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Il Sindaco e la città

Creato il 18 novembre 2014 da Carteinregola @carteinregola

Il Sindaco ha fatto il suo discorso in Aula Giulio Cesare  e ha detto fermamente che non intende cambiare squadra. Ha quindi deciso di non assecondare le pressioni che gli sono state fatte da eminenti rappresentanti del suo partito che chiedevano un drastico rimpasto. Noi da adesso possiamo ricominciare a citicare Marino  per tutte le cose che non vengono fatte o per le cose che vuol fare su cui non siamo d’accordo. Ma criticheremo un Sindaco che ha dimostrato di sapere il fatto suo.

Forse oggi davvero si apre una nuova pagina per la città

(in calce il discorso del sindaco messo a disposizione da Pietro Filotico)

aula 18nnov

Siamo in aula Giulio Cesare. La sala è affollatissima. Molta gente è rimasta fuori per problemi di capienza. Ma va detto che il Presidente Coratti, forse anche dopo el nostre sollecitazioni, oggi ha fatto entrare tutti. Nel centro della platea c’è un nutrito gruppetto di area centrodestra (abbiamo riconosciuto alcuni membri di comitati che partecipavano alla manifestazione di sabato scorso) con naso da clown, non si sa se per  dare del pagliaccio al Sindaco o a se stessi. Agitano cartelli sulle multe e giochi di parole sul “daje”. Ma  numericamente si rivelano assai più consistenti i sostenitori di Marino, alle due ali della sala: un paio – organizzati – hanno portato le bandiere della lista civica, la maggior  parte invece si mette a cercare fogli di carta su cui scrivere alla bella meglio la solidarietà al Sindaco.

aula 18 novembre 2014

Marino fa il suo discorso, interrotto spesso dai fischi dei “centristi” organizzati e dagli applausi delle ali sostenitrici, in cui ci sono  molti consiglieri  municipali. Vicino a noi  c’è un consistente gruppo del II Municipio.

Marino risponde puntigliosamente sulla questione delle multe (caricheremo più tardi i principali spezzoni del discorso); Pomarici, perso l’aplomb del Presidente del Consiglio dell’era Alemanno, prova a interromperlo sventolando un cartello che non si legge, ma nessuno dei suoi colleghi lo segue, il pubblico lo apostrofa, rinuncia.

 

Il Sindaco finisce il discorso: annuncia che si impegnerà per migliorare il lavoro su molte criticità della città,ma dice fermamente che non intende cambiare la squadra. Niente rimpasti. E questa ci sembra  una buona notizia,  soprattutto per la democrazia , e per quei cittadini che  hanno  scelto questo  Sindaco  con le primarie e l’hanno eletto con il 63% dei voti,  per i quali sarebbe stato un vero schiaffo che Marino obbedisse alle   incredibili interferenze di eminenti esponenti del Partito Democratico Nazionale come il senatore Zanda e il vicesegretario Guerini (*). Interventi fuori luogo, che rivelano quanto certa classe politica tenga in considerazione la volontà degli elettori e quanto ritenga normali  simili  diktat calati dall’alto sul primo cittadino di Roma Capitale. Il tam tam solidale che si è scatenato sul web tra militanti, consiglieri e normali cittadini e la presenza in aula di una  “resistenza” alquanto spontanea, dimostra che questa politica calata dall’alto a Roma ha fatto il suo tempo.

Adesso possiamo ricominciare a citicare il Sindaco per tutte le cose che non vengono fatte o le cose su cui non siamo d’accordo. Ma critichiamo un Sindaco che ha dimostrato di sapere il fatto suo. Forse oggi davvero si apre una nuova pagina per la città.

Il discorso del sindaco Ignazio Marino

Ringrazio il Presidente e tutte voi e tutti voi consigliere e consiglieri per avermi dato l’opportunità di comunicare in relazione alla nota vicenda delle multe al Sindaco che ha
interessato politica, commentatori e media.

