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"La Pistis Sophia"

Da Risveglioedizioni

Pistis Sophia

Prima di analizzare alcuni elementi del testo gnostico denominato Pistis Sophia, presentiamo al lettore una premessa introduttiva sulla storia e la composizione dell'opera. Pistis Sophia è solo uno dei testi gnostici, benché certamente uno dei più rilevanti... Di L. Paioro
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Altri testi di datazione più giovane del Pistis Sophia, sono: il Vangelo di Filippo, il Vangelo di Mattia, il Vangelo di Tommaso, il Libro di Tommaso l'Atleta, l'Apocrifo di Giovanni, la Natura degli Arconti, l'Origine del Mondo, le Tre Stele di Seth, il Vangelo degli Egiziani, il Secondo Discorso del Grande Seth, il Trattato Bipartito, Eugnosto il Beato e La Sofia di Gesù Cristo. A differenza degli altri testi citati, il Pistis Sophia non fa parte dei manoscritti scoperti a Nag Hammâdi. Tuttavia secondo gli studi ci sono ottimi motivi per ritenere che provenga dalla stessa regione, appartenendo quindi alle stesse comunità gnostiche cristiane. Infatti Pistis Sophia, al pari delle altre opere, è stato scritto in lingua copta e usa riferimenti temporali copti1 nonché diversi riferimenti a nomi di demoni o divinità ricorrenti in testi magici egiziani. Il manoscritto appare per la prima volta a Londra nel 1772 e viene acquistato dal bibliofilo A. Askew, per questo è conosciuto anche come Codex Askewianus. Il nome Pistis Sophia fu dato al manoscritto da un certo C.G. Woide incaricato da Askew affinché lo studiasse e lo trascrivesse. Alla morte di Askew lo scritto fu acquistato dal British Museum dove tutt'oggi si trova con la designazione AD 5114. Il Pistis Sophia nel suo insieme risulta essere un collage di quattro manoscritti; diverse infatti risultano le datazioni delle varie parti di cui è composto. Lo studioso che per primo si cimentò nella traduzione e analisi del testo fu il tedesco C. Schmidt, il quale ancora oggi è considerato il principale punto di riferimento per lo studio del manoscritto. Schmidt data il quarto libro alla prima metà del III secolo; gli altri tre libri alla seconda metà del III secolo. La storia, fino ai ritrovamenti di Nag Hammâdi, era quasi completamente all'oscuro del pensiero e della letteratura gnostica anche a seguito della capillare e rigida opera di distruzione dei documenti gnostici da parte della Chiesa Cattolica dopo il concilio di Nicea. Il testo del Pistis Sophia fu uno dei rari elementi a disposizione degli studiosi per la ricostruzione del pensiero gnostico cristiano, oltre agli scritti di Ireneo2, Tertulliano3 e degli altri eresiologi del tempo. Questi, comunque, più che documentare il pensiero gnostico al fine di comprenderlo, erano impeganti nella confutazione dello stesso, pertanto non possono essere considerati una fonte storica esatta, come d'altra parte è stato dimostrato dai manoscritti di Nag Hammâdi. Infatti il contenuto di tali scritti ci riporta una prospettiva delle dottrine gnostiche cristiane spesso contrastante con le affermazioni degli eresiologi.

