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Ho passato un brutto momento. Una settimana oscura come poche. Sono caduta più in basso di quanto avessi mai fatto e sono stata facile preda della paura. In questi giorni disorientati ho capito una cosa importante non senza difficoltà. Sono arrivata ad un punto di non ritorno e ho compreso che per risalire avrei dovuto usare qualcosa di potente. Ho scoperto dentro di me un'immensa rabbia, quella giusta che mi dà la forza per cambiare le cose. E' stata la spinta che mi ha fatto salire il sangue alla testa e tuttora percepisco una scarica elettrica che si spande tra le mie dita.
"Fare o non fare. Non c'è provare"
Sono bastate poche parole per farmi ricordare chi ero, chi sono e chi voglio essere. Ho sempre avuto uno spirito guerriero, non mi sono mai arresa di fronte ad un ostacolo e non voglio cominciare a farlo. La rabbia che mi scorre nelle vene pulsa, spinge e dilaga. Mi fa sentire come un'aquila che vola nel cielo e punta la sua preda con precisione. Ora sono in picchiata, ora sono lucida.
L'immenso affetto che TUTTI mi avete dimostrato mi ha fatto sentire amata, protetta, compresa. E so che non potrò mai ringraziarvi abbastanza, ma vi prometto che farò qualsiasi cosa per trasmettere nuove emozioni... per tornare a brillare.
L'ispirazione che oggi mi ha permesso timidamente di tornare a scrivere l'ho trovata fra le pagine di un libro che sto studiando per un esame importante. Come al solito sento il bisogno di immergere le mia mente nelle parole per capirle fino in fondo... per poterle a mia volta interpretare. Sono state proprio delle precise parole ad avermi colpita, ad avermi aperto gli occhi quel tanto che basta per illuminarmi di nuovo il viso. Per questo vorrei condividerle con chi mi legge perché credo che rappresentino un concetto semplice ma al tempo stesso di straordinaria utilità, almeno lo è stato per me.
Quando cadi a terra tutto sembra insormontabile e il rischio è quello di perdere la speranza, quello di non sognare più. Ed è ciò che è successo a me. Mi sentivo svuotata. L'amore, la rabbia e quello che sto per scrivervi sono stati la mia salvezza, hanno riempito quel vuoto.
Stavo studiando un paragrafo intitolato: "La dimensione esistenziale della politica. Hannah Arendt". Non voglio parlarvi di politica, quella non centra con la mia illuminazione. Vorrei riportare la ricerca del senso della dimensione esistenziale, quella che costituisce una delle strutture inaggirabili dell'umano essere in società, una riflessione di più largo raggio sulla condizione umana.
I rapporti diretti tra gli uomini vanno compresi a partire da due aspetti che sono fondamentali per intendere la condizione umana, e cioè la pluralità e la natalità. La pluralità indica una circostanza molto precisa: non solo che vivere significa essere tra gli uomini, ma che essere tra gli uomini vuol dire al tempo stesso essere uguali e diversi "Noi siamo tutti uguali, cioè umani, ma in modo tale che nessuno è mai identico ad alcun altro che visse, vive o vivrà". L'agire tra gli uomini è quella dimensione nella quale, con i loro atti e con i loro discorsi, gli uomini manifestano agli altri la loro identità, affermano chi sono, e quindi costituiscono il senso precario della loro identità, stabilizzandolo proprio nell'atto in cui lo rendono manifesto ad altri.
E qui arriva la parte più interessante:
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All'idea di pluralità si intrecciano i fili della natalità e quello dell'immortalità. Proprio perché l'individuo è unico, il suo venire al mondo significa al tempo stesso la capacità di dar luogo a qualcosa di nuovo; in quanto unico l'individuo possiede la capacità di iscrivere nella realtà qualcosa di inedito, che prima non c'era.
Nel Nuovo si esprime tanto la natalità che caratterizza l'umano, quanto quello che è il suo necessario contro-polo, il ricordare, perché l'irruzione del Nuovo crea le condizioni per il ricordo e la storia. Per i Greci l'azione che è degna di essere ricordata è capace di trascendere la mortalità del singolo uomo per attingere una sorta di immortalità: va oltre la caducità dell'essere umano rivelando una natura "divina". L'uomo possiede la capacità di generare l'inatteso, l'infinitamente improbabile, che proprio in quanto tale si sottrae al mero circolo della vita naturale e si afferma nella permanenza dell'immortalità. L'apparire davanti agli altri nello spazio pubblico è quindi il modo in cui l'individuo può mettere in scena di fronte agli altri e a se stesso la sua identità unica; ed è anche la condizione perché ciò che si è compiuto di inedito e di grande possa essere ricordato e tramandato dalle generazioni che si succederanno, conservandone la memoria. L'agire nella sfera pubblica al cospetto degli altri e con gli altri, quindi, è la salvezza contro l'evanescenza del senso e la futilità delle pratiche umane puramente riproduttive.
Devo dire che tutto questo ha scosso le fondamenta dei miei pensieri.
Ho percepito cose che prima erano solo l'eco di lontane intuizioni.
Ho capito che scrivendo ma soprattutto condividendo riesco a manifestare la mia vera identità, ed è l'unico momento nel quale sento di essere me stessa, l'attimo in cui mi mostro per quella che sono in realtà.
Ho capito che nella poesia c'è il mio nuovo, il mio inedito, il mio inatteso, il mio infinitamente improbabile, tutto ciò che mi permette di trasmettere un pezzo di me, della mia storia. E' la mia memoria, è la mia salvezza.
Ho capito che devo proteggere questo tesoro, che devo lottare per la mia identità, che devo amare ogni goccia della mia esistenza.
Sento dentro il bisogno di creare per lasciare qualcosa di me che non venga mai dimenticato, che possa essere testimone delle mie passioni, dei miei desideri più profondi. Un segno che dia un senso alla mia presenza.
Ho deciso di combattere, di tornare a sorridere. Questo periodo di difficoltà va preso di petto e ora sento di poterlo fare. Sarà un percorso lungo e tortuoso ma i miei sogni non sono mai stati tanto belli.
SONO TORNATA.
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