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Il sorriso dell'Infanta Cristina, che non è piaciuto agli spagnoli. L'urgenza della sua rinuncia ai titoli
Da RottasudovestLa strategia di difesa di Cristina è chiara e si basa sull'amore: lei non sapeva, si fidava ciecamente del marito e firmava tutto quello che c'era da firmare senza leggere, perché glielo chiedeva lui, l'amatissimo Iñaki. I media mostrano indignazione, sostenendo che questa strategia denigra la donna. E sarà anche vero, ma quante donne, onestamente, non fanno la stessa cosa per evitarsi la fatica di approfondire, per disinteresse verso gli argomenti economici "perché tanto se ne occupa lui", per fiducia verso il compagno, più esperto e più attento? Che Cristina abbia fatto la stessa cosa è del tutto plausibile e persino comprensibile, proprio perché si tratta di un atteggiamento diffuso tra molte donne di tutte le generazioni. Non è affatto accettabile né giustificabile che lo abbia fatto un'Infanta di Spagna, settima nella linea di successione al trono. Come membro della Famiglia Reale spagnola, Cristina avrebbe dovuto vegliare che ogni suo atto, ogni sua firma, sotto qualunque documento, fosse inattaccabile e irreprensibile da un punto di vista etico, morale e legale. Il fatto che abbia delegato ogni decisione dell'economia familiare al marito, così come lascia percepire la sua strategia di difesa, dimostra che non è all'altezza del suo ruolo di membro della Famiglia Reale in linea di successione del trono. Ergo, sarebbe bene che Cristina iniziasse a pensare seriamente alla rinuncia dei suoi diritti dinastici. In questi mesi si è molto discusso della necessità di separare l'Infanta dalla Famiglia Reale, in modo da salvare la Monarchia e dimostrare che sa farsi carico delle sue mele marce e sa presentarsi davanti all'opinione pubblica come un'istituzione davvero esemplare. Dalla Zarzuela hanno fatto sapere ripetutamente di non aver mai esercitato pressioni su Cristina né per il divorzio da Urdangarin né per la sua rinuncia ai diritti dinastici. E la Duchessa sta dimostrando la sua mediocrità, il suo egoismo e, sostanzialmente, la sua inadeguatezza, al non presentare spontaneamente e di propria volontà la sua rinuncia. Ma la cosa che non è davvero andata giù all'opinione pubblica, è il sorriso con cui Cristina si è presentata all'interrogatorio. E' scesa verso la porta del Tribunale in auto, evitandosi la discesa sotto i flash e le telecamere di tutto il mondo, ha percorso undici passi, ha sorriso e dato il buongiorno ai presenti, ha stretto la mano a uno dei suoi avvocati, che l'aspettavano sulla soglia, ed è entrata. Indossava un sobrio tailleur pantalone ed era struccata, così come è tendenzialmente il suo gusto personale. Cinque ore dopo, è uscita con lo stesso sorriso, dicono un po' più sollevato, ha stretto le mani alle guardie di sicurezza, ha ripercorso i suoi undici passi fino all'auto e si è allontanata. Se non avessimo saputo che il suo era un appuntamento con un giudice che la indaga, avremmo pensato che l'Infanta stava inaugurando qualche orfanotrofio, così come ha fatto fino a pochi anni fa, quando lo scandalo l'ha allontanata dagli atti ufficiali della Famiglia Reale, commenta El Mundo. Era il caso di sorridere? Cosa aveva da sorridere, Cristina, primo membro della Casa Reale spagnola a essere indagato e a essere interrogato dai giudici? Si chiedono oggi un po' tutti. E' chiaro che l'Infanta voleva dimostrare sicurezza e tranquillità e trasmettere un messaggio di fiducia e di innocenza. Ma il sorriso è risultato essere qualcosa di troppo, di fastidioso, ancora una volta di inadeguato alle circostanze. Dalla Zarzuela, nessun commento sulla deposizione di Cristina, sulle foto 'rubate' del suo interrogatorio, registrato solo per audio e non per video, e pubblicate oggi su El Mundo (ma Castro ha già avviato un'indagine per sapere chi sia l'autore del video da cui è stato tratto il fotogramma pubblicato da El Mundo), sulla presenza della stampa internazionale a Palma di Maiorca. L'Infanta è stata abbandonata al suo destino, almeno all'apparenza. E sarebbe meglio che la Casa Reale iniziasse a esigerle la rinuncia ai titoli e ai diritti di successione, così da placare l'opinione pubblica e da dimostrare che sì, la Monarchia può essere un'altra cosa e può essere esemplare anche in questo momento storico, in cui la Spagna deve liberarsi delle sue mele marce, della sua dirigenza corrotta, per aprire un nuovo capitolo.
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