Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che Gesù insegnava con i suoi atti, parole e silenzi. Tutta la sua persona era tesa all'additamento delle qualità e degli attributi di Dio Padre e allo spronamento all'imitazione delle sue virtù. Desidero meditare con voi proprio sui silenzi di Gesù. Che tesori sono i Vangeli donatoci dagli Evangelisti. Pur essendo stati scritti “telegraficamente”, in modo che in essi non trapelasse né un'esortazione esplicita alla conversione che potesse sembrare un forzare la psicologia altrui a credere, né alcun giudizio personale che ovviamente sarebbe stato a favore del Messia, non si esauriscono in una sola meditazione. Lo Spirito Santo gioca, illumina alcuni aspetti in tempi diversi... questo per far comprendere al lettore la frase che Gesù rivolse a Pietro quando fece la sua professione di fede: “non per volontà di uomini hai compreso questo, ma perché ti è stato rivelato da Dio Padre.” Vero. Nessuno può dire che Gesù è il Signore senza l'aiuto e l'ispirazione dello Spirito Santo. Ovviamente l'orientale, come spesso ho ricordato, dava alle parole il significato più intrinseco e un'efficacia che i Romani non conoscevano: basti pensare al proverbio latino che affermava: “Verba volant, scripta manent”.L'orientale, quindi, riempiva la parola del suo contenuto più profondo. Ancor oggi lo Spirito Santo afferma con le illuminazioni ed ispirazioni che ci dona quanto il suo agire sia fantasioso. Questo avviene attraverso la preghiera, ma non necessariamente. Gli eventi controllati da Dio Padre, possono essere le lezioni di vita in cui l'uomo deve imparare umilmente, lezioni che deve ascoltare, assimilare, fare sue e non subirle. Certamente, ribadisco, non è semplice. Bisogna imparare a farne tesoro piano piano. La sofferenza è inevitabile nella vita dell'uomo. Allora ecco i silenzi che Gesù ha usato durante la passione, il silenzio durante la preghiera e l'intimità con Dio Padre. Su quest'ultimo tipo di silenzio volevo soffermarmi. Gesù cerca il Padre, vive la sua intimità con Dio Padre stando con gli apostoli e la gente bisognosa di amore, comprensione, guarigione. L'unità della Trinità in Lui diventa concreta. Nelle azioni di Gesù risplendeva l'amore del Padre. Il Figlio cercava l'intimità con il Padre nei lunghi momenti di silenzio nel deserto, in cui cercava la sua presenza. Mi piace paragonarlo all'amore umano, perché, in fondo Dio parla un linguaggio umano. Al momento della Creazione, Dio trova il coronamento del suo operato nell'uomo, unica creatura capace di interagire con Lui. Utilizza, perciò, un linguaggio comprensibile all'uomo, linguaggio costituito anche da silenzi, da atti che non si traducono in parole. Due fidanzati non hanno bisogno di tante parole, hanno bisogno di stare vicini, di comunicarsi l'amore reciproco con abbracci e con il contatto fisico. Così avviene con Dio. Il Cristiano cerca il contatto con Dio, stando davanti a Lui, ascoltando i suoi silenzi, accogliendo i suoi regali e persino le sue ammonizioni. Quando ci troviamo davanti a Lui, spesso sentiamo il bisogno di pronunciare tante parole ma non ci rendiamo conto che ciò che desidera di più da noi è la nostra presenza e il nostro silenzio, semplicemente per poterlo riempire del suo infinito... le parole infatti non possono contenere l'infinito di Dio, sono limitate da lettere, da concetti limitati rispetto alla grandezza di Colui che ha creato le stesse parole. Per questo motivo il Verbo di Dio ha utilizzato pure i silenzi e le azioni oltre alla predicazione... Dio non poteva essere contenuto nelle povere umane parole.
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