Ne parla Raymond Carver.
Se uno butta un’occhiata a certe recensioni, o ai comunicati stampa di alcune case editrici, può star certo che non troverà quasi mai una simile frase a proposito di un libro appena pubblicato.
I lettori in questo Paese sono già pochi: vogliamo spaventarli a morte con una simile frase?
Il senso di bellezza e di mistero
Solo i pazzi lo farebbero. È come parlare di arte: battono tutti in ritirata, e battere in ritirata significa tornare ad abitare gli alberi come i nostri progenitori scimmieschi. Questo riesce a rendere bene l’idea di quanto profondo sia il potere dell’omologazione: azzera ogni ambizione. Questo è necessario se devi vendere dei prodotti, a dei prodotti.
Il sogno di ogni dittatore: non persone ma distese di cose tutte uguali, prevedibili e inconsapevoli di essere cose, eppure “felici”.
Adesso chiedo e mi chiedo: per quale ragione Carver diceva anche:
Le parole conducono ai fatti.
La frase non è sua in realtà, bensì appartiene a Santa Teresa. Il punto è che a prima vista paiono distanti, mentre sono vicinissime, anzi appartengono alla medesima medaglia, se posso dire così.
Secondo me sono alcuni degli ingredienti fondamentali per riuscire a combinare qualcosa con la scrittura. O le parole conducono ai fatti, oppure al fast food; questo spiega il grande successo di quest’ultimi in tutto il mondo.
E non c’è alcun conflitto tra fatti, e bellezza e mistero. Invece si vuol far credere che ci sia, che la realtà sia brutta, e che la narrativa debba essere uno sfogo, un momento di totale relax. Perciò buona parte delle parole utilizzate portano da un’altra parte, in una zona asettica dove non ci sono persone, ma banali figure senza denti e senza unghie.
Sarebbe sufficiente osservare come alcuni dei quadri più belli siano proprio brutali.
La parola viene fatta deviare: non deve portare ai fatti. Meglio usarla per descrivere aria fritta. Ancora meglio: deve occultare il mistero e la bellezza che c’è nell’essere umano. Che accadrebbe se le persone scoprissero che quello che viene propinato è solo uno schermo, mentre ci sono diversi livelli?
Non lo so, se devo essere sincero. La mia idea è che l’individuo sceglie: e preferisce sempre scegliere quello che gli garantisce il massimo col minimo sforzo. Quindi se accadesse che d’un tratto tutto fosse chiaro, buona parte delle persone dopo un breve sconcerto continuerebbero a vivere nell’unico modo che preferiscono: quello piatto, senza scosse.
Come nel film “The Truman show”. Quando scoprono che è tutta una colossale finzione, i due tipi nell’ultima scena cercano un altro canale. Vogliono comunque la finzione.
E allora? Allora niente: la montagna non è per tutti. Nemmeno la bellezza e il mistero.