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Il Senato-III

Creato il 08 agosto 2015 da Albix

Il Senato-IIILa riforma del Senato allo studio del Parlamento

A marzo 2015 è stata approvata in seconda lettura la riforma costituzionale con i soli voti della maggioranza.

Ricordiamo che si tratta di una legge  che riforma la Costituzione, quindi  i passaggi minimi sono quattro. Per considerare una legge approvata definitivamente, però, è decisivo che le camere la approvino senza apporvi modifiche, altrimenti continuerà il suo passaggio tra Camera e Senato. Se la legge non viene approvata con almeno due terzi dei voti favorevoli, può essere sottoposta a referendum confermativo (e di fatto la cosa avviene sempre, anche se in caso contrario la legge è da considerarsi approvata).

La riforma adesso deve comunque superare un ultimo passaggio a Senato. Illustri commentatori osservano che si sta formando un fronte trasversale per affossare la riforma.

Ma il Governo non sembra intenzionato a mollare.

Su questa riforma potrebbe crollare il Governo; e si tornerebbe a votare presto.

In tal caso alla Camera si profilerebbe, sempre secondo questi autorevoli opinionisti, un ballottaggio tra PD e Cinque Stelle; con probabile vittoria di Beppe Grillo.

Ma al Senato? Qui casca l’asino (lascio ai lettori dare un nome e un cognome all’epiteto, senza offesa, naturalmente, per l’ amico asino, nobile figura letteraria di antico lignaggio e utile ancora oggi nei lavori dei campi e nel trasporto in tante parti  del mondo): infatti al Senato si voterebbe, a questo punto, con il consultellum ma su base regionale; con gravi rischi di instabilità (stante, anzi, restante il bicameralismo perfetto) ma con grande pregio e rilancio della rappresentanza democratica.

Ma torniamo alla riforma del Senato.

Cosa cambia e cosa prevede questa riforma del Senato? Come funziona la riforma del Senato?

Ecco i punti principali:

  1. A Palazzo Madama siederanno in 100 in luogo dei 315 di oggi, così ripartiti: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica.
  2. Saranno i Consigli regionali a scegliere i senatori, con metodo proporzionale, fra i propri componenti. Inoltre le regioni eleggeranno ciascuna un altro senatore scegliendolo tra i sindaci dei rispettivi territori, per un totale, quindi, di 21 primi cittadini che arriveranno a Palazzo Madama.
  3. La ripartizione dei seggi tra le varie Regioni avverrà “in proporzione alla loro popolazione” ma nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. La durata del mandato di questi ultimi sarà di sette anni e non sarà ripetibile. Andranno quindi a sostituire i senatori a vita e saranno scelti con gli stessi criteri: “cittadini che hanno illustrato la patria per i loro altissimi meriti”.
  4. I senatori non saranno quindi più eletti direttamente dai cittadini; si tratterà invece di una elezione di secondo grado che vedrà approdare in Senato sindaci e consiglieri regionali, il primo rinnovo del Senato li vedrà “eletti” tutti contemporaneamente, dopodiché la loro elezione sarà legata al rinnovo dei consigli regionali.
  5. Il sistema sarà proporzionale per evitare che chi ha la maggioranza nella regione si accaparri tutti i seggi a disposizione.
  6. I consiglieri regionali e i sindaci che verranno eletti al Senato non riceveranno nessuna indennità, il che dovrebbe portare allo Stato un risparmio di oltre 50 milioni di euro ogni anno. Con i risparmi che dovrebbero arrivare grazie all’unificazione degli uffici di Camera e Senato (e altro modifiche all’insegna dell’ottimizzazione, non meglio specificate) si dice che si potrebbe arrivare anche a mezzo miliardo di risparmi.
3. continua…

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