Valentina De Poli (Milano, 2 settembre 1968) è la direttrice del periodico a fumetti Topolino.
Ha iniziato la collaborazione con la rivista nel 1988, entrando nella redazione sotto il direttore Gaudenzio Capelli. Negli anni ha collaborato attivamente a diversi progetti Disney, tra cui la realtà di PK.
Dal 2001 al 2007 è stata direttrice di W.I.T.C.H., per poi passare a dirigere il settimanale Disney, del quale è ancora al timone dopo sette anni, riconfermata nel suo ruolo anche dopo l’arrivo di Panini Comics come nuovo editore.
PK torna, dopo dodici anni in cui il pubblico non ha mai smesso di invocarlo a gran voce: perché ci è voluto così tanto tempo?
Posso parlare solo degli ultimi sette anni, cioè da quando ho assunto la direzione di Topolino e dei fumetti Standard Character Disney. Posso assicurare che da quell’aprile 2007 il tema di PK è stato sempre presente nelle nostre discussioni interne e con gli autori, con picchi massimi raggiunti mentre stavamo lavorando al lancio di DoubleDuck. Quello di PK era un tema entusiasmante, a mio avviso fondamentale, ma arduo da affrontare anche perché i margini per rilanciare una testata indipendente non esistevano più. Anche se autori e Pkers rimasti orfani facevano pressione, io ero consapevole che sarebbe stato necessario creare un vero stacco, per far sedimentare tutte le esperienze, le scelte e le evoluzioni compiute in quei nove anni per vedere davvero cosa sarebbe rimasto a galla. E ritrovare così la materia su cui ricostruire e guadagnarsi la fiducia dell’editore, complice anche il fatto di aver intrapreso nel frattempo altre esperienze fondamentali come W.i.t.c.h. (che a PK, a mio avviso, deve moltissimo).
Non dimentichiamo che per me e la redazione la priorità di quegli anni è stata Topolino, la testata più delicata e senza la quale non esisterebbe tutto il resto, su cui passo dopo passo, anno dopo anno, abbiamo costruito un bel lavoro a tutto tondo. Diciamo che non ci sono state da subito le condizioni per lavorare parallelamente a un progetto importante come PK.
Quando ci siamo sentiti più sicuri sul Topo, allora abbiamo cominciato a vedere una lucina all’orizzonte. Qui entrano in scena gli autori.
Vi rivelo una cosa: io ho capito definitivamente che era arrivato il momento di mettere in campo l’artiglieria pesante quando con Vito Notarnicola, Andrea Freccero e Max Monteduro abbiamo cominciato a lavorare alle cover di Paperinik Appgrade, nell’estate 2012. Lì ho visto la luce, non ho avuto più dubbi: il momento era arrivato e mi sono settata sulla modalità carro armato…
Le pagine Facebook e Twitter PK Official hanno dimostrato concretamente quanti lettori, non solo Disney, siano ancora affezionati a PK e aspettino con trepidazione la nuova storia. Che ruolo hanno questi strumenti nell’ottica del rilancio di PK?
I social ci aiuteranno di sicuro ad avere feedback immediati e a tenere desto l’interesse fino al prossimo appuntamento pikappico.
Il ruolo della direttrice di Topolino, in relazione a questo grande evento, è stato quello solito o ha richiesto delle energie e dell’impegno in più?
Quando si lavora su una cosa nella quale si crede la fatica non viene percepita, soprattutto nella fase progettuale. È il bello del nostro lavoro! L’unico momento che mi ha provocato un po’ di ansia era l’allineamento di una produzione complessa come quella di PK ai calendari di produzione del settimanale, implacabili. Non voglio scendere in dettagli troppo tecnici ma sottolineo che Topolino è un giornale che, solo considerando il contenuto a fumetti, pubblica cinque storie inedite ogni settimana! Non sono concessi errori, ripensamenti, tergiversazioni… La redazione è stata perfetta e devo ringraziare in particolare Max Monteduro e Luana Ballerani che nella gestione della parte del colore, la più sensibile, sono stati impeccabili.
Il ritorno di PK avviene sulle pagine di Topolino: cosa comporta questa situazione per il settimanale nelle quattro settimane in cui verrà pubblicata la storia, a livello di aspettative di vendita, di passaparola, di equilibri interni alle pagine del giornale tra rubriche dedicate e articoli riservati ad altro? La scelta di pubblicare la storia nel mese di luglio ha qualche valenza di marketing particolare?
