A Venezia andar per osterie assaggiare buon vino e gustarsi “cichetti” è una consuetudine che ha radici antiche. Ecco i segreti di questo peregrinare fra un “bàcaro” e l’altro.
Con un’ombra in genere si gusta un “cichetto”. Stuzzichino si direbbe oggi, l’equivalente delle “tapas” spagnole. I ”cichetti” sono un’arte che non conosce tramonto, anche se l’offensiva del finger food, tanto di moda oggi, è una minaccia seria alla tradizione. I ”cichetti”sono degli invitanti assaggi: pesciolini fritti ancora caldi, “folpetti” (piccoli polipi)bolliti, fette di “musetto” (cotechino) servito su un quadratino di polenta, nervetti, mezze uova bollite con sopra un accighetta e una cipollina, polpette di carne, carciofi fritti, lumachine di terra e di mare (i “garusoli”), piccoli crostacei ( come le “masenete”, granchi etti ridotti al solo carapace con il loro ripieno) e altre irresistibili bontà. Gli osti li mettono in bella mostra sopra il banco del bar e chi entra non può resistere a tale tendenza. In genere accompagnano il rito dell’aperitivo. Ma andar per “bàcari” a Venezia può diventare l’occasione per farsi un pasto veloce a base di questi stuzzicanti piatti di giornata.
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