Potersi muovere in tutta la città, anche con mezzo proprio, è un diritto riconosciuto agli eletti dalla vigente normativa di Roma Capitale – come chiarito dalla nota dell’Avvocatura
resa pubblica negli scorsi giorni. Un diritto che credo sia facile da comprendere e condividere.
In particolare la delibera di giunta 183 del 16 gennaio 1996 (integrata dalle successive modifiche) stabilisce che per esercitare questo diritto al Sindaco vengano rilasciati 4
permessi Ztl per quattro differenti automobili.
Per il rilascio di questi quattro permessi non è necessario che il Sindaco faccia diretta richiesta. È prassi che siano gli uffici dell’amministrazione ad occuparsene e a dover
garantire che le automobili siano fornite di regolare contrassegno durante l’intera durata del mandato. L’errore da cui nasce tutta questa vicenda è un ritardo nel rinnovo del permesso.

Ma cosa è successo in dettaglio? Quando il permesso annuale richiesto all’inizio della
consiliatura scade, gli uffici competenti non procedono al rinnovo per tempo, lasciando così l’auto senza contrassegno valido, ma non facendo certo venir meno il diritto a
circolare. Gli stessi uffici, una volta riscontrato il ritardo, attivano l’iter per il rinnovo e avvisano l’Agenzia per la mobilità, che emette fisicamente i contrassegni – ci tengo a precisare che, essendo un’Agenzia di Roma Capitale, è naturale che i rispettivi uffici lavorino in collaborazione. L’Agenzia della mobilità, in attesa del rinnovo, produce un’autorizzazione temporanea elettronica – quindi senza contrassegno da esporre – con effetto retroattivo, a valere dalla scadenza del precedente permesso.
È dunque chiaro che l’automobile, come è facile desumere dalla documentazione
disponibile, è sempre stata autorizzata a circolare ed è per questo che le famose multe
di cui da giorni si parla sono state automaticamente annullate.

Ho finora sempre parlato di Sindaco, e non della persona: perché qui stiamo parlando della carica istituzionale e dei diritti che Roma Capitale gli riserva.
Sono diritti che riserva anche ad altre cariche amministrative ed elettive, ma questo lo sapete bene visto che molti di voi usufruiscono dello stesso diritto ed hanno in questo momento in uso un contrassegno Ztl pagato dall’amministrazione capitolina.
Sapete quindi anche bene che i contrassegni Ztl sono assegnati all’auto, senza limiti di uso della stessa e senza vincolo su chi è presente o meno a bordo – la delibera 1779
del 28 maggio 1996 dice testualmente che l’avente diritto al permesso “non deve necessariamente risultare a bordo dell’autovettura che transita all’interno della Ztl”.

Ora vengo a me. Come è ormai noto, avendo una sola auto, la famosa Panda rossa, ho usufruito di un solo permesso sui quattro disponibili, permesso che è stato richiesto dagli uffici al momento del mio insediamento. Avendo rifiutato la protezione che mi era stata indicata dalla Prefettura (con nota dell’ottobre 2013), oltre alla bici non ho altri mezzi per muovermi privatamente in città. Come spiegavo in precedenza e come ho detto negli scorsi giorni, per l’uso della mia Panda non ho alcuna multa pendente.
Le multe scaturite dai passaggi ai varchi nella fase di ritardo del rinnovo del contrassegno sono state annullate, e nulla sono tenuto a pagare, come certificato anche questo dalla documentazione disponibile.

Ci è voluto un po’ di tempo a ricostruire i diversi passaggi della vicenda, è vero. Anche per effetto di una normativa chiara nei principi ma disordinata nelle regole applicative, che adesso andremo a modificare. Questo ha causato l’impossibilità di fornire per tempo tutta
la documentazione – che finalmente è disponibile per Consiglio, media e cittadini – e quindi di dare le informazioni e la ricostruzione completa dei fatti per gli amanti della materia.
In questo percorso di ricostruzione, sabato 8 novembre mi sono stati sottoposti documenti che gli uffici ritenevano prova di una manomissione informatica, e ho ritenuto mio dovere presentarli agli organi inquirenti per una loro valutazione. Si è gridato allo scandalo, ma intanto le autorità competenti stanno indagando e attendo, come dovremmo fare tutti prima di giungere a frettolose conclusioni, che facciano il proprio lavoro.

