L’amicizia durante la crisi economica secondo il trio
Favola precaria e innocua, con qualche guizzo creativo, Il ricco, il povero e il maggiordomo conferma l’affiatamento del trio. Una pellicola dove la comicità fiorisce in modo alternato e trova libero sfogo solamente in un finale scoppiettante.
Giacomo è un broker di successo, mentre Giovanni è il suo maggiordomo tuttofare, aspirante ninja e innamorato della governante Dolores. Un giorno investono l’ambulante Aldo e, invece di rimborsagli il danno, lo tramutano nel loro personale schiavetto. Improvvisamente il principale investimento di Giacomo (il libero stato del Burgundy) cade vittima di un colpo di stato, rendendo Giacomo un nullatenente. Da quel momento i tre uniscono le forze per tirarsi fuori dai guai.
Si ripete in modo quasi scolastico la comicità slapstick e politicamente corretta del trio milanese. Difatti Il ricco, il povero e il maggiordomo è l’ennesima pellicola che convince solo a metà, proprio perché lo spettatore vive una perenne sensazione di deja vu. E i tre attori si ritagliano in modo mimetico sempre gli stessi personaggi, sottolineati da vezzi e lazzi riconoscibili. Infatti quando è iniziato il tam tam mediatico della pellicola, non ci si poteva non aspettare che il ruolo del povero fosse affare esclusivo di Aldo, che il ricco fosse la parte cucita addosso a Giacomo e il maggiordomo fosse plasmato su Giovanni. E partendo da questi assunti certi si poteva immaginare lo svolgimento della pellicola: incontro fortuito, scontro d’idee e amicizia all’orizzonte.
Forse è proprio per questo motivo che Aldo, Giovanni e Giacomo continuano a racimolare incassi al botteghino: perché la loro idea di cinema e le aspettative del pubblico pagante si compensano in modo sinergico. Tuttavia bisogna analizzare la pellicola in questione e, a conti fatti, si è di fronte all’ennesimo prodotto innocuo, legato al presente periodo economicamente critico e lodevole per alcune scelte di cast. Difatti chi sostiene abilmente la pellicola non è il trio, ma i comprimari: Giuliana Lojodice e Massimo Popolizio. La prima è la madre di Aldo, protettiva e portatrice sana di coscienza morale, mentre Popolizio è il prete d’oratorio che strappa più di una risata, grazie alla sua interpretazione austera e ironica nello stesso momento.
Per il resto Il ricco, il povero e il maggiordomo è una favola che ha qualche carenza ritmica e uno sviluppo narrativo prevedibile. Un prodotto inoffensivo che riporta i tre comici dietro (e davanti) la macchina da presa dopo quattro anni, un’attesa che li ha fatti riflettere sul presente, ma che non li ha fatti evolvere, in modo concreto, dal punto di vista cinematografico.
Uscita al cinema: 11 dicembre 2014
Voto: ***