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Milano è un posto strano. In questo, oltre a far rima, c'è anche un pizzico di verità. Un pallido esempio di questo grigio spaccato di mondo è rappresentato dal più classico dei cliché del trasporto milanese: il tram.Eccone, per punti, una breve fenomenologia:
1 - Il tram non ha orari. E' libero, come l'aria. Ora c'è ed ora no. In questo embrione di anarchia si cela il brivido di un'insicurezza quotidiana che rende i milanesi dei soggetti dal cuore impavido, alla stregua di cavalieri di altri tempi, pronti a sfidare giorno dopo giorno le terribili insidie del nemico comune ATM. Non ha orari, dicevo. Quelli che, anno dopo anno, qualche buonanima si ostina ad appendere alle fermate, più per abitudine che per vocazione, vengono sistematicamente distrutti dai vandali o, nella migliore delle ipotesi, recano scritte arcane stile "ogni 7 minuti" che dovrebbero rendere matematicamente impossibile l'aspettarlo per 20. Dovrebbero...Per non parlare di quei malefici tabelloni luminosi che mostrano, a chiare lucine rosse, il numero del tram con i minuti che lo separano dalla fermata. Essi sono a dir poco delle diavolerie in grado di far passare, talvolta, interi quarti d'ora nell'arco di un minuto e di disciogliere quest'ultimo in un'attesa interminabile che porta i pendolari, smarriti, a dubitare del loro proprio orologio.
2 - I tram di una volta , gialli e sconnessi, hanno interni di finta radica e lampade curiose appese al soffitto, solitamente una diversa dall'altra, a testimonianza di decenni di piccoli incidenti e bruciature. Eppure loro (come collettivo, più che come singole!) resistono stoicamente. Se ne stanno lì, sul soffitto, a lanciare la loro luce giallastra come nel salotto della nonna. Il viaggiatore bergamasco le guarda inebetito, ancora innocentemente convinto che il vero progresso stia nel neon. Sciocco!
3 - Gli abitanti di questi luoghi tutt'altro che ameni sono forse, tra tutto, il dato più curioso. Tanto per cominciare rappresentano la punta di diamante nell'evoluzione della specie. Sopperiscono, infatti, all'olfatto, che hanno molto limitato allo scopo di difendersi dalle incursioni di dopobarba mattutini di quart'ordine spalmati a vagonate e sudori di Kebab alle 8 di mattina, con delle impareggiabili (e, a tratti, francamente soprannaturali) doti di equilibrio. Facoltà che permette loro di leggere libri, giornali o, talora, intere enciclopedie in un impeccabile ortostatismo, pur senza l'ausilio di supporti di sorta. Vile colui che si regga ad un palo! La stessa immagine sbiadita che campeggia nelle nostre menti dell'ingegnere milanese con la 24 ore e il braccio perennemente a 90 gradi saldamente agganciato ad una di quelle maniglie che piovono dall'altro, è ormai superata da questa generazione di moderni supereroi. Il tram scorre tra le vie e loro, talora appoggiandosi noncuranti alle schiene altrui (forse per fingersi umani?), non perdono nemmeno un capoverso.
Il loro orologio biologico, non da ultimo, è altrettanto sviluppato e permette loro, pur non alzando mai gli occhi sulla strada (Giammai!) non di scendere, ma di scivolare dal tram alla fermata corretta, insensibili alla calca.
4 - Sui tram, è bene dirlo, manca un cartello d'avviso fondamentale. Oltre ai doverosi quanto superflui "Durante la marcia reggersi agli appositi sostegni" o "Vietato fumare" (per tacer del curioso "Vietato sputare dai finestrini", che ancora si scorge su qualche mezzo d'epoca) ci vorrebbe un bel "Attenzione alle mani", appiccicato davanti a quegli "appositi sostegni" appena menzionati che si ergono davanti alle porte a soffietto dei tram più datati. Infatti lo sprovveduto bergamasco che volesse, inopinatamente, usufruirne per provare a mantenere una stazione eretta tanto sudata nel corso dei millenni, ne farebbe le spese con le sue dita, tranciate inesorabilmente alla prima fermata. Lo spazio che intercorre tra codesti pali e la porta infatti, non è più spesso di un capello e sembra appositamente congegnato, come affermano le malelingue, per punire i non indigeni.
Il mio status di "forestiero", in realtà, è confermato anche da un ultimo dato. Per scrivere questo breve racconto, con il mio cellulare, un milanese avrebbe impiegato lo spazio di un paio di fermate.Io ho avuto bisogno di 4 viaggi.Ma non sono caduto!Almeno per ora.
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