Dalla ricostruzione che ho fatto, è evidente che siano stati commesse delle disattenzioni da parte degli uffici competenti nel seguire correttamente tutta la procedura.
Errori che non hanno prodotto danni a nessuno, se non a me stesso. Ritengo siano errori di gravità assai limitata, errori cui si è rimediato, errori che non giustificano il clamore che si è costruito intorno a questa vicenda. Ho sentito e letto ipotesi e parole del tutto ingiustificate.

Ho letto di mie dimissioni e vi dico la verità ho sorriso. Chi parla, pensa o scrive di mie dimissioni davvero non vuole comprendere la dimensione della nostra sfida.
Non è una sfida personale. È l’ambizione di cambiare Roma. Di farla uscire dalle macerie economiche e morali in cui è precipitata dopo anni di incuria e di disinteresse per il bene pubblico. Non ho mai pensato di riuscirci da solo, è la sfida collettiva di questa classe dirigente. Ne siamo convinti: la strada intrapresa è la più difficile, ma è quella giusta.

Ho detto che ci sono tanti poteri e tanti interessi che non gradiscono il lavoro che stiamo facendo. E lo confermo. Chi vede finire monopòli, rendite di posizione, abusivismi, corruzione, mancato rispetto delle regole, chi in quel sistema che stiamo contrastando trovava la ragione della propria forza, è normale che non gradisca il nostro lavoro, e
che ci osteggi duramente. Ed è normale che faccia lo stesso chi è stato ed è sodale di quei poteri e di quegli interessi che arricchiscono pochi ma impoveriscono gravemente la nostra comunità, una comunità che fatica a credere che le cose possano cambiare e che rischia di cadere nel cinismo e pensare solo a ciò che accade dentro la propria casa.Io invece credo che i tempi siano cambiati. I cambiamenti che la mia giunta sta attivando sono profondi.

Ma come tutti i cambiamenti profondi per vedere i risultati occorre tempo.
So che la città è in sofferenza, ma abbiamo consapevolmente e convintamente scelto di non lavorare su palliativi, ma su cure che la rimettano davvero in sesto. I benefici non si vedono ancora e capisco chi sottolinea le difficoltà, ma non sono preoccupato per il consenso e sono sicuro che la direzione presa è giusta.
Non sono qui a cantare le lodi della giunta, se volete possiamo dedicare una riunione alle cose realizzate in questi 16 mesi.
So perfettamente che ci sono settori in cui potremmo essere più incisivi, va data maggiore attenzione ai più deboli e alla cura della città. Come so che per realizzare fino in fondo
quelle ambizioni di cambiamento c’è ancora moltissimo da fare. Sarà mia responsabilità dimostrare che con le giuste scelte sapremo riuscirci, insieme: sindaco, giunta, forze di
maggioranza, cittadini che vogliono cambiare. Chiedo a tutti di lavorare in modo costruttivo e concreto.

Ho trovato surreale che per una settimana la principale questione da dibattere sia stato il gossip sulle multe. Qualcuno ha voluto attaccare me e la mia immagine, ma ha finito per colpire tutta la politica cittadina, che si è trovata esposta e rappresentata come incapace di attivare dibattiti e decisioni utili alla città.Si è scelto di strumentalizzare una vicenda che spero sia finalmente chiara a tutti nella sua limitata portata. In questa settimana di morbosa attenzione la mia auto è anche stata fotografata in divieto di sosta.
Anche di questo mi assumo la responsabilità e chiedo scusa a romane e romani.
Per ironia della sorte per quell’infrazione non ho ricevuto nessuna multa.
Purtroppo non sono passati vigili a controllare: non sono ironico, penso che i controlli debbano essere rafforzati ovunque.

Tutti possiamo sbagliare, ma bisogna saperlo ammettere ed essere pronti a rimediare.
Per questo vi assicuro che non smetterò di essere inflessibile sul rispetto delle regole, per me stesso e per chiunque altro a Roma. Dobbiamo dedicarci tutti insieme alle cose che contano per Roma.
È quello che ho continuato a fare durante questi ultimi dieci giorni, non lasciandomi distrarre da polemiche e attacchi strumentali.
Tra le altre cose abbiamo inaugurato la Metro C, un’opera che attendeva di essere aperta “solo” dal 2011 e che in 16 mesi siamo riusciti a consegnare ai romani.
Tra le altre cose ci siamo occupati dello stadio della Roma, per rassicurare la proprietà sulla nostra intenzione di procedere su un investimento privato di circa 1,5 miliardi di euro, che porterà infrastrutture pubbliche e 3000 posti di lavoro solo nella fase di costruzione.

