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Giovanni Pascoli lo chiamò "Passator cortese, re della Romagna, re della foresta".
Garibaldi lo riteneva un uomo ardito e intelligente, lo ammirava.
Stefano Pelloni, c'è stato chi l'ha definito perverso e bestiale, e chi ne ha cantato le gesta elevandolo al rango di mito. Ancora oggi la sua popolarità è ancora molto alta in Romagna, lo dimostra anche il fatto che l’immagine del Passatore è stata scelta dall'Ente Tutela dei Vini romagnoli come marchio.
Il mestiere del Passatore era traghettare sul fiume Lamone fra i comuni di Bagnacavallo e Russi. Durante questo lavoro conobbe, specialmente di notte, contrabbandieri, banditi e ladri. Fatto sta che egli intraprese quella famigerata carriera delinquenziale che lo portò ad occupare le cronache popolari, e che lo trasformarono in mito folcloristico per via di ben chiari intenti sociali che pare non esistessero affatto. Il bandito Stefano Pelloni per più di due anni, dal 1849 al 1851, dominò i paesi delle Legazioni, vale a dire le province di Bologna, Forlì, Ravenna e Ferrara, sconfinando all'occasione anche nel Granducato di Toscana, tenendo in scacco sia il governo austriaco che quello pontificio. Viste le condizioni d’oppressione in cui versava la popolazione di allora, fra la dominazione papalina da un lato e polizia austriaca dall'altro, chiunque riuscisse a contrastare il potere, anche un feroce bandito, poteva diventare un simbolo, poteva dare speranza, magari mal riposta.
Il Passatore bandito o meno era un uomo superiore, pensate a una persona del popolo che riesce ad organizzare una banda, con tutta una rete di appoggi, nel 1850, quando la popolazione romagnola era analfabeta e superstiziosa, è una cosa che sa di fantastico... per stare sul fantastico vi dico che il cadavere dello Stefano Pelloni non fu riconosciuto dal fratello e si favoleggia che il Pelloni arraffato un bel gruzzolo se ne sia espatriato in America.
Immagine Il Passatore
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