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Il ruolo di Cipro nella guerra di Siria

Creato il 11 ottobre 2013 da Luca Troiano @LucaTroianoGPM

Nei due anni in cui la guerra civile siriana si è protratta, esperti e commentatori di politica estera di tutto il mondo hanno passato al vaglio la posizione dei vari attori in gioco: locali (Turchia, Iran, Israele, Libano, Giordania), regionali (Egitto e petromonarchie del Golfo) e globali (Stati Uniti e UE da una parte, Russia e Cina dall’altra).

Poco o nulla si è invece detto su Cipro, nell’ultimo anno salita alla ribalta per i suoi problemi finanziari ma praticamente mai in relazione al conflitto siriano. Con ciò trascurando che Nicosia, in virtù della propria posizione geografica, della propria appartenenza all’Unione Europea, del fatto di essere per metà (quella Nord) sotto occupazione da parte dell’esercito turco, e della presenza di due basi militari britanniche (Akrotiri e Dhekelia), e in ultimo dei suoi stretti legami con la Russia, è pienamente integrata nello scenario di crisi.

Secondo l’Osservatorio Balcani e Caucaso:

Il movimento di mezzi militari all’interno e intorno all’isola ha prodotto tensioni, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, nell’opinione pubblica greco-cipriota. Il portavoce del governo, Christos Stylianides, il ministro della Difesa, Fotis Fotiou, e il ministro degli Esteri, Ioannis Kasoulides, hanno cercato di contenere il senso d’allarme ribadendo che l’isola rappresenta un “centro di stabilità, pace e sicurezza” nella regione.

La crescita della tensione e la strategia di contenimento

Tali dichiarazioni sono state una replica alle preoccupazioni suscitate dall’arrivo di sei jet Typhoon britannici, all’inizio di settembre, e dalla missione di controllo, decisa con inconsueta rapidità, effettuata da due di essi nello spazio internazionale tra la Siria e Cipro, lo scorso 8 settembre. Come confermato dal ministro della Difesa britannico, due aerei da combattimento hanno attraversato lo spazio tra i due paesi, non rispondendo alle richieste d’identificazione provenienti da Cipro.

Gli esperti hanno interpretato l’accaduto come una risposta del governo siriano agli avvertimenti ricevuti dagli Stati Uniti e da altri paesi Nato. Gli aerei non identificati erano probabilmente due Sukhoi Su-24s di fabbricazione russa, dotati di armamento pesante.

Il 16 settembre un altro episodio è accaduto non lontano dall’isola, alimentando le tensioni nella regione. Un elicottero siriano, dopo essere entrato nello spazio aereo turco ed aver ricevuto un avvertimento da due jet F-16, è stato abbattuto all’altezza del confine tra la Siria e la provincia turca dell’Hatay.

Il senso d’allarme a Cipro è stato rafforzato dall’arrivo di una fregata francese nei dintorni di Larnaca, nella parte meridionale dell’isola, e di alcuni aerei francesi e statunitensi presso la base britannica di Akrotiri, nei pressi di Limassol.

Tutto ciò è parso difficilmente conciliabile con le parole di rassicurazione pronunciate dai rappresentanti della Repubblica di Cipro. Il portavoce del governo ha infatti dichiarato che in nessun caso l’isola sarebbe diventata una “base di operazioni militari”, e quindi un possibile bersaglio degli attacchi siriani. Alle sue parole ha fatto eco il ministro della Difesa, Fotiou, ribadendo che il ruolo della Repubblica di Cipro sarebbe stato limitato all’eventuale assistenza umanitaria, accogliendo i possibili profughi provenienti dalla Siria, dal Libano o da altri paesi limitrofi.

Fotiou ha aggiunto che proprio il riconoscimento di Cipro come territorio sicuro ha indotto i paesi coinvolti nello scenario di crisi a pensare all’isola come destinazione verso cui dirigere i propri cittadini in caso di necessità. Sarebbe contraddittorio, ha osservato il ministro, utilizzare come piattaforma d’attacco un paese d’accoglienza per le vittime del conflitto.

Tuttavia, alcuni analisti hanno osservato come sia difficile trascurare due dati di fatto: la vicinanza di Cipro alla costa siriana, a poco più di cento chilometri, e la presenza nell’isola, oltre alle basi britanniche di Akrotiri e Dhekelia, di sofisticate apparecchiature di spionaggio. Cipro ospita infatti la Joint Service Signals Unit, una delle maggiori postazioni di sorveglianza al mondo.

In effetti, nei convulsi giorni di fine agosto, quando l’attacco missilistico a Damasco pareva imminente, Regno Unito e USA avevano messo in pre-allarme le proprie basi aeree sull’isola, ma il 31 agosto il ministro degli Esteri Kasoulides ha ribadito che ”dall’isola di Cipro non partirà alcun attacco militare contro la Siria ed abbiamo ricevuto garanzie in questo senso”.

Casualmente, proprio il giorno prima la Russia aveva accettato di ristrutturare le condizioni del prestito di 2,5 miliardi di euro fatto a Cipro, richiedendo, fino al 2016, solo il pagamento di cedole semestrali con interessi (molto più accessibili) al 2,5% e rinviando la restituzione del capitale ai quattro anni successivi.


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