Agenda Monti, Agenda Grillo, Agenda Sara.
Leggevo il post di Sara e sorridevo. Chi ha un rapporto animista con le agende e una disinvoltura sufficiente per confessarlo, non può che essermi simpatico. Anch’io comincio a pensarci alle prime apparizioni verso ottobre. Le sfoglio e strizzo gli occhi visualizzando fra le righe la mia grafia che ci fluttua sopra, non in centro, al primo quarto.
- Righe troppo ampie, righe troppo scure, no i quadretti no, con gli anelli forse ma deve essere chiusa, sì l’angolino che si stacca, bene l’elastico, questa non sta aperta bene, in pelle? Perfetta in tutto ma in questo no.
Trecento candidate lasciate senza giudizio definitivo. Un paio di fasce per “miss simpatia” e “miss formato”, ma niente più. Eppoi lo sapevo: temevo che, comprata una, avrei poi trovato la principessa fra le principesse (ancora ricordo con amore tre delle mie agende: le ineguagliabili).
Siamo ad ottobre, è quantomeno prematuro, mi son detta. Mi son censurata e ho rifuggito la bramosia dell’acquisto propiziatorio (scappare dal 2012 e rinnegarlo sarebbe stato uno sgarbo) per ritrovarmi alla fine di dicembre con le tasche traboccanti di foglietti di appunti degli impegni e i desiderata per il prossimo anno. Infilavo le mani in tasca per cercarvi chiavi e fazzoletto ed ecco che uscivano a cascata, presi su vecchi abbonamenti del bus, scontrini, ritagli raccattati dal bidone del riciclo della carta. Una manciata di loro, lo so, son andati anche persi nel rotolare delle ultime foglie.
Oramai m’ero presa tardi e dovevo andare di corsa a comprare un’agenda. Ho girato tutte le cartolerie del centro, in un tardo pomeriggio gelido, già stipato di acquirenti natalizi, con due paia di guanti che mi facevano scivolare le mani sulle manopole bianche della vecchia bici, finché la scelta non s’è ridotta a tre, delle quali tre, una – perfetta – costava “solo” 23.50. Ho girellato una mezz’oretta con l’agenda dei miei sogni in mano portandomela in giro per tutto il negozio, guardando libri, perdendo tempo sfogliando stupidi manualetti per osservarla di sottecchi di tanto in tanto, appoggiata ora qui ora lì. Sfogliavo scemenze congetturando freneticamente, proiettandomi la trama della sua vita futura.
Un’agenda così grande, più grande del PC piccolo. La prendo così grande così integro anche quella del lavoro invece di averne due, massì, mannò, come avevo già fatto anni fa. Ma poi non mi sta che nello zaino e io non giro sempre con lo zaino e…
E da lì l’errore!
L’errore che mi indusse ad abbandonare l’eccedente agenda, per prezzo, formato e charme, per tornare a inforcare la bici e correre senza appoggiare il sedere sulla sella, tanto s’era gelata con lo scoccare del settimo botto, a prendere di volata, nel solito negozio, la solita economica agenda ma… nella versione leggermente più grande, solo un po’ più grande. Giusto grande da stare sulla mia piccolissima borsetta formato A3. La borsetta della decrescita.
Leggendo il post di Sara mi sono ritrovata a fare una riflessione fugace e in un secondo di illuminazione mi sono accorta di essere oramai negli impicci di un abbrancante ginepraio o di una elastica mugheta dall’effetto boomerang. Non saprei che metafora scegliere. Entrambe.
Ecco il mio destino per il 2013, segnato dal mio incauto acquisto dell’ultimo momento!
Il lavoro, trovandosi insieme, interferirà ancora di più con la mia vita privata; ne condividerà le stesse pagine, gli stessi spazi e avrà ben da ostacolare la mia vita familiare. La mia vita personale si intreccerà ancor di più con il lavoro: si contenderanno spazi, si rimbeccheranno, si accuseranno a vicenda. Ho comprato un’agenda più grande ma sono sicura: non lo è abbastanza perché il territorio non finisca per essere intersecante o coincidente. Come gatti rizzeranno i peli sulla schiena e ingrosseranno la coda e troverò zampate di inchiostro fra le pagine, e ciuffi di legno temperato strappati a vicenda nella rissa.
Oppure, le due belve, stipuleranno pericolosissime alleanze.
Meschina me! Io, io stessa, ho fornito a loro un inossidabile alibi! L’una, gnaulante e falsamente accondiscendente, s’ammanterà di santità dicendomi di farsi in parte per favorire l’altra, e lo farà quando – l’infida, la commediante – vorrà invece defilarsi dalle feste in famiglia, le ricorrenze impossibili da evitare, le visite obbligate. L’altra, vigliacca e meschina alla pari della comare, all’occorrenza ricambierà il favore. Fingerà cortesia e tolleranza e cederà il posto agli obblighi casalinghi quando il lavoro mi starà sotto con un pressing serrato e asfissiante, quando immaginerò che i documenti mi facciano stolking e i file si nascondano bel e apposta fra le cartelle dei miei archivi per mettermi in difficoltà, deridermi e mobbizzarmi.
Mi ritroverò a cucire con trattini fitti come cerniere le impossibili ubiquità, medicare con il bianchetto le ferite dei “no, non posso”, ripassare con evidenziatori color del mercurocromo il nome del vincitore della guerra del giorno.
Cretina che sono.
Un’altra delirante considerazione sulle agende