Bisogna parlare dell’uomo Conad e dei vari spot che lo vedono protagonista.
Lo so cosa state per dire: noi non vogliamo sapere niente dell’uomo Conad! È giallastro e malevolo! Avete ragione, amici miei. Ma sento che se non ne parlassi salteremmo colpevolmente una pietra biliare dello spot italiano, nel senso che prima ce ne liberiamo, meno ci roviniamo la salute.
Il primo spot risale al 2013. Sopportiamolo insieme.
L’uomo Conad si chiama così perché è un supereroe. Veramente! Guardatelo come è preoccupato per le sorti dell’umanità, non riesce a prendere sonno, neanche se si impegna. Allora decide che, se non riposa lui, neanche la moglie può, così le picchietta il dito sulla testa finché non si sveglia – e lei nono gli dà neanche mezza gomitata.
«Amore, c’è un problema.»
Mentre rabbrividiamo di suspense, scopriamo che la moglie è un monumento all’insicurezza patologica: anziché assicurarsi che il problema non sia, che so, di salute, chiede subito se il problema è tra di loro. Lei è ancora mezza addormentata ma già aveva in canna il timore che lui la volesse lasciare. Cominciamo bene.
A quella domanda lui nega, peraltro con una espressione che sembra dire “ma che c’entri tu, che vuoi?!” veramente simpatica.
«Il problema è tra la gente. Devo andare!»
Con questa frase da supereroe del comune sotto i 1500 abitanti, l’uomo Conad lascia l’appartamento e attraversa la città di notte, allo scopo non di assassinare estranei, come tutti ormai ci aspettiamo, bensì per fare il supereroe! Guardiamolo entrare al supermercato e accendere il generatore al plutonio, così può vedere meglio di cosa va riempiendosi il carrello, spiato dalle telecamere che renderanno tutto più facile al processo per furto.
Dopo di che, contemplato il malloppo con soddisfazione, lascia tutte le luminarie accese e se ne va, pronto a tornarsene a lettuccio. Diciamo che emerge come il problema non sia tanto tra la gente, quanto nella sua psiche. Ma quando si è supereroi subentra la fragilità, lo sanno tutti.
Saranno cambiate le cose, un anno dopo?
No.
Si esordisce con il mai abbastanza sfruttato “Allora vieni a letto?”, che è una frase che dovrebbe essere incenerita insieme a “Tuo padre è un ladro? No perché le stelle…” e quelle cose lì.
Ma soprassediamo, perché il dialogo è molto importante. Il nostro protagonista siede nel semibuio della cucina con lo sguardo dimesso e dice che stava pensando. Ma se ve la racconto così ve la nobilito, dovete guardarlo, e dovete osservare la moglie che fa
«Ad un’altra donna?!»
in un modo che viene da premerle la faccia in un mazzo di ortiche. E certo che pensa a un’altra donna, l’hai preceduto di un attimo perché stava giusto per dirtelo come si fa in questi casi. Sai cara stavo pensando a un’altra. Vabbé. Mi passi il sale?
Ma noi è dal 2013 che sappiamo che questa donna è malata di insicurezza e qualsiasi cosa le dica il marito è sicuro che c’ha un’altra.
Va detto che la recitazione è altissima: la signora passa tutti gli stadi del Telegatto: incredulità, sgomento, paresi, disprezzo.
E va pure detto che lui questi stadi se li merita tutti, perché un entusiasmo esagerato e immotivato me lo aspetto e lo apprezzo dalla Melevisione, non da questo triste individuo vestito da patologia al fegato, che risponde:
«A milioni di donne!»
Oh. Mi sa che sono stato affrettato nel giudicarlo. Come si fa a dormire, infatti, se si pensa a tutte quelle povere studentesse rapite in Nigeria di cui non va più di moda parlare, o a quelle poverine in Paesi arretrati come India, Pakistan, Afghanistan o, il cielo ce ne scampi, in Italia? Come si fa a dormire, ma davvero! Io chiedo scusa per essere sempre così prevenuto, ascoltiamo il signore.
Dicevamo, egli (che, non so se ve l’ho detto, è un supereroe! Sul serio!) pensa alle donne. E ha deciso che per loro ci sono prodotti che costeranno meno.
«Pasta, caffè…»
Se il declino concettuale intrapreso non fosse abbastanza evidente, i creatori vigliacchi fanno dire a lei “farina”, come se fosse un’idea sua, prima che concluda lui con “latte”. Ma è giusto eh, alle donne servono queste cose, devono fare il pane. Lui non lo dice, perché è umile, ma nel ricco paniere delle offerte che molto misericordiosamente offre, ci sono anche la pummarola, il sapone per lavare i piatti a mano uno ad uno insieme ai coltelli insanguinati del marito tornato dalla caccia e altre cose che, ci tengo a ribadirlo, servono alle donne in primis, cioè i corn flakes, i bastoncini di merluzzo e la carta per il gabinetto. Laudato sii, Conad Man!
«Non è una bella idea?»
Chiede lui scodinzolando prima di infilarsi sotto le coperte in tinta col viso.
La moglie, invece di ricordargli con un pugno che le donne non sono universalmente considerate macchine sfornavitto ormai da qualche decennio, che è inutile fare i fighi con la farina che già non costa niente e che il problema è dare accessibilità a beni di prima necessità che servano a tutti, senza scomodare la baggianata della massaia addolorata, gli dà corda! Bravissimo, bravissimo, sai anche cosa? Stasera te la do! Ma signora, ma davvero? Ma Lei c’ha gli standard più bassi di un’asticella all’ultima manche dei Mondiali di limbo, se lo lasci dire.
Si intensificano, peraltro, le molte ombre su come quei prodotti raggiungano poi la sua tavola in particolare, giacché l’uomo Conad, in merito, non dà mai risposte chiare.
Quando la moglie gli chiede se voglia un po’ di carne, fa lo splendido e dice ci penso io!
«La nostra carne è più buona, è controllata e costa meno!»
…che non vuol dire niente: che sia più buona è una tua opinione, che sia controllata lo spero bene, che costi meno non ho dubbi perché mi sembri il tipo che si aggira fischiettando verso il reparto macelleria, prima di agguantare un petto di pollo e ficcarselo nella tasca del grembiule.
La stessa cosa accade con le verdure.
«A quanto le vendete, le verdure?»
Si informa la moglie.
«A un prezzo affettuoso!»
Risponde prontamente lui. E questo per sottintendere che si prende una treccia di pomodori soleggiati, una cassa di melanzane e sei cocomeri e affettuosamente se li carica sul Doblò, sfondando la saracinesca del carico/scarico mentre esce a tutto gas.
A questo punto, so cosa state per chiedermi: va bene che l’Uomo Conad è un supereroe, ma che potere ha?
Ha un potere fantastico: può dire ovvietà come se fossero esternazioni di rilievo; può dire che abbassa i prezzi di quattro cose per fare un favore alle donne senza che nessuno contesti l’opportunità delle sue parole e soprattutto senza che nessuno noti che uno da solo non decide proprio niente; si autoproclama salvatore di universale e non solo la moglie non si stufa delle sue inutili manie di grandezza, ha pure paura che la lasci lui. Ce ne sono tanti con lo stesso potere di comportarsi male senza che qualcuno si scomponga. Accade in politica, nell’industria, quasi certamente anche nell’ufficio dove lavorate. E se state pensando che i Conad Men siano proprio un bello schifo di supereroe, avete ragione. Ma un modo di sconfiggerli c’è: non pensare più da vecchi italiani.
O lanciargli una dozzina di uova marce quando esce dal Conad. Anche quello va bene.