La struttura cosmogonica e lo stile letterario fanno ricondurre il testo alla comunità gnostica degli Ofiti, detti anche Naasseni (dal greco òphis e dall'ebraico nâhâsh, serpente). Qui di seguito riporterò un sunto tratto dagli studi effettuati da C. Schmidt e dall'analisi del testo. All'apice dell'universo vi è un Dio ineffabile, infinito, inaccessibile, che costituisce il grado supremo dell'essere, luce e potere dal quale emana ogni cosa: "[...] luce delle luci, luoghi della verità e del bene, luogo del santo di tutti i santi, luogo nel quale non c'è né donna né uomo, luogo (nel quale) non vi sono forme, ma solo una continua e indescrivibile luce" (cap. 143). Attorno a lui vi sono tre spazi nei quali si trovano i più grandi misteri ai quali l'uomo possa accedere: il I° spazio è lo spazio dell'ineffabile; il II° spazio è il primo spazio del primo mistero; il III° spazio è il secondo spazio del primo mistero. Dal primo mistero trasse origine ogni emanazione, egli è immagine perfetta dell'ineffabile, egli governa l'universo, egli decretò le peripezie di Sophia, egli salva l'umanità dal potere degli arconti, egli è il padre di Gesù, egli è il mistero che guarda dentro (verso l'assoluto), mentre Gesù è il mistero che guarda fuori (verso il contingente). Dal primo mistero provengono i senza padre, i dotati di triplice forza, ecc. ecc. Al di sotto del mondo dell'ineffabile e inaccessibile si trova il mondo della luce pura, la terra della luce pura, con tre immense regioni:

1) la regione del tesoro della luce ove sono raccolte le anime che ricevettero i misteri; quivi si trovano le emanazioni e gli ordini con i sette amen, le sette voci, i cinque alberi, i tre amen, il fanciullo del fanciullo, i dodici salvatori preposti ai dodici ordini, i nove custodi delle tre porte del tesoro della luce;

2) vi è poi la regione di destra o luogo della destra con sei grandi principi aventi il compito di estrarre dagli eoni e dal cosmo inferiore le particelle di luce e ricondurle nel tesoro; grande messaggero è Jeu, detto pure primo uomo, vescovo della luce, provveditore del cosmo inferiore;

3) la terza è la regione di mezzo nella quale troviamo sei grandi entità di maggiore spicco: 1) Melchisedec il grande ricevitore della luce; 2) il grande Sabaoth detto anche padre di Gesù in quanto prese la sua anima e la gettò nel grembo di Maria; 3) il grande Jao avente al suo servizio 12 diaconi dai quali Gesù trasse le anime dei 12 apostoli; 4) il piccolo Jao, dal quale Gesù prese una forza luminosa e la gettò nel grembo di Elisabetta per la nascita di Giovanni Battista, suo precursore; 5) il piccolo Sabaoth; 6) al di sopra di questa entità eccelle la vergine luce giudicatrice delle anime e quindi dispensatrice di felicità eterna e di tormenti: al suo servizio vi sono i ricevitori, sette vergini luminose con quindici assistenti.

Al di sotto del mondo della luce pura abbiamo il mondo degli eoni o mondo della miscela di materia e luce: è caratterizzato dalla commistione tra luce e materia, effetto della rottura dell'originaria integrità; qui dunque è necessaria l'operazione purificatrice e raffinatrice, affinché la luce ritorni alla sua origine (nel tesoro della luce) e la materia sia accantonata in attesa della sua distruzione. È il mondo del drammatico scontro tra luce e tenebre, tra bene e male. Come i due precedenti, anche il mondo degli eoni consta di tre regioni: la regione di sinistra, la regione degli uomini, la regione inferiore (inferi, caos, tenebre). La regione di sinistra era, nei primordi - all'epoca della integrità - la regione di 12 eoni: sei per Sabaoth Adamas, e sei per suo fratello Jabraoth; i loro arconti erano uniti rispettivamente in tre sizigie e coppie; ma i fratelli furono cattivati dalla brama sessuale nell'intento di crearsi un regno di esseri inferiori dipendenti: interruppero così il mistero della luce con la pratica dell'unione sessuale; per comando del primo mistero, Jeu li vincolò nelle loro immutabili sfere terrestri; davanti alla vendetta, Jabraoth si pentì e con lui i suoi: perciò fu creato un tredicesimo eone (che in altri scritti gnostici, è detto ogdoade) sovrastante infinitamente gli altri dodici; e in questo eone fu trasferito Jabraoth, i suoi e, in seguito, da Gesù, furono posti Abramo, Isacco, Giacobbe. Gli abitanti del tredicesimo Eone dominano i dodici eoni e, vicini al mondo della luce pura, aspirano a essa. Ma in questo tredicesimo eone è già entrata la miscela cioè luce e materia, perciò è detto pure luogo della giustizia. In esso si trovano: il padre primordiale, i tre dotati di triplice forza, i ricevitori o ricevitori vendicativi che strappano le anime giuste che ancora non ricevettero i misteri e le conducono alla vergine di luce (uno di questi tre è l'Arrogante che vedremo in seguito), e ancora i 24 invisibili, emanati dall'invisibile padre primordiale, fratelli e compagni di Pistis Sophia tra i quali c'è pure il suo compagno (una figura, quest'ultima, non meglio definita). A enorme distanza si trovano i 12 eoni, regno di Sabaoth Adamas, grande tiranno, il re Adamas, che seguita la sua azione procreatrice ed una moltitudine di arconti, angeli, arcangeli, ecc... e di esseri inferiori. Nell'ambito della prima regione e sotto il dominio dei 12 eoni si trovano ancora il destino, la prima e la seconda sfera, gli arconti di mezzo e il firmamento. Andiamo ora ad analizzare alcuni punti chiave del testo.

