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Il ritorno del Vintage Look

Da Marcoscataglini
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Guardatevi intorno e fateci caso: è tutto un fiorire di automobili (Fiat 500, Volkswagen Maggiolone, Mini Minor) e motociclette (Norton, BSA, Triumph, Guzzi, Benelli) dal look “datato”, per non parlare dei frigoriferi che sembrano usciti direttamente da una puntata di “Happy Days”, delle radio a transistor che sembrano invece a valvole, del vestiario che passa con disinvoltura da precisi richiami anni '60 alle “zampe d'elefante” anni '70 fino ai Moncler e agli scarponcini da paninaro anni '80! Insomma, pare che nel campo dello stile, il 
vintage tiri, eccome. E in campo fotografico? Pure. Basti pensare al ritorno -sebbene sotto forma digitale- della mitica Olympus Pen, o al rilancio della pellicola, e addirittura della Polaroid, grazie all'Impossible Project. Ma nel nostro settore le cose sono un po' più complesse, io credo. Il fatto è che il ritorno all'utilizzo della pellicola e delle tecniche tradizionali non è semplicemente una reazione allo strapotere della tecnologia e dei bit. Io sono anzi convinto del contrario. Una volta, ai tempi della pellicola-e-basta, chi voleva avere un certo controllo sulle proprie immagini non aveva molte scelte: doveva utilizzare il bianco e nero e attrezzarsi con una bella camera oscura dove trascorrere lunghissime ore respirando la puzza immonda dei bagni chimici allo scopo di elaborare il proprio prezioso negativo correggendone difetti ed esaltandone i pregi. Un lavoro che, come posso testimoniare direttamente, non sempre dava i frutti sperati, e di certo comportava grandi perdite di tempo, inquinamento ambientale e un notevole spreco di materiali e risorse. Non è un caso che la stampa in proprio delle fotografie venisse considerato un campo un po' esoterico, da adepti, che segnava la demarcazione tra un vero fotoamatore e uno scattino della domenica! Oggi invece, una volta che abbiamo in mano il nostro bel negativo (o la diapositiva) non dobbiamo far altro che scansirlo (o rifotografarlo con una fotocamera digitale) per accedere ad una gamma di controlli ed elaborazioni assolutamente infinita! In altre parole possiamo tenere la gamba in due staffe, sfruttare il look analogico senza rinunciare al controllo digitale, esattamente come un centauro dei nostri giorni può cavalcare una fiammante Norton stile anni '60 senza dover subire le conseguenze di un motore che procede a strappi, sputa olio e inquina! Inoltre, grazie a Internet, il fotografo può oggi condividere sui social networks o sui siti specializzati i propri risultati e ricevere critiche e consigli potenzialmente da migliaia di persone, invece di dover inviare la propria foto unica e irripetibile al redattore di una rivista che magari la cestina non trovandola degna di pubblicazione, cosa che avveniva assai spesso a coloro che abbandonavano il sentiero ben tracciato della normale fotografia amatoriale per navigare nei mari agitati e sconosciuti della fotografia creativa! Ecco, io attribuisco il ritorno della pellicola, e il successo della Lomografia, delle Toy Cameras, del foro stenopeico, non tanto alla ribellione, quanto alla soddisfazione di poter utilizzare strumenti “inadeguati” in un'epoca in cui la tecnologia ci consente comunque di gestire i risultati, traendone l'immagine che avevamo in mente. Per fortuna l'aspetto delle fotografie fatte con la Holga o le fotocamere anni '50 è difficilmente imitabile con Photoshop: quest'ultimo, e tutti gli altri programmi di elaborazione, però, ci permettono di ricavare dalle Toy Cameras e dalla fotocamere vintage immagini corrette e degne di essere guardate, cosa non sempre garantita venti o trenta anni fa, quando certe fotocamere venivano normalmente usate non a scopi creativi, ma solo perché costituivano lo standard dell'epoca, soprattutto per coloro che non avevano i fondi -o la voglia- di acquistare una reflex o una Leica...

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