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Il restyling e la musica Ska

Creato il 17 marzo 2014 da Frankezze

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Premessa breve ma necessaria
Io non scrivo mai, non sono abituato, quindi state calmi.

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Premessa lunga ma doverosa

Da qualche giorno, il sole ha deciso che era giunto il momento di parcheggiarsi in seconda fila e bloccare il traffico anche nelle città del nord Europa che accolgono i cosiddetti “giovani italiani che vivono all’estero”, provocando un effetto “c’è il sole/usciamo/andiamoalparco/frisbee/” che ha seriamente insospettito gli ispettori dell’ONU, l’ispettore Derrick e tutti coloro che non sanno distinguere un dildo da un disegno di legge.
Vittima delle suddette circostanze e con la personalità di uno spettatore fisso di Master Chef, ho commesso due madornali errori:

1. Sono andato a prendere il sole, in quanto facente parte della categoria di cui sopra
2. Ho comprato La Repubblica, noto quotidiano liberaldemocratico, spesso ingiustamente confuso con La Pravda.

Devo dire che il primo errore sarebbe potuto essere considerato un’ottima scelta senza il secondo.
Ma ormai la meticolosità con cui si fa sesso con lo sbaglio, leccando il clitoride alla capacità di sbagliare, rende tutto molto più prevedibile e inevitabile.

Su La Repubblica di domenica 16 marzo 2014, il caro Eugenio, nel suo proverbiale e inesorabile sermone domenicale, faceva un parallelo tra le figure di Enrico Berlinguer e Papa Francesco, sottolineando che lo stesso parallelo era il frutto di un paradosso (ovvero come quando dici a tua moglie: “Credo che l’eventualità che io mi scopi l’amica modella di nostra figlia sia il frutto di un’ipotesi quanto meno assurda.”)

Ecco, tralasciando il contenuto dell’editoriale per ragioni igieniche, vorrei finalmente liberarmi di due enormi pesi che da tempo lacerano intensamente il mio cranio, da quando gli sceneggiatori della mia vita, dopo un bukkake finito male con Carlo Conti, hanno deciso di assegnarmi il ruolo di persona di sinistra:

1. Odio Papa Francesco
2. Odio Enrico Berlinguer

Per quanto riguarda l’odio per il primo la questione è semplice: lui crede in Dio in maniera evangelica, io in maniera suina. Punto.

Sull’odio per il secondo, la faccenda si fa più complessa, ed io alla fine volevo solo parlare di restyling e musica ska, ma, per cercare di farla breve, odio Berlinguer principalmente per due ragioni:

1. Considero il compromesso storico come l’inizio dell’operazione di sudditanza psicologica che la sinistra ha iniziato ad avere nei confronti del liberismo e del mercato; quel chiedere fastidiosamente il permesso ogni volta che si voleva porre l’attenzione sul “conflitto sociale”; quel meccanismo mentale che ha portato molti esponenti della sinistra a dire frasi tipo: “Non lo dico io, lo dice l’Economist, che non è un settimanale comunista.”
Ergo: non è comunista quindi è giusto. Bravi!

2. Nello stesso modo, penso che porre la questione morale come baluardo del posizionamento politico della “nuova sinistra”, abbia generato fenomeni come Marco Travaglio, Andrea Scanzi e, in misura uguale ma con la scorta, Roberto Saviano. Ne avevo avuto il sospetto quando ad una festa dell’Unità di epoca Berlusconiana avevo visto la base del vecchio PCI, spellarsi le mani davanti a Montanelli, ma non credevo, ingenuo, che si potesse arrivare a tanto.

Però, appunto, io volevo parlare di musica Ska e di restyling.

Musica Ska: il ritmo della narrazione.
Una delle strisce satiriche più brillanti sull’analisi del fenomeno comunicativo Grillo-Renziano l’ha fatta il caro Marco D’Ambrosio detto Makkox, ma non vi metto il link, perchè, quando finalmente riesci a parlare con la tipa carina che fissavi dal bancone del bar con piani sequenza che manco Hitchcock, ecco, non la presenti al tuo amico fico. Non per il momento, almeno.

Marco D’Ambrosio detto Makkox (da ora in poi, in cui il poi non ci sarà, MDDM) parla del concetto di “avversativa in levare”, ovvero di quando, in un messaggio, si mette l’accento emotivo sul lato meno importante del problema caricandolo di attenzione (levare), per poi chiudere con una frase ad effetto priva di contenuti (battere).
Esempio citato nella striscia: Renzi dice: “Io non sono qui per prendere il PD (levare) ma per restituirvelo (battere)”.

Come mai questo ritmo fuorviante funziona così bene nello stimolare l’emotività delle masse, ma anche nelle forme anali di opinione pubblica?
Secondo me, al di là delle analisi filosofico-linguistiche, è tutta colpa di Giuliano Palma e Roy Paci.
Questi due, seppur bravi, suonatori, hanno deciso che ad un certo punto della storia della musica, bisognava smettere di comporre, creare, scrivere, sperimentare. Bastava prendere vecchie canzoni, spesso dal contenuto merdoso e reazionario, e rivestirle musicalmente di un ritmo giovane, leggero e orecchiabile, tanto da farle sembrare nuove, fresche e, soprattutto, prive di contenuto.