È interessante notare come il Pistis Sophia sia il testo più generoso in termini di tempo nell'indicare la permanenza di Gesù sulla terra dopo la resurrezione, allo scopo di istruire gli apostoli sui misteri. Infatti nel primo capitolo afferma: "Dopo che Gesù risorse dai morti trascorse undici anni con i suoi discepoli durante i quali si intrattenne con essi istruendoli soltanto fino ai luoghi del primo comandamento e fino ai luoghi del primo mistero al di là della cortina, all'interno del primo comandamento, cioè il ventiquattresimo mistero esterno e inferiore; questi (ventiquattro misteri) si trovano nel secondo spazio del primo mistero, anteriore a tutti i misteri: il padre dall'aspetto di colomba". Quindi Gesù istruisce i propri discepoli per 11 anni dopo la resurrezione fino ad un certo livello di conoscenza; in seguito li istruì a gradi di conoscenza superiori. Il Pistis Sophia, infatti vuole trasmettere una conoscenza (gnosi) di tale livello di profondità da richiedere a Gesù una ascesa al cielo e relativa trasfigurazione descritte nei capitoli successivi5. A titolo di confronto con altri testi riguardo la permanenza di Gesù riportiamo che nel libro di Luca "Gli atti degli apostoli" vengono indicati 40 giorni (I, 3); nell'Ascensione di Isaia si narra di 545 giorni (9, 16); ne la "notizia di Ireneo sugli Ofiti" si dice: "Gesù poi dopo la resurrezione è rimasto (in terra) per 18 mesi" (I, 30); ne la "Lettera degli apostoli" la dimora del risorto si protrasse per 7 giorni durante i quali Gesù fa loro "vedere tutto, come aveva promesso" (3, 9 e ss.).

