Il SU-POST DEL SABATO. La follia leghista, il “povero” PD e la casta Susanna

Creato il 19 febbraio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
PillolaLa notizia del giorno non può che essere quella dell’ira funesta del padano Calderoli. Il governo approva il decreto per la Festa nazionale (a tutti gli effetti) del 17 marzo e lui sbrocca come quando gli rubano le banane. “Incostituzionale”, ha gridato Calderoli dopo che Tarzan gli aveva dato una mano a scendere dalla liana nella quale era rimasto impigliato. L’avergli fatto notare che la copertura economica la si sarebbe trovata spostando quella del 4 novembre alla prima domenica utile, che siccome nel 2011 molte celebrazioni cadranno già in giorni festivi non è servito a nulla. Al ministro leghista per la semplificazione, e geniere specializzato nell’uso del lanciafiamme, festeggiare l’unità d’Italia non va proprio giù. E lo capiamo. Dopo aver fatto parte della squadra del “Roma ladrona” e aver apprezzato come pochi le bellezze della Capitale, i rigatoni con la pajata, i fiori di zucca fritti, il baccalà e i carciofi alla giudia; dopo aver celebrato il suo matrimonio secondo il rito celtico alla faccia di monsignor Fisichella che nonostante tutto gli ha contestualizzato le nozze; dopo aver incendiato risme di carta riciclata per dimostrare che lui le leggi della repubblica le brucia, ha dovuto ingoiare il rospo della celebrazione ufficiale dell’unità di un paese che odia cordialmente non avendone ancora capito né la storia né i confini. Innamorato dell’impero austro-ungarico e studioso senza profitto delle strategie di Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein, il Roberto padano cerca di emergere in tutti i modi dalla pazza folla dandosi le arie dello statista che non sarà mai e del politico sensibile all’economia e al risparmio di uno stato al quale ruba da sempre lo stipendio. Ma Calderoli, se non ci fossero Umberto Bossi e la Lega di cosa vivrebbe? Azzardiamo una ipotesi: di noci di cocco e datteri.PillolinaLa satira è la satira e guai a demonizzarla. Comunque la si voglia intendere va accettata perché è simbolo come pochi di libertà. Questo discorso, che dovrebbe essere rivolto soprattutto a Berlusconi e ai suoi maggiordomi privi di qualsiasi sense of humor, vale anche quando (come ieri sera a Sanremo) ad essere preso di mira è il Pd o la sinistra in generale. Quello che ci da un po’ il voltastomaco è invece il volerla “pretendere”, la satira. Quella fatta per dispetto e a dispetto di norme che dovrebbero riguardare solo il buon senso e non lo spettacolo. Così Luca&Paolo si prendono per mano e, indossando due colbacchi con la stella rossa, danno giù di brutto contro il Pd svillaneggiandolo a destra e a manca. Il che ci sta tutto, senza se e senza ma, perché questo accadrebbe in qualsiasi paese libero del mondo. E infatti nelle altre nazioni accade. In Italia le cose vanno un po’ diversamente ma non stiamo qui a sottilizzare sul concetto di “censura” nell’era di mister B. Lontani mille miglia dalla creatività e dalla fantasia di un Vauro o di un Corrado Guzzanti, Luca&Paolo, insieme agli autori del testo rifatto di “Uno su mille”, ci hanno presentato una canzoncina degna del pensionato mandato affanculo a Milano e della casalinga di Abbiategrasso. Loro conoscono perfettamente il livello intellettivo dei destrorsi per cui si sono guardati bene dal concettualizzare alcunché. Resta sibillina però una strofetta della canzone, quella in cui si parla del sindaco di Firenze.” A Matteo Renzi forse si può anche darsi che non perda, però ad Arcore c’è andato e ha pestato già una merda”. Ecco, ci è sorto il dubbio su chi fosse la merda. Una mezza idea ce la siamo fatta, è un nome che inizia per B e finisce per ...oni.SuppostaPovero Morandi, arrivato alla sua età e fargli trovare davanti Monica Bellucci, è stato come compiere un attentato alle coronarie. Bella e algida nella sua regale presenza, la Monica di Città di Castello, lo ha affascinato e incantato, colpito e intordolito. “Sono pazzo di lei da sempre”le ha detto con la salivazione azzerata e il cuore a mille. Distaccata e “autocensurata” la Bellucci gli ha risposto: “Con il tempo bisogna farci i conti e voglio diventare vecchia, vecchia, vecchia”. Le accadrà e allora le sarà possibile salvarsi solo grazie alla vecchia “teoria della vena varicosa”. Dolce, Monica Bellucci, quasi quanto la casta Susanna considerato che intorno a lei i vecchioni c’erano davvero.PS. Tutte le note riportate inerenti il Festival di Sanremo sono tratte da Repubblica.it. Noi ci rifiutiamo di seguirlo da un ventennio.

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