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Il silenzio forzato

Da Marcofre

La bocca chiusa, i denti e le labbra serrate sono una brutta faccenda, una delle prove più dure al mondo, forse; ma non sono uno spreco di tempo, perché la maggior parte delle cose importanti si imparano, nella vita, in periodi di silenzio forzato.

Chi può essere? Esatto, Scott Fitzgerald: eppure di lui ho letto solo due romanzi e il libro in formato elettronico “Nuotare sott’acqua e trattenere il fiato”.
E ancora una volta qui si parla del tempo, del suo “spreco”.
Spesso siamo indotti a fare qualcosa di produttivo, di tangibile, con un valore quantificabile e verificabile. Anche con la scrittura.

Perciò dobbiamo ottimizzare. Quando sento questo verbo rabbrividisco. È sintomo di un’idea malsana: tutto deve avere un fine tangibile, altrimenti non serve e allora occorre giustificarsi.

Da qualche parte ho letto che lo scrittore Joseph Conrad diceva:

Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?

Ecco, costui NON stava ottimizzando. Era un perfetto fannullone che invece di scrivere in fretta, pubblicare, fare i soldi e pagare così bollette e affitto, se ne stava per delle ore a combinare un bel nulla.
Scott Fitzgerald ci svela inoltre una piccola verità: anche chi scrive non è estraneo a cosa accade attorno a lui. Spesso la realtà si mette in mezzo.

Carver aveva i figli, e il bucato da ritirare alla lavanderia a gettoni. La  scrittura era spinta in secondo piano, quando lui avrebbe desiderato fare solo quello.
Eppure, immaginare di chiudere il mondo fuori dalla porta perché “Il genio è all’opera” non solo è impossibile. È controproducente.

La scrittura ha leggi sue. Ho sbagliato, dovevo scrivere: ha i suoi tempi. Quello che accade deve depositarsi, sedimentare, e portare i suoi frutti. E non è detto che siano quelli attesi. Ho imparato poche cose purtroppo, ma su tutte questa: non puoi prevedere o programmare alcunché.

Avevo deciso che tra me e la scrittura non ci sarebbe mai stato più nulla. Per anni non pensato solo a lavorare, lavorare, lavorare: non è servito a molto perché (purtroppo o per fortuna: l’ultima parola a chi legge), sono di nuovo qui. Senza avere alcuna idea di cosa mi riserverà questo blog. Se mi riserverà qualcosa.

Eppure ho capito che non puoi scrivere di idee (come facevo una volta): perché alla fine ammazzi personaggi, e storia. Nemmeno è possibile imporre ai tuoi personaggi il percorso che vuoi TU.
Infine (è per chiudere il post): tutti i personaggi hanno pari dignità, non importa quale ruolo abbiano. Il silenzio mi ha insegnato queste cose; che poi sia in grado di tradurle in qualcosa di valore è un altro discorso.


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