"Detto questo ai suoi discepoli, soggiunse: - Chi ha orecchie da intendere, intenda! Udite queste parole del salvatore, Maria rimase un'ora (con gli occhi) fissi nell'aria; poi disse: - Signore, comandami di parlare apertamente. Gesù, misericordioso, rispose a Maria: - Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell'alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli" (cap. 17). Al di là dell'interpretazione letterale del capitolo 17, che risulta di agevole e comprensibile lettura, bisogna sottolineare come lo stesso introduca per la prima volta nel Pistis Sophia (e rimanga come caso isolato anche relativamente agli altri testi gnostici di Nag Hammâdi) il ruolo di una donna che si erge a protagonista. Nei capitoli precedenti al diciassettesimo ci sono solo due riferimenti, indiretti, a figure di donne, nel cap. 7, quando viene citata Elisabetta, a cui depone in grembo lo spirito di Elia poi divenuto Giovanni Battista 6, e nel cap. 8, quando Gesù racconta come, nei panni dell'Angelo Gabriele, infonde nella sua madre terrena la prima forza e cioè il Padre. La comparsa di Maria Maddalena in una veste così centrale ed importante apre le porte ad una riflessione più approfondita del ruolo delle donne sia nel contesto dell'analisi del Pistis Sophia sia, più in generale, nel contesto dello gnosticismo cristiano dell'epoca. Di fatto nel Pistis Sophia alle donne è riconosciuta un'autorità e una dignità che non si incontrano in alcun altro scritto così antico. Non è difficile ipotizzare, in conseguenza, l'esistenza di una tacita o aperta contrapposizione della comunità gnostica dalla quale proviene il Pistis Sophia, nei confronti della Chiesa di Roma circa la posizione della donna nell'ambito della comunità e del culto cristiano che, all'epoca, erano retti dal monito di San Paolo: mulieres in ecclesia taceant (le donne tacciano durante l'assemblea). Nell'opera che stiamo analizzando, in tutti e quattro i libri gli interlocutori di Gesù sono i discepoli; ma con loro sono anche presenti ben quattro discepole: Maria, madre di Gesù, Salomè, Marta e Maria Maddalena. La Madre di Gesù interviene tre volte (cap. 59, 61, 62); di lei è detto che ha già "ricevuto una somiglianza con la vergine luce" che tutta la terra la proclamerà beata "poiché in te dimorò il deposito del primo mistero e per opera di quel mistero saranno liberati tutti quelli della terra". Anche Salome è presente tre volte (cap. 54, 58 e 145) e Marta quattro (cap. 38, 57, 73 e 80) ma ambedue risultano tutto sommato, nell'ambito della immensa profondità dell'intera opera, presenze di non eccelso significato. La parte invece di gran lunga più preponderante (e non solo nel raffronto con le altre donne ma anche con i discepoli), è assegnata a Maria Maddalena che interviene, e in contesti sempre importanti, per ben sessantasette volte. Di lei sono fatte da Gesù le più ampie lodi ed essa arriva persino ad intercedere per i discepoli stessi quando i medesimi non riescono a seguire le parole del maestro (cap. 94). Essa viene definita la più eletta ("tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli"). Notiamo che Maria Maddalena, sposa sacerdotessa di Gesù7, simbolizza la conoscenza (gnosi); quindi il processo di salvezza avviene nella camera nuziale, ossia il matrimonio simbolico con la divina gnosi, che ha anche un riflesso nella sacralità del rapporto intimo sessuale tra l'uomo e la donna nella più totale parità. Maria Maddalena pertanto, è la più eletta perché contemporaneamente tentazione e salvezza, salvata e salvante, perché approfonditamente a conoscenza del peccato e contemporaneamente redenta e redentrice.