L’operazione PKNE, PK New Era, è parallela al lancio del tradizionale super gadget dell’estate di Topolino dedicato proprio a PK: il PK-Blaster, un gioco di qualità e valore sopra la media di sempre. Si tratta dell’attività istituzionale più importante dell’anno. Quindi è inutile nascondere che l’aspettativa di successo è molto alta. Abbiamo lavorato per mesi proprio per mettere in campo tutti i mezzi che avevamo a disposizione grazie alla forza straordinaria del Topo. Abbiamo fatto tesoro dell’esperienza di anni di lavoro con un obiettivo: recuperare i vecchi Pkers, raggiungere nuovi lettori con un progetto di qualità dove Topolino ne uscisse beneficato e PK, in un certo senso, promosso… sull’ammiraglia! L’importante, come ho sottolineato nell’editoriale del Topo 3058, era scongiurare le ricadute nostalgiche e pensare di ripetere un’esperienza del passato che rimarrà unica e indimenticabile. Qui stiamo parlando di una Nuova Era, appunto… Guardiamo al futuro!
In alcuni interventi su internet si trovano alcuni ragazzi, tra i più giovani, che non riescono a comprendere se le avventure di PK sono ambientate nella stessa realtà delle solite storie oppure in una parallela o in un futuro imprecisato. Reputi ci sia stato un problema di comunicazione ad uso di chi non conosce PKNA, nel momento in cui si doveva preparare il terreno al ritorno di PK?
Se la storia è bella e ben costruita – e quella di Francesco lo è al 200 per cento – il lettore neofita si lascerà trasportare come hanno fatto a suo tempo i Pkers alle prese con Evroniani. Da qui la scelta di non forzare le pagine con redazionali che spiegassero la storia. Non ce ne era bisogno … Poi, per collocare i personaggi c’è il Bigione di PK sul sito. E, comunque, un’infarinatura ai lettori più giovani, che sono il core-target di Paperinik Appgrade, era stata data sul mensile grazie alla mini serie what if di Universo PK scritta da Tito Faraci. È stato un modo di avvicinarli al “PKworld” senza shock e facendosi due risate … E poi la scelta sadica, di cui mi prendo tutta la responsabilità, di far “smaniare” i Pkers con un ritorno non-ritorno prima del ritorno…
Tu c’eri fin dall’inizio di PKNA, a firmare l’editoriale del Numero Zero e a collaborare poi in vari modi nel corso degli anni. Come vivi questo ritorno, ora da direttrice di testata?
Sarò riconoscente per sempre a Paolo Cavaglione e a Ezio Sisto per l’opportunità che mi hanno regalato negli anni della nascita di PK. Un’esperienza formativa unica da cui continuo ad attingere … La differenza con quei momenti è che allora ero totalmente inconsapevole e incosciente, mentre oggi ci sono tantissime variabili da calcolare, responsabilità e temi di cui mai avrei pensato di dovermi occupare. Ma sono passati quasi vent’anni e, come direbbe Rafiki… è il cerchio della vita!
PK Blaster: com’è nata l’idea del gadget estivo di quest’anno?
Qui dovrebbe intervenire Emanuela Peja, che è la “mamma” di tutti i gadget del Topo. So per certo che l’idea di fondo concordata con il nuovo editore era quella di trovare un gadget che permettesse ai lettori di interagire tra loro. Avete presente il mitico Topowalkie? Ecco! Cosa poteva esserci di tecnologicamente più evoluto, al passo con i tempi e associabile al mondo di PK per creare un tormentone simile? La prima risposta è stata: una Evron Gun. Ma non potevamo certo diventare tutti evroniani. Serviva qualcosa di più “elevato” e aspirazionale: da qui il PK-Blaster.
Quanto ha influito Panini come nuovo editore nell’aver deciso di dare una chance a questo progetto?
Chi meglio di Panini poteva capire al volo e far suo un progetto come questo? Hanno impiegato tre centesimi di secondo a dire di sì. Ed io, in quel momento, mi sono sentita leggera come l’aria. Ho sorriso. Il sorriso della Nuova Era…
Intervista eseguita via mail in data 07/07/2014