Il ritorno di margite 8
Creato il 17 gennaio 2014 da Marvigar4
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Marco Vignolo Gargini
IL RITORNO DI MARGITE
RACCONTO
“Giunse a Colofone un vecchio e divino cantore,
servitore delle Muse e del lungisaettante Apollo,
tenendo nelle mani la lira dal dolce suono.
Sapeva molte cose, ma le sapeva tutte male.
Né zappatore, né aratore gli dèi lo fecero,
né in altra cosa sapiente; ma in ogni arte falliva.”
Margite, Pseudo-Omero o Pigrete di Alicarnasso
VIII
Come dice il proverbio? Chi troppo in alto sale, cade sovente precipitevolissimevolmente. Questa è la storia di due persone, il Professor Alirio Venosti e il commendatore Nedo Chicchi, che avevano creduto di non trovare alcun ostacolo nella loro folle corsa verso la gloria delle glorie, verso il successo più grande mai raggiunto da nessun altro essere umano. Di solito, quando sembra che l’obbiettivo finale stia per essere raggiunto, all’improvviso… Puff! Succede immancabilmente qualcosa che non si era previsto e tutti i piani vengono sconvolti.
Un giorno, proprio alla stessa trasmissione tv che lanciò Margite, comparve il Professor Frauenarzt, da solo, con una pila di documenti, di immagini, eccetera, che dimostravano in modo assoluto la truffa legata al nome di Margite. Riccardo Hauser, il presentatore del programma, non si fece scrupoli a invitare un ospite che avrebbe distrutto il mito da lui stesso promosso. L’importante era battere i record d’ascolto, incassare i proventi della pubblicità che pagava profumatamente ogni spot, e fare un clamore assordante intorno alla vicenda. Il tutto ancora una volta in mondovisione.
«Siamo sconcertati di fronte alle sue rivelazioni, Professore. Non le nascondo che all’inizio io non volevo credere alle sue parole, però lei ha esibito contro Margite delle prove schiaccianti, talmente schiaccianti da farmi ricredere. Sì, carissime amiche e carissimi amici, stasera abbiamo assistito alla demolizione di un autentico castello di carte, e io mi assumo la responsabilità di ciò che ho fatto in passato. Prima di mandare in onda questa trasmissione ho voluto sincerarmi di persona, ho dovuto vincere la mia profonda delusione. Ma la verità non può essere taciuta. Il mondo deve sapere che è stato vittima di un imbroglio. A me non resta che chiedere scusa per l’errore commesso, anche se, credetemi, vi parlo con il cuore in mano, io ho sbagliato in buonissima fede. Anch’io sono stato vittima del raggiro, anch’io come voi chiedo di essere risarcito!»
Eccome! Riccardo Hauser fu risarcito con il nuovo, sensazionale risultato ottenuto dal suo programma: tre miliardi di telespettatori davanti alla tv!
Agostino nel frattempo si era ritirato a vita privata, ormai non voleva più saperne dell’affare e della speculazione che si era fatta attorno alla figura di Margite. Vide la trasmissione di Riccardo Hauser nella solitudine di casa sua. Rimase stravolto, si chiese se non fosse stata colpa sua. A trovare la cassa che conteneva l’uomo vivente più antico del mondo fu infatti Agostino. Dentro di lui facevano la lotta il dispiacere per la catastrofe che si sarebbe abbattuta sul Professor Venosti, a cui nonostante tutto era rimasto legato affettivamente, e il sollievo per la fine imminente dello sfruttamento del povero Margite.
Mentre Agostino guardava la famosa puntata di Il video sono io sentì suonare il campanello alla porta. Andò ad aprire e quale fu la sorpresa nel vedere che Margite era venuto a trovarlo.
«Oh, sei tu…»
«Fammi entrare, ti prego…»
«… sì, entra pure.»
Margite andò diritto nel salotto di Agostino e poi di schianto si lasciò andare sulla poltrona, proprio quella davanti alla tv.
«Che hai? Non stai bene?»
«Sono a pezzi. Non ce la faccio più.»
«Pensavo tu fossi a Hollywood per girare il tuo ultimo film, almeno così mi avevano detto.»
«Ti hanno detto il vero. Io ero a Hollywood, però sono scappato.»
«Scappato? O mio dio, perché hai fatto una cosa del genere? Lo sai che non puoi fuggire…»
«Tanto ormai… Cosa possono farmi? Arrestarmi? Farmi pagare una penale? Preferirei andare in carcere piuttosto che sopportare questa tortura un minuto di più.»
«E non ti stavi divertendo? Io mi ricordo che eri entusiasta…»
«Lo ero, lo ero. Ora no. Ne ho abbastanza d’essere trattato come una star, di non poter avere una vita mia, una libertà di movimento, di opinione. Le mie giornate sono piene zeppe di impegni, impegni che altri hanno preso per me. Io non decido nulla, debbo solo accettare e far buon viso a cattivo gioco. Mai mi sarei immaginato di dover rimpiangere le botte che prendevo a Sparta, a Tebe, dappertutto. Allora scappavo come oggi, con la differenza che un tempo potevo scegliere il posto dove andare. Ti giuro, facevano meno male quei pugni, quei cazzotti, di questi applausi, di queste feste, di queste onorificenze. Ti ricordi quando ce ne stavamo insieme nel capannone?»
