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Il ricatto della telepolitica

Creato il 13 marzo 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Il ricatto della telepoliticaLa notizia dello scontro tra  Pd e PDL  per  la riforma della Rai, le frequenze del digitale terrestre da assegnare, il rinnovo del CdA Rai è l’argomento della puntata dell’Infedele e del  vertice di Monti con i leader Bersani, Alfano e Casini che si farà nei prossimi giorni. Ospiti in studio Enrico MentanaLorenzo Sassoli de Bianchi (Presidente Utenti Pubblicità Associati), Nino Rizzo Nervo (Consigliere dimissionario della Rai), Alessandro Sallusti,Michele Salvati e  Geppi Cucciari.

Il ricatto della telepolitica
Si parla,  di televisione e politica. Quindi, della Rai. Perché sulla Rai, il Governo non si è ancora espresso in maniera univoca. Si scalda il clima politico intorno al nodo del servizio pubblico in una sorta di replay della scorsa settimana, Alfano provoca e Bersani risponde, perché sulla Rai si gioca una partita importante. A dar fuoco alle polveri alcune frasi: ”C’è un governo votato dal parlamento chiamato ad occuparsi della vera emergenza, che è l’economia – dice il segretario Pdl – e Casini e Bersani di cosa vogliono parlare? Di Rai e giustizia”. E ancora: “Bersani mi dà dell’irrespnsabile perchè voglio parlare di banche e di lavoro”.  Risposta: ” lavoro, lavoro quando c’è da parlare di corruzione e riforma Rai scoprono il lavoro, è fantastico!”

Nella speranza che il governo Monti non ceda al ricatto del voto della destra, Gad Lerner lancia la provocazione: “E’ possibile che ci sia un accordo fra Monti e Berlusconi perché non si tocchi la governance del servizio pubblico? – Il governo non farà nulla, perché è sotto ricatto?”

In effetti il braccio di ferro politico dovrebbe scatenare la reazione dell’opposizione ma si sa l’Italia è un paese diverso e tra conflitto di interessi e potere da tempo si è stipulato un accordo.  Rai e giustizia sono strumenti con cui opera il potere, in un momento di difficoltà economica nazionale vendere la Rai per fare cassa avrebbe senso ma, in realtà è solo una lotta di potere che l’attuale governo dovrà affrontare facendo scelte durature molto importanti e coraggiose. L’annuncio del ministro Passera  che informa sulla mancanza di  tempo per riformare la Rai (come aveva promesso Monti nel gennaio scorso), quindi il cda verrà rinnovato secondo le procedure della legge Gasparri, cioè attraverso designazioni politico-partitiche, fa supporre, che l’attuale governo non abbia la forza decisionale sul controllo della Rai.

Va bene che in Italia televisione e politica sono considerati da anni una cosa sola. Ma è mai possibile che scoppi la rivolta del PDL solo perché il governo Monti vuole intervenire sulla RAI, alla scadenza del suo consiglio d’amministrazione? E’  chiaramente uno scontro tra avversari che vogliono il potere, i partiti politici devono ancora interiorizzare il fallimento precedente e adesso dopo il belusconismo non ce la fanno a risolvere i gravi problemi italiani.

Il ricatto della telepolitica
Il  grado di guasto è così profondo che si dovrebbe andare avanti per anni nel tentativo di ricostruire un terreno pulito e corretto. Nel frattempo argomenti tabù come giustizia e servizio pubblico diventano argomenti di lotta politica. Il livello di disistima nei confronti dei partiti che li dovranno affrontare è alto, del resto è logico domandarsi: se i partiti hanno combinato questo guasto come faranno a riparare al danno?  Dunque, chi tocca la Rai muore? Non sarebbe ora di mettere un filtro tra Mediaset e Rai?

La Rai è stata ed è tutt’ora una grande istituzione culturale del paese, ha istruito, divertito, è stata pluralista, ha avuto responsabilità importanti,  solo ultimamente è degenerata. Deve restare pubblica anche se  autonomia  e indipendenza dai partiti politici per ora non sono ipotizzabile, attendiamo una riforma. Un’ occasione che  il governo tecnico non dovrebbe farsi sfuggire.


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