La terra trasfonde vibrazioni continuedentro il cuore, e questo sei tue se la gente scopre che sai suonare la chitarra,via, prendi un biglietto o sei costretto a suonareper tutta la vita senza mai che riesci ad andar via.Che cosa c’è, quando hai smesso di suonare, un pratoo un bosco tra te e la ferrovia o tra te e la riva del mare?Da qui c’è un campo con alberi di fico e un melogranoe mai l’erba che c’è d’autunno tutta trifoglio maturonell’aranceto che, lo ricordo ancora, quando la miaragazza faceva la carriola nei miei 6000 metri quadraticome avrei potuto pensare di riuscire a coltivarlio quantomeno a falciarne l’erba poi in primaveraquando il trifoglio maturo si era mutato in erbacciamaledetta che la mia falce da sola nulla potevacontro la sua resistenza e allora si agitavano attorno tra la mia testa e il canale dell’acquacornacchie e pettirossi e nella stagione adatta
tempo del cuore dell’anas barbariae, cheaveva questo nome primordiale dell’anatrail fiume Guadiana, che, a prime due vocali invertite,è l’archetipo-epiteto del nome che mi fa poeta,tenendo così a distanza l’Ortomixovirus di tipo A,B,Ccon la suggestione che potesse rendermi immune anche allabarbarie di chi non ha né cuore né fegato|
e avrei messo a segno parecchi colpi
con una nuova generazione di ragazze
e poi avrei conosciuto una cantanteche mentre lei faceva una canzone e altoera il resoconto della Siae io avrei fatto il poeta
[ per il quale la Siae -nonostante abbia fatto il giornalista
fiscalizzando a diritto d'autore- ha perso un po'
della sua funzione terribilmente Heimlich sol
quando gli si è insufflato nell'orecchio il canto
e il nome di Sia ] e il bel fante della cantante
che aveva gli occhi chiari
e un podice ospitale e normannosol per quel biglietto che a che cosa serviràmai se nessuna anima potrà mai sfuggireal destino eterno della vita, che non è la libertào il cantare il fare versi né il liberarsi del mondoquanto almeno si sia stanchi di trainare tantecarriole per 6 chilometri quadrati da una stagioneall’altra senza aver avuto il tempo per impararea suonare il violino col biglietto di ritorno imparai a guardare a distanza podici e gambee anche a misurare i passi e il peso che con queipassi fa da pondus dentro quell’aria che alla lucedel sole rotea sempre più in alto e lentamente sotto l’erba la guerra ha squilli di trombae ragazza mia non c’è più tempo per fermarsia guardare l’infinita bellezza del tuo tergoperché lo vedi ho qui un altro bigliettoed è il biglietto dello spirito del tempoe di trenta milioni di anime e del mio cuoreche non regge più la carriola e il mito tragicodell’Angelus di Dalí e non ho un paese chemi protegga dal lupo e dalla barbarieanche per strada in mezzo alla polvere e al doloredove pensi che possa arrivare con questo bigliettose il silenzio ha avvelenato la mia anima enon c’è più musica a dar letizia alla mia libido?
[da*♪Se fosse l’Antologia della Poetry-Song e del Bataclan ?]