Tra quelli che mi hanno scritto dopo aver letto le voci di presunte dimissioni, oltre a tanti cittadini, c’è stato anche il Presidente Pallotta, preoccupato che un eventuale cambio di
guida del Campidoglio possa far naufragare il progetto. L’ho rassicurato, come ho rassicurato tutti i cittadini: per quanto mi riguarda non ci sono dimissioni né elezioni in vista. Andiamo avanti, in modo convinto e deciso. Nei giorni in cui alcuni si arrovellavano sulle multe, ho lavorato con il Ministro dell’economia per sbloccare il patto di stabilità, assicurando 150 milioni di euro in più per la nostra città che sono già stati inseriti nell’assestamento di bilancio. Assestamento che ridà fiato ai municipi, a territori in cui c’è bisogno vitale di risorse per ritornare a respirare.
La settimana scorsa, poi, sono stato a Londra invitato ad un forum per investitori privati organizzato dal settimanale The Economist per discutere alcune idee di cambiamento
della città. Ritengo che sia parte dei miei compiti istituzionali rimettere Roma nella mappa del mondo, dimostrando che sappiamo accettare le sfide globali e abbiamo idee ambiziose e innovative per vincerle
.
Se invece pensate che sia giusto che la Capitale d’Italia resti la cugina provinciale delle capitali europee – perché questo è quello Roma stava diventando – criticatemi pure.
In questi dieci giorni sono esplose le tensioni a Tor Sapienza. C’è un disagio profondo, diffuso in molti quartieri periferici, che conosco. Ma ci sono anche strumentalizzazioni, cedimenti beceri a sentimenti razzisti, componenti criminali che soffiano sul fuoco del disagio e della paura. A questo dobbiamo opporci, ai cittadini dobbiamo rispondere, coniugando qualità della vita, sicurezza e accoglienza.
Domenica all’Infernetto ho fatto in modo che un gruppo di cittadini incontrasse i bambini trasferiti dal centro di Via Morandi. In un momento di tensioni e rabbia è stata
un’occasione di umanità e solidarietà, che ha finito per avvicinare cittadini romani e bambini profughi, uniti dalle speranze di futuro che leggiamo nei loro occhi.

Come ho dimostrato anche in questi ultimi giorni sono abituato a metterci la faccia.
E ci metto la faccia anche oggi, anche sulle multe.
Dicevo prima che se errori ci sono stati da parte dell’amministrazione, di questi errori io sono la vittima – la sola vittima – esposto a multe che non avrei dovuto ricevere.
Ma un Sindaco non può essere vittima dell’amministrazione che guida. E allora ho scelto di assumermi la responsabilità dell’errore e comportarmi di conseguenza.
Ho detto agli uffici – che pur mi comunicavano che non ero tenuto a farlo – che volevo pagare le multe.
Mi sono state indicate le somme e ho pagato. Non alla cassa dell’ufficio contravvenzioni, che non poteva ricevere il pagamento, visto che le multe erano annullate, ma all’ufficio postale, con semplici bollettini che ho compilato per un totale di 1.021,52 euro, che almeno ritroveremo nelle casse del Comune in vista dell’assestamento di bilancio.
Ripeto: non dovevo pagare, ma ho voluto pagare. Per non creare un conflitto tra Sindaco e amministrazione e per eliminare qualsiasi residuo dubbio sulla regolarità di quanto accaduto.
Dubbio certamente anche vostro, care consigliere e cari consiglieri, ma soprattutto di cittadine e cittadini che ci osservano e giudicano ogni giorno.
Spero che questo serva a spegnere l’attenzione morbosa che ha accompagnato questa vicenda.

E spero che si smetta di chiedere le mie dimissioni: sarebbe l’unico caso al mondo in cui si chiede di dimettersi ad un sindaco che ha pagato multe che non doveva pagare.
Concentriamoci invece sulle cose da fare, che sono tante, e sui cambiamenti attivati e da realizzare.
Sulle regole e sulle ambizioni per cambiare Roma.
Quando volete parliamo di questo.
Grazie.



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