Il riflesso di Moro

Da Paola

Quante volte vi siete ritrovati a osservare incantanti il vostro fagottino addormentato nella culla? La casa finalmente silenziosa, quell’espressione angelica sul suo volto, in un perfetto attimo di pace. Finché, all’improvviso, un suo sussulto vi ha fatto sobbalzare dallo spavento.

Si chiama riflesso di Moro, dal nome del pediatra austriaco Ernst Moro che lo analizzò per primo, ed è uno dei più comuni riflessi neonatali, ovvero quei riflessi con cui il bebè reagisce agli stimoli esterni.

Lo potete sentire chiamare anche riflesso di abbraccio o riflesso di caduta, proprio per le modalità con cui si manifesta.

Il riflesso di Moro consiste in uno sussulto del neonato, come un sobbalzo, accompagnato dall’apertura delle braccia, con le mani e le dita che si allargano (da questo gesto deriva il nome di riflesso d’abbraccio) e poi si richiudono a pugno.

Osservando il piccolo si ha proprio l’idea dello spavento. Un po’ quello che proviamo quando sogniamo di cadere (per questo è detto anche riflesso di caduta). Avete presente la sensazione?

Responsabile di questo riflesso, come degli altri riflessi neonatali, è la mancanza di controllo sui muscoli del corpo. Man mano che il neonato cresce, il sistema di controllo muscolare matura e i riflessi via via scompaiono. 

Il riflesso di Moro inizia già durante la gestazione, normalmente tra le 28 e le 30 settimane. Durante i primi mesi di vita, poi, perché il riflesso di Moro si manifesti basta un movimento un po’ brusco mentre adagiamo il piccolo addormentato nel suo lettino, o anche semplicemente un rumore improvviso.

In effetti, la vita fuori dal pancione è un vero bombardamento di stimoli per i neonati: rumori, odori, luci, sensazioni tattili, cambiamenti improvvisi di temperatura (ad esempio un soffio d’aria calda o fredda).

I riflessi neonatali sono il modo in cui  il bebè reagisce, seppur involontariamente, a tutte queste novità.

Niente di cui spaventarsi quindi anche se, per effetto del riflesso di Moro, il piccolo potrebbe svegliarsi e piangere, interrompendo così il riposo notturno o diurno.

Per ridurre gli effetti del riflesso di Moro, allora, si usa fasciare i neonati in un lenzuolino o in una copertina, purché il tessuto sia adatto (abbastanza elastico perché il piccolo non si senta legato ma invece protetto e contenuto, e traspirante per evitare che sudi).

Noi abbiamo praticato la fasciatura parecchie volte durante i primi mesi di vita marmocchia, trovandola una soluzione piuttosto valida per rendere la nanna quanto più serena possibile.

E voi avete mai provato a fasciare i vostri piccoli per ridurre gli effetti del riflesso di Moro?


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