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Il solito post che finisce sempre in un flusso di coscienza

Da Word3press

La paura di vivere è un sentimento non estraneo al nostro tempo.
Cioè, non lo so.
Forse è un sentimento estraneo a molti,
persone che non hanno problemi a condurre un’esistenza sostanzialmente ordinaria,
niente di trascendentale.
Persone che sono consapevoli del proprio valore, che conoscono il mondo e non hanno problemi particolari in quanto riescono a mantenere delle aspettative basse.
Aspettative basse significa che uno conosce una persona e non permette che le sue giornate siano influenzate da come gli gira a quella persona.
Nella mia vita, l’elemento importante sono io, e, che tu ci sia o no, io campo lo stesso.
E lo sai perché in questo momento della mia vita io non sto riuscendo a campare senza di te, schifoso essere?
Perché negli anni della mia amorfa infanzia, quando il cervello di un bambino sensibile è mostruosamente plastico e vulnerabile, e se tu gli dai una ditata, quella rimane impressa, come su un panetto di creta,
il messaggio subliminale (ma nemmeno tanto) che mi è stato diteggiato nel cervello è qualcosa del tipo Da quando ci sei te, son cominciati tutti i problemi, quindi, se non ti si può togliere di mezzo fisicamente, fai almeno finta di non esistere, e noi ti agevoleremo in questo.
Per cui posso dire che non mi è stato insegnato ad apprezzare quella che dovrebbe essere la persona più importante della mia vita: me stessa.

“Una merda di mosca sulle carte dell’alto comando” (cit.)



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