La giornata era stata pesante e proficua, e a testimoniarlo ci pensavano gli alti cumuli di capelli che spuntavano dalle pattumiere apposite sparse nei diversi angoli della sala.Norma fumava una sigaretta lunga e sottile dal profumo delicato di mentolo. Era affaticata, mezza stesa sul bancone invaso di piastre per capelli, phon e creme dall'odore troppo intenso, ma la sua pettinatura era ineccepibile, nemmeno un ricciolo candido aveva osato spostarsi nel corso della giornata.Moira stava passando la cera per pavimenti in silenzio, anche se dentro di sé non riusciva a impedirsi di canticchiare la filastrocca che una bambina aveva continuato a mormorare per tutto il tempo che aveva impiegato per metterle i bigodini belli stretti, piazzarla sotto il casco e acconciarle i riccioli in una treccia troppo elegante per i suoi sette anni.
- Beh – fa dopo un po' la Nonna, appoggiandosi con un sospiro allo schienale della comodissima poltrona rosa porcello che aveva acquistato per la gioia del proprio fondo schiena in barba alle altre, che avevano continuato a ripeterle che era orrenda – Direi che è stata una buona giornata.
- Anche troppo. - sospira la Madre, appoggiandosi col mento al bastone – Sono un po' a pezzi.
- Lasciamo tutto così com'è, ci penserà Morrigan a mettere tutto in ordine. Così impara a scapparsene nel bel mezzo di una permanente. - sbuffa Norma.
- Più facile che rifili tutto a Guglielmo. - le fa notare l'altra, riprendendo a strofinare con forza lo straccio sul pavimento – E lui un sacco di compiti da fare.
- Ultimamente siamo troppo indulgenti con S... Morrigan. - brontola Norma, incrociando le braccia al petto.
- I tempi sono cambiati. - commenta con un'alzata di spalle.
- Non mi piacciono, i tempi che cambiano. - borbottò la Nonna, accomodandosi meglio sulla poltrona, che emanò un doloroso lamento.
- Io invece credo che ti piacciano più di quanto tu non voglia ammettere. - replica, prendendo posto accanto all'altra, e accendendosi a sua volta una sigaretta – Questo Salone è stata una tua idea, e credo proprio che sia l'impresa più balzana in cui ci siamo mai imbarcate.
- Non dico che non mi piaccia. - aggiunge Moira, rivolgendo un sorriso al riflesso imbronciato della Nonna, perfettamente visibile in un plurime angolazioni dai vari specchi sparsi per il Salone – Adoro questo posto. Ma visto che siamo quelle che siamo, è un'occupazione che sfiora il paradosso.
- Bah – fece Norma – Il concetto di paradosso non ci appartiene.
- Guglielmo! - lo assale la Nonna, sbattendo la mano sul bancone e rischiando di fracassare un arriccia-capelli nuovo di pacca – Moira ha appena passato la cera!
- Se lasciate lo zerbino fuori mentre diluvia, diventa piuttosto inutile cercare di asciugarcisi le scarpe – borbotta il ragazzo, aggiustandosi meglio gli occhiali fradici sul naso.
- Hai visto tua madre? - gli chiede Moira, facendogli cenno di raggiungerle dietro il bancone, dove una stufetta a gas arde allegra.
- Non dovreste fumare qui – fa notare, indicando con un ampio gesto del braccio la moltitudine di prodotti per capelli sparsi per il Salone – Questa roba è altamente infiammabile, sapete?
- Oh, infiammabile. - replica Norma, sminuendo con un solo gesto l'eventualità di un rogo.
- Voi sarete immortali, ma io sono soltanto resistente. - si acciglia il ragazzo – E morire bruciato non è la fine che mi auguro.
- Non essere assurdo, Guglielmo – lo rassicura Moira, rimandandogli i capelli all'indietro con una carezza – Sei immortale fino a prova contraria.
- Io la prova la eviterei proprio. - borbotta lui, senza sottrarsi al tocco della Madre.
- Indovinate!
- Passerai la serata a pulire il Salone per ripagarci della tua improvvida fuga? - ipotizza ironica la Madre, inarcando un sopracciglio.
- Mah, forse. Ma no, dai, indovinate sul serio. - le esorta nuovamente, agitando le braccia come se volesse prendere il volo.
- No. - esala la Nonna, con voce sepolcrale. Un lampo di comprensione le era appena passato per lo sguardo, dove ora ardeva il fuoco dell'indignazione anziana.
- Sì! - risponde la Figlia, battendo le mani.
- Che cos'è? - domanda Moira con un sospiro, alzando una mano ad accarezzare la Nonna in mezzo alle scapole, dove già sente i muscoli tendersi d'ira funesta.
- Vi piacerà. - promette Morrigan, avvicinandosi al bancone dal quale si sporgevano le Sorelle e il figlio.
- Dai, che vi piace. - continua a sorridere Morrigan.
- Beh – commenta infine Moira – Avresti potuto fare molto di peggio.
- Dovrei offendermi – borbotta Morrigan, rimettendosi a posto la maglietta – Ma è vero. Ho pensato al corvo, anche. E a teschi, draghi e clessidre.
- Perché i draghi? - chiede Guglielmo, facendo posto a Morrigan sulla sua poltrona. Lei non lo scaccia come fa di solito, ma gli si accomoda accanto e gli mette un braccio attorno alle spalle troppo strette per la sua età.
- Perché mi piacciono i draghi. Sarebbe stato un tatuaggio cazzuto. Tu quand'è che te ne fai uno?
- Non mettergli strane idee. - la rimbrotta la Nonna – È già un miracolo che sia venuto su un così bravo ragazzino, vedi di non rovinarlo.
- Ehi, posso rovinarlo come mi pare e piace – replica Morrigan, stritolandolo in un abbraccio dal quale Guglielmo non sente ancora il bisogno di divincolarsi – La madre biologica sono io.
- Ma io sono La Madre. - replica Moira, zittendola con uno sguardo – Quindi filate ad asciugarvi e poi scendete a mettere in ordine.
- Io dovrei studiare. - protesta Guglielmo.
- Allora metterà a posto soltanto Morrigan. - risolve la Nonna.
Salone delle Parche – Per riavvolgere il filo del tempo