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Il referendum visto dall’altro lato della medaglia

Creato il 08 giugno 2011 da Abattoir

Di Eugenia Di Giovanni

Di referendum se ne parla tanto.

Ho visto tanti personaggi su Facebook colorire la loro pagina personale di pubblicità colorate e annuenti.

Perché? Perché raggiungere il quorum di 50+1% è un risultato che non si raggiunge tanto spesso ma, quando le domande sono cruciali come le quattro a cui siamo chiamati a rispondere il prossimo fine settimana,bhè… allora c’è speranza.
Ma come le persone con disturbi della personalità, più che pubblicizzare il referendum, ho iniziato a pormi domande diverse da quelle della massa. Non so se siano sensate, se siano utili o logiche, ma me le sono poste e mi piacerebbe lanciare quest’amo, nel caso in cui qualcuno possa trovare spunti di riflessione.

Questione n° 1.: Quorum

In una società che invecchia sempre di più, ha senso mantenere un livello del quorum così alto?
Nella società dei famosi baby boomers degli anni ‘50/’60, quelli che per motivi sociali dovranno continuare a lavorare oltre i 60/65 anni, quelli che quando saranno vecchi e impossibilitati a muoversi per vecchiaia o altre questioni, continueranno ad appartenere alla popolazione-votante, quelli di cui avremo bisogno per raggiungere il famoso quorum del 50+1%. Non ho i numeri alla mano di questa “onda” ma presumibilmente sarà un gruppo abbastanza folto di gente che giungerà all’anzianità tutta insieme e oltre a creare problemi per la distribuzione delle pensioni, oltre a creare il famoso effetto sandwich o il famoso (??) effetto della coperta troppo corta, creerà anche il problema del quorum.

È possibile auspicare un abbassamento della percentuale del quorum in modo da rendere i referendum possibilità reali di sovranità popolare?

Al momento, nella mia beata ignoranza, mi sembra che i referendum vengano fatti “per sport”, per fare domande marzulliane al popolo laddove la politica sa già cosa e come deve agire.

Trovo, inoltre, fortemente antidemocratica l’idea che tendenzialmente – parlo soprattutto in relazione a questo referendum abrogativo -  chi vuole abrogare vada a votare e chi non vuole abrogare rimanga a casa per paura di far raggiungere il quorum. Suona molto: non partecipo alla vita politica perché voglio partecipare e dare la mia opinione, ma per farlo devo non esprimere esplicitamente una mia preferenza.

Non avrebbe più senso che il quorum diventasse di “secondo piano” e si desse alle persone la possibilità, la libertà e la responsabilità di dare il proprio assenso o dissenso, senza pensare che questo possa favorire il risultato opposto?
Il criterio dorebbe essere il seguente:

1. votare è un diritto
2. in occasione di un referendum, qualora io sia “dell’altra idea”, per esercitare il mio diritto di dissenso, non devo andare a votare.

Per me è un controsenso. Di contro, in un mondo ideale il funzionamento sarebbe “io esprimo il mio parere e il quorum è solo secondario”,  ma in una realtà come quella italiana, de-politicizzata, o meglio dove la politica funziona come le mode, dove i miei pareri personali sembrano doversi adattare al partito per cui simpatizzo e dove la partecipazione dei cittadini alla vita politica attraverso il voto è molto basso, questo banale principio sembra illusorio.

Questione n°2. I quesiti

Nucleare. Il nucleare è obsoleto, il nucleare è pericoloso, il nucleare è brutto e cattivo. Vero.

Ma:

-è anche vero che il nostro Paese ha una crescita bloccata da ormai 10 anni;

-è anche vero che il saldo della nostra bilancia commerciale (il rapporto tra export e import) è negativo non perché esportiamo poco (anzi…) ma perché l’energia che usiamo e che compriamo dall’estero azzera i guadagni delle nostre esportazioni;

-è anche vero che sulle nostre bollette energetiche pesano moltissimo le flessioni del petrolio che sino ad ora è la prima fonte di approvvigionamento energetico per l’Italia;

Bisogna dire che esistono le strutture per acquisire energia da fonti pulite e rinnovabili ma ce lo siamo mai chiesto come si smaltiranno tutti questi pannelli quando saranno obsoleti? (ricordo che il silicio e il tellururo di cadmio con cui sono fatte le celle fotovoltaiche sono esauribili e parzialmente riciclabili nonché tossici).

Come mai, se sono così funzionali, non vengono piazzati ovunque? Non rispondetemi che non ci guadagnerebbero i potenti perché è una castroneria enorme.

L’esistenza di progetti come il “conto-energia” è, oltre che un incentivo, anche un sintomo del fatto che queste fonti di energia non “si reggono da sole” ma hanno bisogno di forti incentivi perché i costi dei watt prodotti sono ancora troppo alti per essere affrontati dalla comunità ed è necessario l’intervento dello Stato.

Acqua: l’acqua è come l’aria, non possiamo pagarla a privati.

Errore. Non si pagherà l’acqua, così come non si paga l’aria, ma gli acquedotti. Infatti, il problema in questione è “la proprietà degli acquedotti”. Come sappiamo, il nostro Paese soffre di un’ emergenza idrica che in certi periodi dell’anno ed in certe zone del Paese diventa veramente intollerabile e questo è dovuto anche e soprattutto al fatto che i nostri acquedotti sono dei colabrodo. Una forma di gruviera ha meno buchi!

“Privatizzazione” appartiene all’insieme semiologico di “liberalizzazione” e quindi, in linea di massima, il principio sotteso è il crollo del monopolio, la costituzione di un rapporto di concorrenza perfetta tra imprese che, attraverso progetti, incrementano l’efficienza dando un prodotto ottimizzato e funzionale (tappando i buchi della gruviera). La paura, così come esiste per il nucleare, che questo finisca nelle mani sbagliate è comprensibile, ma teniamo sempre presente che lo Stato non è capace di garantire sempre efficienza perché ha numerosi altri compiti prioritari (pensiamo agli strascichi dell’IRI: finmeccanica, ansaldo etc)

Legittimo impedimento: la legge è uguale per tutti. Vero.

Ma credo sia essenziale riuscire a tenere separati gli ambiti: politico, giuridico etc …

Il popolo ha il diritto di giudicare e di scegliere i politici da cui vuole essere rappresentato, osservando sia i comportamenti pubblici sia quelli privati.

Di Silvietto e la sua cricchia abbiamo ampiamente gonfie le scatole ma non possiamo sperare che la giustizia lo (ab)batta. Lui, in qualità di Primo Ministro, dev’essere combattuto e sconfitto sul piano politico, lui come individuo fuori legge deve essere punito dalla macchina della giustizia, ma non possiamo sperare che la giustizia sconfigga il personaggio politico né che la giustizia venga sconfitta dalla politica. Sono piani diversi, sono separati e per quanto difficile bisogna tenerli separati.

E voi che ne pensate?


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