Anche quest’anno Il Sole 24 ore ha diffuso la propria classifica, come fa da 25 anni, sulle province più vivibili d’Italia, e anche quest’anno siamo di fronte a una netta spaccatura tra Nord, Centro e Sud.
Al primo posto abbiamo Ravenna, che scalza Trento, e chiude il podio Modena. Tra le città maggiori, abbiamo Milano all’ottava posizione, Roma dodicesima, Firenze sedicesima, Torino cinquantaquattresima. In fondo il Sud, con Palermo e Napoli alle posizioni 95 e 96, Bari novantunesima, Catania novantanovesima, Reggio Calabria e Agrigento chiudono la classifica alle posizioni 106 e 107.
Poiché tutto tace riguarda i parametri utilizzati, dobbiamo dedurre che sono gli stessi utilizzati lo scorso anno, dunque (non li cito tutti) i consumi, prezzi delle case, depositi bancari, importo delle pensioni, disponibilità di asili, sanità, infrastrutture, numero di imprese, occupazione femminile, criminalità in generale, numero di abitanti, divorzi e separazioni, tasso di migrazione, numero di stranieri, librerie, cinema, copertura ADSL, ristoranti e bar. Il Sole 24 Ore sottolinea, inoltre, i risultati scarsi di molte province del Nord e delle grandi aree metropolitane sul fronte della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Fattori, come è evidente, di tipo economico, perciò non mi lascia sorpreso questa classifica: se i gestori dei servizi ADSL investono soprattutto al Nord, se i cittadini del Sud sono costretti a curarsi al Nord perché lo Stato qualche lo dà per le cure e non per comprare i macchinari (e i soldi delle cure finiscono al Nord), se al Sud gli asili nido pubblici non esistono, se le pensioni sono misere perché il lavoro è stato misero se non inesistente, se i depositi bancari sono più grassi al Nord perché è lì che si vanno a concentrare i capitali gli investimenti e si dirotta il 92% dei fondi della Cassa per il Mezzogiorno, se l’Alta Velocità non arriva più in giù di Salerno e ignora la costa adriatica meridionale, se la disoccupazione al Sud è molto più alta che al Nord e i soldi per i consumi non ci sono e tutto il resto, allora è normale che il Nord sia concentrato nella parte più alta della classifica, perché è più ricco e non lo scopriamo oggi.
Devo tuttavia ricordare ancora il tasso di suicidi in Italia, che al Nord è più alto che al Sud, e quello europeo, che è più alto in Danimarca e nella Penisola Scandinava, la zona più ricca ed efficiente del continente: ragionando sui parametri del quotidiano milanese dovrebbe dunque essere la più felice, e allora perché c’è così tanta gente che si dà la morte? Coloro che si suicidano non lo fanno, forse, perché sono profondamente infelici? Assistiamo, inoltre, a una proliferazione di fattori economici, quando quelli che riguardano il paesaggio, il clima, la cultura, l’inquinamento e così via sono estremamente limitati, e sono quelli che favoriscono proprio il Sud. Senza soldi non si cantano messe, è vero, però la qualità della vita, evidentemente, dipende anche da altro.
In foto ho messo la Valle dei Templi di Agrigento, immaginatela a febbraio, disseminata di alberi di mandorlo in fiore, bianchi e rosa: può mai essere il più infelice d’Italia chi abita lì?
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