Poi Roy Paci, ad onor del vero, appartiene all’ala moderata e quindi qualche pezzo l’ha anche scritto, seppur guardandosi bene dal sollevare le coscienze, mentre Giuliano Palma ha metaforicamente bruciato interi spartiti musicali, con la foga con la quale certi nazisti si accanivano nei confronti dei libri. Nessuna memoria: impara a memoria.
Il risultato è davanti agli occhi di tutti: siamo stati rincoglioniti dal ritmo e la nostra maleducata capacità di fare attenzione ai contenuti, quando va bene è a Mikonos a spacciare MDMA, quando va male e cerca di farsi largo, subisce un martellamento in levare con metodo Diaz.

Restyling
Il restyling è una forma di riposizionamento di un messaggio che viene traslato in un nuovo contesto, attraverso la sua pura e semplice rimodulazione estetica.
Non è necessariamente un aggiornamento temporale, e, soprattutto, non è assolutamente un’operazione di iniezione di modernità.
Se si pensa al caso del marchio FIAT, si vede un esempio di richiamo ad un’estetica quasi primordiale, che grida senza mezzi termini: “Riscopriamo il passato, le tradizioni d’epoca, i vecchi tempi.” In cui, per dirne una, c’erano meno diritti per gli operai.
Il vintage è l’anticamera del fascismo, tenetelo bene a mente.

La cosa più importante da tenere in mente è la seguente: ogni restyling non passa MAI, MAI, MAI, da una revisione del contenuto. MAI.
È una forma di rinnovo di fedeltà tra due parti, in genere tra un marchio ed il suo consumatore, ma può riguardare anche le relazioni umane e quotidiane (personalmente credo che, nella vita di coppia, il tradimento saltuario sia una forma di restyling, ma non divaghiamo…).

Quindi se, per esempio, prendiamo un messaggio a caso, tipo la lettera della BCE, ovvero il programma di politica economica imposto all’Italia dai tecnocrati dell’austerity (gente che in quanto a cinismo farebbe rabbrividire perfino Pippo Inzaghi) e lo analizziamo nel modo in cui è stato raccontato dagli ultimi quattro governi, Berlusconi, Monti, Letta e Renzi, otteniamo il seguente risultato:

1. Berlusconi: “Mi hanno unto dal Signore per far sì che il ceto medio si impoverisca, però c’è fica.”
2. Monti: “È necessario provvedere a della misure che mettano il ceto medio in condizione di prosperare nella povertà, nel totale rispetto dei conti pubblici, attraverso una soluzione tecnica.”
3. Letta:  ”È necessario provvedere a della misure che mettano il ceto medio in condizione di prosperare nella povertà, nel totale rispetto dei conti pubblici, attraverso una soluzione politica.”
4. Renzi: “Il sogno di un’Italia è a portata di busta. La lettera ce la mettono loro, il sogno ce lo mettiamo noi. Io sogno una lettera dove l’Italia possa guardarsi dentro. E un’Italia dove la lettera possa vedersi in sè. Adesso e per sempre, finché copywriter non ci separi.”

Conclusioni.
Il sole è ancora lì e alla fine ci sono riuscito a parlare di musica Ska e restyling. E queste non sono altro che la forma del messaggio, che è importante, inutile prendersi in giro: uno degli errori più grandi che spesso si fa è pensare che la comunicazione, il marketing, l’estetica, la grafica siano l’espressione del demonio e del potere. NO, NON È COSÌ! Sono degli strumenti alla portata di tutti, e vanno usati per bene, anche perché quando si dice che non si vuole puntare sulla comunicazione, si sta puntando sulla comunicazione, quando si dice di non badare all’estetica, ci si sta badando alla grande, sbagliando e rischiando di fare gli snob intellettuali, ma con il comic sans, che passano delle ore davanti allo specchio a spettinarsi i capelli.

Quando si è poi capito questo magari ci si può soffermare sul contenuto, sul messaggio che da quasi 30 anni è sempre unicamente lo stesso: lo Stato e il sistema pubblico e politico sono il Male! Costano, rompono il cazzo e vanno ridimensionati, (“tranne i magistrati e le forze dell’ordine, che sono eroi, per carità”). È un pensiero che percorre le vene cerebrali di tutta la nostra generazione, probabilmente la più egocentrica e individualista mai esistita negli ultimi cento anni, che non desidera profondamente l’uguaglianza, la giustizia sociale e si focalizza su conflitti inesistenti e inconsistenti, dice che Renzi è una speranza e se fallisce c’è Alessandro Di Battista, la cui sola differenza con Nicole Minetti è che lei per entrare in politica scopa, lui entra in politica per scopare.
C’è una sorta di pensiero unico nemico dello Stato, che sia visto come ostacolo dell’impresa (FI), come uno spreco di cui liberarsi (M5S), come una macchina da rendere più efficiente attraverso regole mercatiste (PD).
L’idea che tutto ciò che è Pubblico, sia visto come un costo pagato da tutti, e non come un bene comune, mi inorridisce, mi trasmette una sensazione di uno Stato che è un ente astratto, un organismo alieno. Un aborigeno sociale. Che quando lo incontrerete per strada a chiedervi due euri per pagare gli interessi sul debito, gli risponderete:  “Ah aborigeno, io e te, che cazzo se dovemo di’?”

L'articolo Il restyling e la musica Ska è ovviamente opera di Frankezze.


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