Anche se molti investitori sono focalizzati verso nuovi progetti per l’estrazione di terre rare (REE) da nuovi giacimenti, sempre più produttori stanno concentrandosi nello sforzo di riuscire a riciclare le terre rare.
La Honda ha messo a punto un processo per il riciclo delle terre rare dalle batterie. La multinazionale giapponese avvierà un test del proprio processo di riciclo, applicandolo a 386 veicoli ibridi di propria produzione, danneggiati dal terremoto verificatosi in Giappone nel 2011. Le terre rare estratte verranno reimpiegate per produrre batterie nuove per veicoli ibridi.
Anche la Japan Metals & Chemicals Co. ha estratto terre rare dall’idruro di nichel.
Soprattutto i produttori di automobili hanno cercato di ridurre, o sostituire con altri materiali, l’utilizzo di questi elementi. Toyota, General Motors e Ford stanno lavorando in questa direzione e sembrano vicino ad una innovazione che permetterebbe la riduzione dell’uso del disprosio.
Cosa significa tutto ciò per gli investitori? Innanzitutto, poichè la maggior parte dei progetti di esplorazione di nuovi depositi di terre rare sono ancora distanti decenni dall’arrivare alla produzione vera e propria, potrebbe essere più facile orientarsi verso progetti finalizzati al riciclaggio delle terre rare. Le aziende attive nel riciclaggio potranno in ogni caso offrire una fonte di approvvigionamento autonoma e al di fuori dei confini dell Cina, attualmente detentrice di un quasi monopolio nella produzione di questi elementi.
Le aziende automobilistiche potrebbero fare la fila per garantirsi il controllo di aziende con competenze ed esperienza nel settore del riciclo di terre rare. In fondo la casa automobilistica che, grazie a nuovi processi di riciclo, riuscirà a liberarsi per prima dalla dipendenza dalle terre rare cinesi, metterà una seria ipoteca per il predominio del mercato automobilistico mondiale.
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