Pistis Sophia e l'Arrogante

Ci occuperemo ora di una analisi esoterica della figura principe di questo capitolo, figura sulla cui centralità ruotano i capitoli dal 29 sino alla fine del libro I ed anche oltre: Pistis Sophia. Come tutte le figure allegoriche di una descrizione trascendentale Pistis Sophia non può venire rappresentata da un'unica definizione. Solo un attento e prolungato studio dell'opera ci consente di aspirare a coglierne tutte le possibili classificazioni. Di sicuro, a livello puramente intellettuale si intuisce come Pistis Sophia rappresenti il devoto, l'iniziato, l'adepto, ed in questo modo anche tutta la promanazione eonica della creazione nella quale l'anima umana, caduta dalla sua regione (il tredicesimo eone) nel caos della materia, trova l'opportunità di risalire per tornare nel seno dell'omnimisericordioso. È evidente anche il significato puramente letterale di Pistis Sophia, dove non si parla di Iniziati in senso stretto, ma si fa riferimento alle due virtù che Pistis Sophia richiama e cioè al Potere8 (pistis) ed alla Saggezza (sophia). Saggezza-Potere non è qualcosa di definito in senso assoluto in quanto è sia l'Iniziato che tutti i suoi attributi, tra cui appunto la saggezza che è la gnosi stessa ed il potere che è la resurrezione. È in ogni caso chiaro che tutta la vicenda di Pistis Sophia non è altro che quella di tutto il genere umano. Il mito della creazione, della caduta e della salvezza trattati unitariamente9. All'inizio Gesù trova Pistis Sophia al di sotto del tredicesimo eone, cioè nel dodicesimo perché così costretta10. Ella è triste a motivo delle sofferenze che le aveva arrecato l'Arrogante. Costui è un arconte del tredicesimo eone che, agendo per ordine del primo comandamento, non fa altro che compiere la Legge. Infatti mostra a Pistis Sophia una luce dal volto di leone11 che inganna Pistis Sophia inducendola a seguirla verso gli eoni inferiori, fino farla scivolare nel caos della materia. Egli è dotato di triplice forza che il Maestro Samael Aun Weor12 identifica nel Cap. 31 come mente, desiderio e sesso. Si noti che Pistis Sophia segue la menzognera luce dell'Arrogante perché la scambia per una luce superiore, che lei sempre anela di ammirare. Questo anelito alle sfere superiori che poi fa ricadere Pistis Sophia nella materia ricorda il mito valentiniano della Sophia promanata dal Padre, la quale, desiderosa del Padre stesso, si inganna credendo di essere autonoma e indipendente; quindi trasforma in seguito l'anelito in desiderio egoista. Così cade negli abissi delle acque e da Sophia prende il nome di Prunico (lascivia). Ma, tornando all'interpretazione samaeliana dell'Arrogante, ci domandiamo perché questo triplice potere di cui esso è dotato siano proprio la mente, il desiderio ed il sesso? Pensando ai centri di cognizione fondamentali dell'essere umano13, possiamo identificare proprio la mente, ossia il centro cognitivo intellettuale (lo posizioniamo in corrispondenza con la testa), i sentimenti puri che in ultima istanza esprimono la forza del desiderio in senso ontologico (posizioniamo il centro cognitivo emozionale nel cuore), ed infine i sensi quali centri cognitivi istintuali e animali, necessariamente connessi con la base della nostra istintualità: la sessualità (posizioniamo il centro istintivo-sessuale all'altezza degli organi genitali). Pertanto la mente, il desidero ed il sesso, visti come centri generali di cognizione ed elaborazione della realtà circostante, diventano i cardini qualificanti dell'essere umano come tale. Risulta immediato comprendere come, pertanto, sia la modalità di funzionamento di questi centri a determinare la discesa e la salita di Pistis Sophia lungo le sfere eoniche. La mente, il desiderio ed il sesso di per sé sono costituenti neutri dell'uomo: gli Arconti, l'Arrogante, Pistis Sophia ecc. sono tutte parti dell'uomo nella sua globalità previste dal primo mistero e operanti sotto la volontà del primo comandamento14. Ma il dramma cosmico dell'uomo si attua proprio partendo da se stesso e in se stesso deve trovare il suo compimento. L'inquinamento o la purificazione dei centri collocati nella testa, nel cuore e negli organi genitali determina il percorso di Pistis Sophia.

Questo breve articolo di studio sulla Pistis Sophia non vuole essere considerato come esaustivo: di fatto sono stati commentati solo pochi punti interessanti del testo ed in maniera non troppo approfondita. L'autore rimada a possibili prossime pubblicazioni di approfondimento, ma in primis consiglia al lettore di approcciarsi al testo della Pistis Sophia (qualora fosse interessato) col doveroso rispetto verso un testo sacro, cercando la fonte di comprensione non tanto nello studio intellettuale (che comunque deve essere attuato onde evitare incomprensioni banali) quanto nella meditazione e nella ricerca interiore.

Samael Aun Weor, Pistis Sophia Svelata, edizione privata.

Marcello Craveri, I Vangeli apocrifi, Einaudi tascabili - Classici.

