Nulla poteva offuscare lo splendore dello straordinario sorriso dipinto sul melanconico volto d’Augusto.
Sulla pista,
quel sorriso aveva qualcosa di particolare,
di astratto,
d’infinito:
esprimeva l’ineffabile.
Ai piedi d’una scala tesa verso la luna,
Augusto si sedeva in contemplazione,
fisso il sorriso,
perduti lontani i pensieri.
Questa simulazione d’estasi,
che egli aveva portato a perfezione,
faceva sempre una grande impressione sul pubblico:
pareva il sommo della stravaganza.