla devi amarla, altrimenti ti fermi alla prima pagina. E se per caso vuoi leggerla in lingua originale devi conoscerla perfettamente, ché io ci ho provato a farlo con The Pale King, ma con le mie conoscenze mi sono fermato solo un po' più in là della prima pagina. Ora aspetto il momento giusto e riprendo a legger, questa volta in italiano. Nel frattempo vado avanti a leggere lo speciale di Doppiozero.
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Mentre oggi uscivano le ennesime ultime canzoni dei REM, facendo sempre più somigliare la fine di questo gruppo a quella del governo Berlusconi, annunciata secoli fa e ogni mattina provvista di un definitivo atto finale, qualcosa di più bello e sorprendente ha deciso di tornare dopo che anni fa aveva purtroppo deciso di andarsene per sempre. Sto parlando di David Foster Wallace, che come tutti sanno nel 2008 si suicidò per via di una depressione devastante, e che oggi torna in libreria con il suo ultimo romanzo Il re pallido, che Einaudi ha tradotto dopo l'uscita americana della scorsa primavera e che naturalmente è un'opera postuma, in odore di operazione commerciale, è ovvio, ma forse meno del solito, ché forse si tratta per davvero delle sole parti che lo scrittore aveva consegnato all'editore al momento della morte. Per celebrare l'evento e per riflettere su quello che probabilmente è il più grande scrittore americano dagli anni '80 in poi, Doppiozero oggi gli ha dedicato un bellissimo speciale, ricordando che certi ritorni, benché solo letterari, possono essere qualcosa più interessante di un presidente del consiglio che non si leva dalle palle o di una band che continua a tirar fuori canzoni dal cassetto mentre passa la ramazza prima di chiudere l'ufficio. Qui si trovano tutti i pezzi dello speciale (tra cui uno bellissimo di Bartezzaghi): sono tanti, sono lunghi e talvolta sono complessi. Ma sono appassionati e appassionati, ché la scrittura di Wallace per comprenderla devi amarla, altrimenti ti fermi alla prima pagina. E se per caso vuoi leggerla in lingua originale devi conoscerla perfettamente, ché io ci ho provato a farlo con The Pale King, ma con le mie conoscenze mi sono fermato solo un po' più in là della prima pagina. Ora aspetto il momento giusto e riprendo a legger, questa volta in italiano. Nel frattempo vado avanti a leggere lo speciale di Doppiozero.
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