Un titolo mondiale, uno italiano e altri due piazzamenti iridati – un secondo e un terzo posto nel 2010 e nel 2011: è solo una parte del ricco bottino raccolto da Laura Marzocchini ed Enrico Fabbri in meno di 10 anni, formando una delle coppie artistico più spettacolari e consistenti a livello mondiale. Raggiunto, in modo splendido, il traguardo dei 30 anni, Laura ed Enrico hanno deciso di chiudere la loro carriera agonistica fin qui ricca di soddisfazioni, guardando indietro nel tempo alla lunga strada percorsa fino alla recente decisione.
Come siete arrivati alla scelta di ritirarvi dalle competizioni?
Enrico: E’ stata una decisione molto serena, fatta valutando un po’ di cose a cominciare dall’età e dalla difficoltà di gestire allenamento, lavoro e famiglia. Non ci sono rimpianti di nessuno tipo, sono stato nell’ambiente per 25 anni e di certo non staccherò la spina di colpo. Credo che continueremo a fare delle esibizioni, io darò una mano alla mia compagna nella sua società di pattinaggio ma non facciamo progetti a lungo termine.
Laura: L’età è decisamente un fattore importante, soprattutto se si vuole rimanere ad alti livelli. Noi abbiamo dato e ricevuto tanto, abbiamo avuto degli ottimi risultati e abbiamo visto quanto sia difficile ripetersi. Ci sono sempre state difficoltà logistiche di allenamento, conciliando lavoro e vita privata, ma negli ultimi tempi stavano diventando sempre più complicate da gestire. Da anni faccio anche l’allenatrice e mi impegna molto, molti bambini li ho portati avanti negli anni ed è importante per loro avere continuità nel lavoro con l’allenatore.
Voi l’avete visto da vicino: come è cambiato il mondo del pattinaggio in questi anni?
Enrico: Non credo ci siano stati dei grossi cambiamenti strutturali, il lavoro della Federazione si sta concentrando soprattutto sui piccoli e credo che i frutti si vedranno in futuro. In generale credo che il pattinaggio italiano stia vivendo un grande cambio generazionale, e fortunatamente il livello del nostro movimento e dei nostri atleti si conferma molto alto.
Laura: Il livello in generale è molto migliorato, l’ambiente è diverso e anche le gare internazionali sono cambiate. Credo che soprattutto siano cambiati i metodi di allenamento, ora si tende a privilegiare l’aspetto tecnico nella preparazione, mentre prima si lavorava in modo omogeneo su tutti gli aspetti.
Cosa manca secondo voi, se manca qualcosa, al pattinaggio artistico a rotelle per farlo diventare uno sport ancora più seguito?
Laura: Certo un po’ di notorietà in più, dello sport in generale, non guasterebbe. Le Olimpiadi sarebbero una svolta ma è molto difficile arrivarci perché non ci sono abbastanza nazioni davvero competitive. L’Italia ha molti atleti di primo piano, ma la maggior parte dei paesi partecipano con uno o due atleti. Mi sarebbe piaciuto provare a passare al ghiaccio ma in Italia è molto difficile, non c’è un sistema in grado di facilitare una prova del genere come all’estero. Rispetto alle rotelle sul ghiaccio la velocità è maggiore e consente di fare più cose, ma alla fine entrambe le specialità hanno le loro caratteristiche.
Enrico: Nel ghiaccio c’è un sistema di professionismo che consente agli atleti di allenarsi di più, ma noi a rotelle siamo molto bravi ugualmente… Direi che otteniamo tanto con poco, se si guarda ai risultati italiani nelle competizioni si nota in certo dominio, ottenuto con allenamenti ridotti all’osso… Chissà cosa potremmo fare con l’appoggio che hanno gli atleti del ghiaccio! La base del movimento è molto buona, credo che il pattinaggio a rotelle come tesserati sia al secondo o terzo posto in Italia, più degli sport su ghiaccio, ma ad alti livelli manca il sostegno per chi ha il potenziale del campione. Alla base dovrebbe forse cambiare la cultura dello sport in generale in Italia, con il calcio sempre protagonista anche quando non si gioca. Altri paesi, come gli Stati Uniti, hanno uno o due sport più popolari ma anche quelli minori sono sostenuto e seguiti. Certo le Olimpiadi per il pattinaggio artistico a rotelle sarebbero un traguardo, ma credo che ci si debba muovere anche in altre direzioni e esplorare nuove idee, come per esempio IRC a Modena. Per me partecipare a IRC è splendido, c’è una bella atmosfera e un grande pubblico che viene per un’esibizione, è un bello stimolo ed è utile per mostrarci alla gente.
Su quali aspetti secondo voi bisognerebbe lavorare a livello mondiale?
Enrico: Si dovrebbe valorizzare la parte spettacolare, stanno già nascendo molte esibizioni e bisogna aumentare il livello tecnico. Nelle competizioni internazionali si ha l’occasione di confrontarsi da vicino con altri atleti, altri metodi di allenamento e questo arricchisce tutto il movimento.
Laura: come fanno altri sport, creare dei circuiti di gare internazionali come il Gran Prix del ghiaccio. In questo modo si creano più occasioni di visibilità per lo sport e opportunità per gli atleti di competere, distribuite meglio nel corso dell’anno e non solo in occasione dei mondiali o dei campionati nazionali.
Per anni siete stati tra le coppie migliori del mondo. Quali sono secondo voi le doti umane che un atleta deve avere per arrivare ai vertici?
Laura: L’umiltà sicuramente. Anche se è uno sport individuale o di coppia saper stare in compagnia è importante, rapportarsi con le altre persone si riflette anche sul modo in cui si gareggia.
Enrico: Essere umili certamente, e considerare sempre il lavoro degli altri e averne rispetto. Nel nostro caso per esempio pensare al lavoro che fa l’allenatore, o il coreografo. In generale bisogna sempre avere il comportamento giusto, essere maleducati non paga mai soprattutto se l’obiettivo è essere ricordato come persona più che come atleta.
Entrambi avete parlato dell’importanza delle esibizioni e degli eventi per promuovere il pattinaggio artistico a rotelle, e per tre anni di seguito avete partecipato a International Roller Cup: cosa pensate di questa manifestazione?
Laura: Credo sia il modo migliore per valorizzare il pattinaggio, combina lo spettacolo con la gara e il risultato è eccezionale. Il palazzetto è sempre pieno, e per noi è emozionante.
Enrico: Ad oggi è la più bella esibizione dell’anno secondo me, e mi piace particolarmente perché sento che il pubblico di Modena ci vuole molto bene e ormai si è affezionato alla competizione.
E ora cosa a cosa vi dedicherete?
Laura: Vorrei proseguire con la mia attività con i bambini, e ho già cominciato ad allenare anche ragazze più grandi. Ma abbiamo sempre vissuto un po’ alla giornata, senza fare progetti a lungo termine e lo spirito rimane quello, anche se continuiamo a mettere impegno in quello che facciamo.
Enrico: Mi occuperò della società di pattinaggio con la mia compagna, ma voglio anche dedicarmi con impegno nel mio lavoro: anche in quello sono cresciuto negli anni, e poi ovviamente c’è mia figlia. Se vorrà pattinare sarà lei a deciderlo, io ho cominciato per divertimento e qualunque cosa decida di fare l’augurio è che sia un gioco come lo è stato per me, senza pressioni solo perché mamma e papà vengono da quel mondo.
Fabiana Forni
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