Jolanda Bufalini (l'Unità) intervista Patrizio Mecacci, "l'uomo dei numeri" di Gianni Cuperlo
Matteo Renzi al 46,7%, Gianni Cuperlo al 38,4%. Sentiamo cosa ne pensa Patrizio Mecacci, l’uomo dei numeri nel comitato di Gianni Cuperlo che, nei giorni scorsi, dava il testa a testa.
Accettate il risultato?
«Noi sappiamo che il voto degli iscritti dà la prevalenza a Matteo Renzi rispetto alla proposta di Gianni Cuperlo ma, in questo risultato, ci sono dati che pesano molto e che gridano allo scandalo. I dati di Salerno a favore di Renzi sono molto alti e danno l’impressione di una partita chiusa e, invece, è aperta. Nella provincia di Roma risultano più votanti che nella stessa Roma, a Tivoli hanno votato 1100 persone».
Quindi lo contestate?
«C’è una evidente sproporzione che contestiamo, vogliamo rispetto per la qualità democratica del partito. Chiediamo l’annullamento del voto a Salerno, perché siamo per una discussione democratica vera e non farlocca».
Renzi ha avuto il sostegno di De Luca, si sa che il sindaco di Salerno sposta molti voti, sarebbe stato così quale che fosse la sua scelta sul candidato. Non le pare?
«Ma nell’80% dei casi ci sono state irregolarità, spesso i congressi si sono svolti senza i garanti. C’è il caso di un circolo dove in un primo momento c’erano 240 voti per Cuperlo e, alla fine, c’erano 700 voti per Renzi e zero per Cuperlo. Non solo, contestiamo i risultati a Messina e chiediamo verifiche nella provincia di Roma, a giudicare dai votanti iscritti il partito della provincia di Roma è molto ricco, ma dove sono i soldi? Non vedo circoli con i rubinetti d’oro».
Come valuta il voto dei circoli rispetto all’appuntamento delle primarie dell’8 dicembre?
«Il risultato delle grandi città, Milano, Roma, Genova, Bari, è la vera e forte cartina al tornasole che crediamo che parli al futuro, non le percentuali bulgare di Renzi che, comunque, lo collocano al di sotto dei consensi della maggioranza degli iscritti. Se questi sono successi ...».
Qualcuno risponde che vince chi ha più numeri, non le sembra un’obiezione ragionevole?
«Con il sostegno di Astorre a Roma, Patania a Trapani, La Torre in Puglia, Loiero in Calabria, Genovese a Messina, si può vincere. Ma il rinnovamento non è da quella parte, il rinnovamento lo rappresentiamo noi».
Lei sostiene che 11.000 voti di differenza non sono molti. Francamente, non le sembra un calcolo azzardato?
«Il successo politico della mozione di Cuperlo è evidente. La partita con Renzi è finita con un pareggio, essendo il differenziale dei voti assai dubbio sul piano della legittimità e inesistente se si considera l`articolazione del partito nel territorio nazionale»
I voti delle grandi città valgono di più di quelli della provincia?
«Nella provincia di Roma ci sono stati 3000 voti in più che nell’intero Piemonte, nella provincia di Salerno i votanti sono stati tre volte quelli del Friuli Venezia Giulia. Sono fenomeni di controllo del voto che non vanno bene, si sono misurati rapporti di forze, vicende locali che nulla hanno a che vedere con il progetto del Pd. È sbagliato il regolamento che ha consentito le iscrizioni durante il voto».
Regolamento sbagliato che, però, è stato il frutto di un compromesso
«Frutto di un compromesso, noi ne abbiamo chiesto la sospensione. Quel regolamento ha consentito che il partito fosse in balia di scorribande locali».
Molti sono saliti sul carro del vincitore, non è un fenomeno nuovo.
«Renzi deve comprare un rottamatore molto buono perché Renzi vince proprio grazie a chi è salito sul carro, anzi, lo spinge e lo traina. Non ha vinto con l’innovazione».
Lei è l’uomo che nei giorni scorsi dava il testa-a-testa fra i due candidati, i calcoli li hanno fatti meglio al comitato di Renzi, non le pare?
«Avevano stime molto, troppo, precise, sapevano i risultati prima che le schede entrassero nelle urne».
(Fonte: l'Unità del 19/11/2013)
Magazine Politica Italia
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