“Avevo visto la necessità di attuare una decentralizzazione ed una modernizzazione dell’Urss, ed ero comunque per mantenere in vita l’Unione. I vari tentativi di considerare me la causa del collasso sovietico sono un qualcosa di irresponsabile, infondato e disonesto”. Con queste dure parole, pronunciate durante un incontro organizzato sabato a Mosca dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti, l’ultimo presidente dell’Urss Michail Sergeevic Gorbaciov ha commentato gli eventi storici che lo videro protagonista tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. “Posso definire la mia carriera politica un successo – ha continuato Gorbaciov -, e quando parlo di carriera intendo ciò nel senso vero del termine, non in quello che può attribuirgli un uomo in carriera, che non sono mai stato”. Nel suo primo intervento in pubblico dopo molti anni, il leader della perestrojka ha ricordato la sua vita da funzionario comunista all’interno dell’Urss, soffermandosi sulla sua prima importante esperienza internazionale, quando poco più che 35enne visitò la Cecoslovacchia di Aleksander Dubcek: “E provai un forte risentimento quando successivamente, nel 1968, i nostri carri armati invasero Praga”.
Da questo ricordo poi Gorbaciov, Nobel per la Pace 1990, è balzato all’attualità, rimarcando le sue critiche verso Putin e la sua simpatia per i movimenti che si oppongono alla dirigenza russa: “Servono riforme in senso democratico, altrimenti la gente ritornerà in piazza a protestare. Le manifestazioni contro il Cremlino sono state placate, ma i problemi restano. Se nulla cambierà, la società russa riproverà di nuovo a muoversi da sola verso una democrazia reale”.