Magazine Diario personale

Il suono del silenzio

Creato il 07 giugno 2014 da Povna @povna

La sinfonia degli addii ha suonato la sua musica per una settimana esatta. E la ‘povna, che le ricorrenze le ama, le costruisce, le cerca, ovviamente ha ceduto al suo potere perturbante, lasciandosi prendere dal ritmo senza opporre resistenza.
Si è cominciato sabato scorso, con i Merry Men, in partenza per lo stage, di fine scuola con sette giorni di anticipo.
“Che cosa vi porto per la festa?” – aveva domandato la ‘povna mentre prendevano accordi per le ultime incombenze – “salato o dolce?”.
“Pane e salame, prof.!” – avevano risposto all’unisono. E così è stato.
Appollaiati sulla casa sull’albero, la ‘povna guarda con orgoglio i suoi uomini del bosco. Tranne Oxford (che si è auto-selezionato, anticipando una bocciatura che, come in tutte le classi chiuse, nasce prima di tutto dal basso), ci sono ovviamente tutti. E così, dopo aver messo in ordine tabelle e registro (sia lode e gloria a Cirillo Skizzo), la ‘povna e loro si scambiano sguardi sul passato e le musiche dell’anno, così come promesso.
Loro, a riassumere in una epitome il senso intero di una quarta, le hanno portato questa e questa. Lei, invece, non ha potuto che ripetere la scelta dell’inizio, perché quello che resta, e fa sostanza, è stato attraversare i mondi. E sicuramente, come sempre, sia pure in controluce, tutto questo loro lo hanno saputo capire e reinventare.
Poi la campana suona e la ‘povna corre dalle Giovani Marmotte, ma farà in tempo ancora a incontrarli variamente, che all’ultima ora un rumore alla porta, con la voce che già ride, le fa gridare “Avanti!”.
Soldino, Weber, Earnest e Piccolo Giovanni si affacciano tra i primini: “Siamo venuti a stare un po’ qua, così, per salutarla”. E la lezione finisce con loro e i Marmottini che cantano tutti insieme I Cento passi, “forza, ragazzi, in coro!”.
Poi è campana, e finale per davvero, adesso. Ma la ‘povna non fa in tempo a ripassare immagini che già la aspetta il treno folle. E saranno tre giorni di Cinecittà, a fare del cinema (ché ogni tanto è anche utile uscire così, in maniera folle, dalla malia di scuola).
Lo spartito riprende a suonare martedì, al ritorno, ed è già subito orchestra. E a quel punto i giorni si snocciolano senza pari: visita agli studenti in stages, prove (fallite) di maturità, una festa di pensionamento. E poi ancora: lo scrutinio dei Merry Men (che merita un discorso a parte), l’organizzazione di un panel (e che!) per l’altro mondo, una seconda festa. La ‘povna accumula le abituali 36 ore di coast to coast, senza passare da casa nemmeno per dormire, tutta a dritta. E poi è già venerdì, con la festa delle Giovani Marmotte. I giudiziosi primini hanno organizzato tutto a puntino, come è la loro indole; ad aspettare lei e Bettina (che hanno portato un vassoio di deliziose paste) trovano 8 torte: le due vegan di Babe (alle carote, e con la frolla al cacao); il pan di spagna banane e nutella di Faline, la torta della nonna di Hipster. E poi ancora: lo spumante analcolico che “Fa schifo, prof., lo so, ma fa anche festa!” – dice Fanny; la musica; una rosellina gialla infiocchettata, bella, per ciascuna prof., e per ciascuna compagna (Palinuro replica); le bibite. Anche i Marmottini propongono la loro colonna sonora, su richiesta della ‘povna. E dallo schermo della LIM sgorgano questa e questa, a confermare i gusti sicuri, e indipendenti, di una classe che sa già volare.
Al suono della campana, i Merry Men in stage le regalano un’ora libera in anticipo. Ma la ‘povna e l’Ingegnera Tosta si sono organizzate, e hanno un programma: l’ultimo venerdì le vede nuotare nella piscina da 50 m, all’aperto, inaugurata fresca fresca. Saranno 60 vasche e un po’ di sole sul pratino, venti minuti di pigrizia. E la ‘povna, in allucinazione da cloro, il profumo del gelsomino tutto intorno, pensa che non c’è modo migliore di celebrare il fine scuola. Ma non è un vero finale, ché siamo ancora in ballo. La ‘povna concluderà la giornata rinsaldando funzioni narrative che si erano perse nella sabbia, e poi ancora lungo il fiume, insieme a Viola, con una birretta.
E poi a casa, prima di dormire, il tempo di impastare, rapida, una torta: fragole e cioccolato, questa volta, che l’ultimo giorno è tempo di addio per gli Anatrini.
Ed è così che il sabato (due ore di lectio brevis, una sola per la ‘povna) la vede in classe a dirsi tutti insieme “E’ stato bello”. La loro colonna sonora, invece, è questa. La ‘povna prende e mette in collezione insieme al resto, e non si stanca di ascoltare.
Ma, soprattutto, sta con le sue dieci splendide ragazze.
“Ci consiglia qualche libro, prof.?” – domanda Remedios. E la ‘povna di certo non si nega. Un titolo per ciascuna di loro, a seconda di indole, idiosincrasia, gusti. Appollaiate tutte insieme sopra due banchi stretti, si sorridono un po’ complici. La ‘povna guarda, fiera, i loro fieri sguardi. E pensa con un po’ di rimpianto a tutto ciò che avrebbe potuto fare.
Ed è campana di nuovo, fine di tutto. Un mare di visi sorridenti corre incontro all’estate, l’adolescenza libera che canta.
“Sono solo belli, tutti” – commenta la ‘povna a Mr. Higgs, in sala professori, sentendosi un vampiro, come sempre. Ma la nostalgia non fa in tempo ad arrivare, che due visi si affacciano alla cornice della porta.
“Prof., c’è il brindisi della maturità, viene con noi, ci terremmo parecchio…”.
La ‘povna segue Luminosa e Zuccherosa, e ritrova i Maculati.
E’ solo all’alba delle 11.30, un’ora e mezzo dopo la chiusura ufficiale, che la ‘povna riesce a prendere un treno per la piccola città, nel sole di un redivivo giugno.
Di lì a poco, nella piscina in chiusura, macinerà, a digerirvi sopra, le sue settanta vasche. Dentro e fuori dall’acqua, la ‘povna inspira ed espira i nove mesi, a contare da settembre. E intanto un altro anno è già passato.


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