«E chi può scordarselo?»
«Tutto mi sembrava un sogno, una bellissima favola. Tu mi mostravi le fotografie delle meraviglie del mondo moderno, mi spiegavi che il progresso aveva reso l’uomo più sano, più indipendente… Ho scoperto che non mi hai raccontato per intero la verità. Su questa terra le ingiustizie sono tante, troppe: milioni di persone muoiono per malattia, per fame, senza contare le guerre, le popolazioni sterminate, le persecuzioni. No. Non è come appariva nelle tue foto. Mi dicono in continuazione che io sono stato fortunato, che posso godermi la mia ricchezza, il successo. Ma sono solo… Agostino, tu non mi hai parlato del male che si fa su questa terra, perché volevi proteggermi. Non ti rimprovero. Sei stato l’unico che mi abbia voluto un po’ di bene.»
«Il Professore si è montato la testa e ha seguito le idee di quel pazzo del commendator Chicchi. Credimi, io non potevo niente contro di loro. Io sono solo un povero assistente. M’è dispiaciuto essermene andato, averti abbandonato, però non volevo partecipare al massacro…»
«Sei stato buono con me. Mi sei mancato… Adesso sono tornato…»
«Ti staranno cercando. Loro non mollano la presa, sono terribili.»
«Li ho mollati io. Ho approfittato del sonnellino di una guardia del corpo che avevano messo in camera mia. Ho preso tutte le lenzuola del letto, le ho strappate, legate insieme, e con quel cordone mi sono calato dalla finestra. Ah, mi ero anche travestito per non dare nell’occhio. Come puoi vedere, mi sono pure tagliato la barba e i capelli… Ho preso i documenti del gorillone e con la sua identità sono salito sul primo aereo. Dodici ore di volo. Eccomi qua.»
«Forse non sai cosa sta succedendo. Stasera alla tv c’è Riccardo Hauser…»
«Davvero? Non l’ho più visto da quando andammo alla sua trasmissione. Ah, ma è lui alla tv! Lo stavi guardando adesso? »
«Sì. E con lui c’è un certo Professor Frauenarzt.»
«Ehi, mostrano una mia immagine. Non mi dire che stanno parlando di me. Lo sapevo, mi hanno scoperto! Agostino, mi devi aiutare. Fammi stare qui con te. Nascondimi.»
«Margite, non è come pensi tu. È vero, stanno parlando di te, ma non perché sei scappato da Hollywood. Quel tipo in tv è un collega del Professor Venosti, un archeologo svizzero molto noto.»
«Ma quanti sono questi benedetti archeologi?»
«Non è il numero che conta. Tu hai avuto sfortuna a incontrarne due, uno peggio dell’altro. Il Professor Venosti non è stato più in sé da quando ha visto i soldi, e mi dispiace dover ammettere queste cose su di lui, che ho sempre considerato un padre; l’altro, il Professor Frauenarzt, morso dalla serpe dell’invidia, sta sfruttando un finanziatore per distruggere tutto il lavoro del Professor Venosti. Tu sei in mezzo, tra questi incoscienti, e sei destinato a prenderle da entrambi le parti. Finora ti hanno fatto sentire un eroe, da domani, temo, sarai un ricercato speciale. Questa trasmissione che mandano in onda adesso è stata fatta per dimostrare che tu sei un imbroglione e che non meriti questo successo…»
«Dicono questo di me? Ma che ne sanno gli altri di me?»
«Hanno mostrato dei documenti originali… risalgono al periodo in cui sei vissuto tu… dicono che sono stati scritti da un certo Pigide…»
Appena udito il nome di Pigide Margite scattò in piedi come tarantolato, aprì bocca per dire qualcosa, ma ne uscirono soltanto dei versi sconnessi. Sembrava vittima di un attacco di panico. La fronte gli si imperlò di sudore freddo, il corpo cominciò a perdere l’equilibrio e alla fine stramazzò al suolo privo di sensi. Agostino cercò subito di rianimarlo con degli schiaffetti, senza esito, accostò l’orecchio al petto per sentire il battito cardiaco… era ancora vivo, per fortuna. Aprì una boccetta di aceto presa dalla cucina e la mise sotto il naso di Margite… fece effetto.
«Sei sveglio?»
«Sì… cosa mi è successo?»
«Sei svenuto… forse è lo stress della fuga, oppure è il nome che ti ho fatto… Pigide!»
«Santi numi, allora è vero! L’incubo non è finito. Ancora Pigide…»
«Sì, ho fatto il suo nome. E adesso, se non ti spiace, vorrei sapere chi era questo Pigide e perché è un incubo per te.»
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