Prima il Salone del Libro dalla mia stanza, adesso il primo raduno dei comitati di Se non ora quando: oscillo tra l’essere felice della possibilità di potermi vedere la diretta via web – tutti i link qui – e la frustrazione perché mi sarebbe piaciuto ficcarci il naso di persona.
Io sono femminista? Non lo so: dipende da quale accezione ognuno appioppa a questo aggettivo. Se ci infiliamo il disprezzo per il sesso maschile, direi proprio di no. Se intendiamo la rivendicazione dei diritti delle donne, eccomi: da dove si comincia? Io credo che le persone debbano avere pari diritti e doveri, indipendentemente dal sesso, dalla religione, dall’orientamento sessuale e da tutto quello che nella storia ha costituito fattore discriminante. Il problema è che in Italia la parità le donne spesso ce l’hanno solo a parole e nei discorsi da bar: nella realtà pratica cifre ed esperienze raccontano di una situazione molto squilibrata.
Allora ogni tanto mi incarognisco e ci scrivo su. Insomma, secondo me c’è ancora tanto lavoro da fare. In uno dei miei primi post a tema, questo per la precisione, nato dopo un post di Disambiguando, esprimevo tutti i dubbi che mi pongo su quanto il movimento possa essere apolitico, apartitico e trasversale; quanto della sua forza sia dovuto allo strascico sdegnoso della faccenduola di feste in una particolare villa e quanto sia invece nato dal fatto che adesso non se ne può proprio più. Giovanna Cosenza, in risposta ai miei interventi, aveva lasciato un commento in cui mi invitava a non ritirarmi nel mio guscio e sottolineava l’importanza del continuare a denunciare situazioni discriminatorie.
La mia domanda sul: “cosa potrei fare io per dare una mano” al momento rimane senza risposta. Mi sono iscritta pochi giorni dopo il post al forum del comitato Se non ora quando della città più vicina. Ho cancellato l’iscrizione quattro giorni dopo. Perché, chiederete voi? Primo perché in quattro giorni la mia email personale è stata inondata da, non esagero, almeno quaranta scambi epistolari a contenuto di poco valore aggiunto: alla soglia dei quarant’anni direi che la fase in cui è necessario mandarsi dieci email per scriversi “brava, bene, siamo tutte con te”, in orario lavorativo e dall’indirizzo email del lavoro per giunta, io l’ho superata e sono poco tollerante con chi ci è ancora in mezzo.
In secondo luogo perché il comitato fa parte della sezione locale del PD, così come scritto anche sulla pagina facebook dedicata: niente contro il PD, non è un partito che voterei in questo momento, ma dato che non voterei proprio per nessun partito in questo momento, la lotta per me si svolge ad armi pari. E’ che, come dicevo prima, non penso che questo movimento possa avere tante possibilità se non diventa trasversale. Secondo me per cambiare le cose bisogna che ci si incavoli tutte, mica solo le solite di sinistra.
Terzo perché stavano organizzando un evento sulle madri e i loro figli e avevano pensato di invitare a parlare prima la madre del ragazzo ucciso a Genova tra le rivendicazioni dei no global qualche anno fa, poi quella del ragazzo ucciso a Gaza qualche mese fa. Niente di personale neppure qui: penso che per entrambe queste madri perdere i propri figli sia stato un immenso dolore. E’ solo che, nel mio piccolo cervello da ingegnere, abituato ai ragionamenti causa-effetto e alle riunioni dalle quali si esce sempre con la lista delle cose da fare per risolvere un problema, altrimenti si prosegue, mi sono chiesta: ” e come si collegano questi inviti con la richiesta di pari opportunità?”. La mia sola risposta a me stessa è stata “un tubo”. Scusate, purtroppo ho i miei limiti.
Madri e figli? Ma parlate di asili nido inesistenti o delle loro rette esagerate, di tutela della maternità… ce ne sono mille di cose che non funzionano nel raggio di 50 km da voi senza andare a scomodare fatti eclatanti di cui tutti già parlano…raccogliete dati sul territorio, fate proposte, cercate di costruire una rete, coinvolgete altre persone. Il modo in cui le donne operano e lavorano si basa su un approccio diverso da quello a cui siamo state abituate dalla gestione di maggioranza maschile: è questo, secondo me, un punto di forza dal quale crescere.
Opinioni personali del tutto discutibili, ne sono consapevole, ma sono le mie opinioni e in queste settimane me le sono tenute. Però ho continuato a leggere il blog del movimento nazionale e a sperare che ne saltasse fuori qualcosa di concreto. Oggi, per esempio, mi sarebbe piaciuto essere con loro a Siena, seduta a gambe incrociate su un gradino, cappellino in testa, litri di acqua a portata di mano, ad ascoltare e ad annusare l’aria che tira per capire se soffia forte il vento del cambiamento o se si tratta di una brezzolina.
Mi sono dovuta accontentare del web. Alle quattro del pomeriggio, deumidificatore acceso per la prima volta quest’estate, perchè oggi ho raggiunto anche io il livello massimo di sopportazione, mi sono messa a fare i compiti che mi hanno dato le fisioterapiste davanti alla diretta dell’evento e me la sono guardata fino alle 19.00. Domani conto di rifarlo, per qualche ora. Non ho conclusioni da tirare al momento: mi sembra che gli interventi siano stati eseguiti con la massima civiltà e che la maggior parte delle testimonianze e delle richieste lanciate dal palco siano perfettamente condivisibili. Magari poi mi cerco un comitato altrettanto vicino ma più “proattivo”. Che ne dite?