Luigi Moraldi, Testi Gnostici, Classici U.T.E.T. editore.

Appunti privati, incontri di studio sul testo gnostico della Pistis Sophia.

Internet, http://art.supereva.it/filo3000/tertulliano.htm?p

Internet, http://kerigma.firenze.net/testi/ireneo.htm

1Ad esempio, nel primo capitolo è indicato il 15 del mese di tibi come data dell'ascensione di Gesù, che appartiene al calendario copto e corrisponde all'11 di Gennaio.

2Cfr. Adversus hæreses. Ireneo nacque fra il 135 e il 140 e divenne vescovo di Lione nel 178, succedendo a Fotino.

3Cfr. De præscriptione hæreticorum. Quinto Settimio Fiorente Tertulliano nacque a Cartagine tra il 150 e il 160 da genitori pagani. Verso il 195 si convertì al cristianesimo e tornò in Africa, ove compose numerosi scritti in lingua latina in difesa della Chiesa contro pagani ed eretici. Verso il 207 aderì al montanismo.

4Per chi avesse confidenza con i tarocchi egiziani, ricordiamo che l'assioma trascendentale relativo all'Arcano 11 recita: "Gioioso nella speranza, sofferente nella tribolazione, sii costante nella preghiera".

5Ad esempio, nel capitolo 2: "Ma [...] in quel giorno, dunque, allorché il sole uscì per il suo corso, fu seguito da una grande forza luminosa, molto splendente, la cui luce era al di là di ogni misura. Era uscita, infatti, dalla luce delle luci, era uscita dall'ultimo mistero, che è il ventiquattresimo mistero, dall'interno verso l'esterno: questi (misteri) si trovano negli ordini del secondo spazio del primo mistero. Quella forza luminosa scese su Gesù e lo avvolse interamente, mentre era seduto discosto dai suoi discepoli: divenne tutto splendente, e la luce riversatasi su di lui era al di là di ogni misura". Si noti il fatto che Gesù rimane discosto dai discepoli, ad indicare una distanza, un abisso di conoscenza tra lui e gli astanti.

6Questo passo viene spesso preso a riferimerimento, da vari autori, come esempio per sottolineare l'adesione del pensiero gnostico al concetto di reincarnazione.

7Cfr. Vangelo di Filippo: "Erano tre, che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte" (Vangelo di Filippo, logion 32, a cura di Marcello Craveri).

8Pistis (pistiV), sostantivo femminile, in greco significa credenza, convinzione, fede. In senso samaeliano qui la traduciamo come potere, in quanto la fede, quale volontà creativa, è potere plasmante.

9Si noti che nel cap. 29 Gesù dice: "Pistis Sophia, il suo compagno e le altre ventidue emanazioni formano le ventiquattro emanazioni emanate dal grande e invisibile padre primordiale e dai due grandi dotati di triplice potenza". Da un punto di vista cabalistico sappiamo che il 24 indica il 6, ossia il sesto mistero, che nei tarocchi egiziani è l'Indecisione oppure l'Innamorato, ossia l'uomo conteso tra l'amore profano e quello divino, tra materia e luce.

10Vedi cap. 30 parte finale: "Per ordine del primo comandamento, il grande dotato di triplice forza, l'arrogante, uno dei tre dotati di triplice forza, perseguitava Sophia nel tredicesimo Eone affinché guardasse verso le parti inferiori [...] e le fosse così tolta la sua luce". Vedi anche cap. 31: "con questo pensiero uscì dal suo luogo, cioè dal tredicesimo Eone e discese al dodicesimo Eone".

11Esotericamente il leone simbolizza la Legge divina.

13Si ricordi che il tredicesimo eone è il luogo della giustizia, luogo di miscela tra luce e materia.

14Citando Samael Aun Weor: "L'Anima, il sesso, la tentazione, la caduta, la rigenerazione, sono nascosti nel sesto Mistero" (vedi bibliografia). Il sesto mistero, come abbiamo visto, è l'uomo.


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