Magazine Cinema
il dado è tratto. impossibile restare più di ventiquattrore senza internet o cellulare o televisione. soprattutto per le nuove e nuovissime generazioni. è lì- nel cuore pulsante dell’algida tecnocrazia- che è contenuta l’esistenza di milioni di persone. lì trascorrono le proprie giornate, stringono nuove amicizie, ne interrompono di vecchie (o inutili); lì si conoscono, danno appuntamento, fidanzano, alle volte si sposano, addirittura. impossibile pensarci senza il nostro prolungamento tecnologico: telefonino, iphone, ipod, blackberry, facebook, myspace, twitter, blog (sic!), e-book, e- ovviamente- la tv (in tutte le sue nuove, molteplici sfaccettature), più raramente la radio. insomma, tutta roba sulla quale nemmeno ci fermiamo più a ragionare tanto è diventata scontata e d’uso comune\quotidiano.
II.estensioni robotiche
praticamente, trovarsi senza un surrogato elettronico tra le mani e\o davanti agli occhi è sinonimo di cervello spento. la spina staccata. persino leggere un libro diventa un’attività faticosa. la tecnologia ci fa vivere in uno stato di perenne dis-trazione: senza il nostro equivalente cibernetico (i social network in primis, tutti gli altri supporti poi) siamo spersonalizzati, essenzialmente vuoti. senza estremizzare o generalizzare, ovviamente, però bisogna tener conto che si tratta di un segnale fortissimo, anche se circoscritto a una porzione- fortunatamente- ancora di limitate dimensioni.
III.des morts en permission
tutto questo è non solo segnale, ma il sintomo di una malattia vera e propria. è una distorsione. è appiattimento dell’Uomo a puro Oggetto: più praticamente, possiamo dire che l’essere umano si sta conformando al metro tecnologico. l’Uomo a misura di computer. è un processo antico, ovviamente, scaturito secoli fa e ancora in via di evoluzione, ma è divenuto drammaticamente evidente soltanto negli ultimi trecento anni (più o meno), da quando lo sviluppo industriale e tecnologico ha iniziato a creare strumenti apparentemente ad uso e consumo dell’uomo, che, in verità, (e tolte le possibile ambiguità semantiche) sembrano manipolarci: così, da strumento per lo scambio di dati e informazioni, la stampa (è chiaro ormai da tempo) è un instrumentum regni, di dominio e, quindi, di coercizione; così le meraviglie dell’industria, forse l’esempio più lampante per chiarire la questione; o, ancora, i mezzi di trasporto, gli spazi abitativi, e praticamente tutto quello che, a oggi, si considera essenziale per una vita nel segno del benessere e della civiltà.
IV.cannibalismo (conclusioni)
l’uomo sta diventando anch’esso una merce, uno dei tanti prodotti e sotto-prodotti che noi stessi fabbrichiamo. vivere senza elettricità è un’eresia, nel mondo moderno. starsene senza connettersi a internet, senza guardare la televisione o senza usare il telefono genera un incontrollabile senso di irrequietezza e nervosismo, ansie. siamo completamente dipendenti da dei semplici strumenti, invenzioni, marchingegni, insomma: banali utensili. impossibile non pensare che tutto questo ci stia facendo del male, ci stia svilendo. non è forse, tutto questo, una follia?
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