
L’ectomorbido culo di Simone,l’oggetto flottante magico
Nel campo delle cose heimlich,anamorfiche, la macchia cosìintrinseca che non ha segno precede la disubbidienza o comprende ladisubbidienza, perché frustra spiegazione e comprensione.Una visione periferica, l’ectomorbidoculo di Simone Dauffe, nel momento in cui declina un saluto al mercato conun’amica o alla Fête Médiévale, è la “macchia umana” che è speculare a un altrosemplice gesto, quasi anamorfico,insignificante.Questa “prossemica anamorfica”, oprossemica della macchia, in un determinato contesto, ma che abbia sempre unche di “conclusus” anche nell’apertura della Foire, contiene due campi diforza, quello che sente la fica e quello che sente la verga.L’anamorfismo dell’oggetto flottante magico ècorrispondente allo stato amorfo delbioritmo, cioè sarà le jour de Simone,le jour critique del ciclo Fisico, Emotivo o Primario: allora, la percezionedel culo ectomorbido nei pantaloni grigi prenderà al laccio la libido delpercipiente.Il morbido culo ectomorfico di SimoneDauffe prende al laccio, è lì cheguarda per prendere nel momento in cui, allontanandocene leggermente, poco apoco, a lato, e poi voltandoci, vediamo quel che significa l’ “oggettoflottante magico”[1].Il culo ectomorbido è come se fosseguardato dallo sportello di Dürer nell’istante in cui la prospettiva geometralenon è stabile o ferma, e perciò è l’istante che diviene immobile, facendosiessenza del fantasma fallico: “preso” così il culetto ectomorfico, che,d’improvviso da quell’angolo di passaggio in un attimo, è lì che ti guarda daipantaloni grigi, come se fosse in stato di riposo, o intrinseco, diciamo che èlì nella sua intrinsecità, non ha ancora la forma che potrebbe avere per cosìdire sviluppata, ed è allora che girandovi o con la visione perifericanell’andarvene, come se ve ne steste andando in un’altra stanza, cogliete sottoquesta forma, che cosa? L’ oggettoflottante magico.Che, tra l’essere e l’apparire, èessenzialmente altrove.Non è nella linea retta, difatti tiguarda obliquo, è nel punto luminoso, irradiazione,sfavillio,fuoco, fontezampillante di riflessi.Che si rifrange, sidiffonde,inonda,riempie,trabocca anche.Apparire delicato e inatteso quasiflottante nel suo stato ectomorfico, ma che guardando prende al laccio ilfantasma fallico, ed è allora che diffonde l’ectomorbidezza del suo essere(peril cazzo).Essenzialità fisica del desiderio,ectomorbidezza che riempiendo lo sguardo fa traboccare, fa zampillare ilfantasma fallico che è lì nel suo punto luminoso, da cui rifrange.Momento della metafora, dono,regalo alposto del fallo che, avvenendo a livello della pulsione invocante, ratifica ilriflesso del desiderio, la sua propagazione.Quando, nell’amore, si domanda unosguardo, “quel che c’è di radicalmente insoddisfatto e di sempre mancato è che Tu non mi guardi mai là da dove ti vedo[2]”.Nell’attimo dello spostamento obliquo,ciò che ti guarda è,invece, là da dove ti vede e, inversamente, ciòche guardo è ciò che vuole vedermi.L’”oggetto flottante magico”, nelmomento in cui prende al laccio il desiderio, è questo che dice:Vuoivedermi da dove ti guardo?Ebbene,guarda, è questo!Dà qualcosa in pasto all’occhio, nellageometria del contesto nella prossemica morale che lo definisce, ma invitacolui a cui il quadro è presentato a deporre là il suo sguardo.L’effetto pacificante della pittura èqui un effetto parzialmente gratificante.È dato qualcosa non tanto allo sguardoquanto all’occhio, qualcosa che comporta abbandono,deposito, dello sguardo.L’oggettoflottante magico, è questo, da dove ti guardo, ed è questo il luogo deldesiderio che è colto al laccio, ed è là da dove ti vede, l’oggetto flottante magico irradia ilfantasma fallico ed è là da dove vede il desiderio che guarda e che per esserecosì sfavillante è perché, essendo riempita del fantasma fallico, trabocca, statraboccando.E’ questo, il mio culo ectomorbidofonte zampillante dei riflessi del fantasma fallico, che è lì nel puntoluminoso irradiazione, sfavillio, fuoco, che si rifrange, si diffonde, inonda,riempie,trabocca.
[1] Cfr.Jacques Lacan, Il seminario,Libro XI, trad.it.Einaudi,Torino 1979, in particolare: La linea ela luce:pag.94.[2] Jacques Lacan, trad.cit.:pag.104.
da:


Leggi anche: 1. torinoe i pomodori ineffabili di san gervasio2. madame qui veut du mou: da chambonheur3. la table della morue lyonnaise
4. chambonheur 4 : la misura del linguaggio