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Marshall McLuhan
McLuhan è stato uno dei più influenti critici e teorici del fumetto. Per certi versi un pioniere. E uno dei suoi primi interventi provocatori, tra quelli che contribuirono a costruirne la nomea di paradossale, controverso, surfista fra cultura ‘alta’ e ‘bassa’, fu proprio un testo su Superman.
Quando scrisse su Superman, erano appena iniziati gli anni Cinquanta. Il libro era La sposa meccanica (The mechanical bride, 1951). Ovvero, il primo dei concept book di McLuhan: una raccolta asistematicata (un libro leggibile “a mosaico”, scrisse) di brevi testi, composti da alcuni aforismi iniziali, un’immagine – emblema di un fenomeno o prodotto della cultura pop – e un commento sulle sue implicazioni simboliche e sociali. Un Miti d’oggi à la McLuhan, se mi passate il paragone.
Nel suo studio su McLuhan, Elena Lamberti ha riportato anche una porzione di una lettera di lui alla madre, in cui l’autore descriveva il suo libro così:
“è una nuova forma di narrativa fantascientifica, con annunci pubblicitari e fumetti nelle vesti di personaggi.”
Devo ammetterlo: conoscevo questo testo, ma a differenza degli altri lavori di McLuhan, non l’avevo mai letto. D’altro canto, non è certo la sua opera principale. La sua visione dei media, qui, pare più ambigua, con qualche ombra di scetticismo e moralismo rispetto agli slanci nei libri successivi. Peraltro, la sola edizione italiana arrivò tardi, nel 1984 (Sugarco), e – aggiungo io – tradotta in modo qua e là sbrigativo. Come commentò tempo dopo Umberto Eco (L’Espresso, 25 marzo 1984):
“Paradossalmente, questo libro fa pensare ad un Adorno che si esprima a fumetti. L’apparato filosofico e argomentativo sono diversi, ma l’indignazione è la stessa. Salvo che McLuhan suggerisce di “leggere” e “capire” dal di dentro questi fenomeni, per poterli dominare.”
Qualche mese fa sono stato spinto a leggerlo dal mcluhaniano Henry Jenkins che, parlandomi del suo prossimo libro, dedicato al fumetto, mi sottolineò l’ampia presenza di pagine su fumetti e strips in quel lavoro. E in effetti, oltre a Superman, ho scoperto brani su Li’l Abner, Arcibaldo e Petronilla di McManus, Blondie, Tarzan, oltre a frequenti menzioni ‘esemplari’ di altri fumetti e fumettisti (incluso un passaggio da un memorabile articolo di Stan Lee per Esquire).
Quando McLuhan scrisse su Superman, erano gli anni in cui Wertham e Legman avevano iniziato a occuparsi in chiave critica (e un po’ paranoica) di vari fumetti. Una prospettiva che ne La sposa meccanica McLuhan supera non esplicitamente ma de facto, occupandosi non tanto dei supposti effetti psicosociali, quanto dei loro più ampi significati ideologici e simbolici.Per riflettere su questi significati McLuhan si concentra, nel suo testo, sui metodi e sull’idea di giustizia di Superman. Arrivando a coglierne non solo la dimensione escapista, quanto la natura sottile di inquietante dispositivo simbolico per rappresentare la mutazione sociale dell’uomo tecnologico. Un aspetto scontato per noi, oggi, ma certo non nel 1951.
Con un po’ di tempo a disposizione, ho finalmente trascritto quel testo qui sotto (NB: i neretti sono miei). Com’è giusto che sia, per un frammento di fumettologia (e mediologia) da non dimenticare:
“Il personaggio di Superman fu inventato da due liceali negli anni attorno al 1935. Questo dato in sé è indicativo della mentalità da “fantascienza” cui si richiama il fumetto. Ma questo fumetto in particolare opera a due livelli. Procura fantasie del solito genere “Super Science Stories”, in cui il lettore gioca alla campana e alla cavallina con i secoli e con i sistemi solari a un tempo, in racconti quali ad esempio Il viaggio che durò 600 anni. Superman, tuttavia, non costituisce esclusivamente una narrazione delle conquiste, vere o immaginarie, di un’era tecnologica; è anche il dramma della sconfitta psicologica dell’uomo tecnologico.
Nella vita comune Superman è Clark Kent, una nullità. Come cronista di quart’ordine, la cui incompetenza gli procura la pietà e il disprezzo della virile Lois Lane, il suo super-io nascosto costituisce un sogno adolescenziale di trionfi immaginari. Mentre Clark Kent non può ottenere nemmeno l’ammirazione di Lois Lane, Superman è assediato da aggressive virago. Superman accetta un celibato autoimposto con una ferrea rassegnazione, mentre Kent è semplicemente rassegnato.
Fu questo personaggio e questa situazione che Danny Kaye ritrasse nella sua versione cinematografica di The Secret Life of Walter Mitty. Gli ammiratori di Thurber protestarono sostenendo che il film era un travisamento dell’originale Walter Mitty di Thurber. Ed è vero che questi nega ogni trionfo della fantasia al suo personaggio. Thurber preferisce tenere Mitty in uno stato di amara umiliazione, concedendogli un occasionale scatto di vendetta.
Ogni valutazione delle tendenze politiche di Superman (e di altri suoi parenti nel mondo dei fumetti dell’avventura violenta, noto come settore “squinky” dell’intrattenimento) dovrebbe includere il riconoscimento che oggi i sogni dei giovani e degli adulti sembrano esprimere in egual misura una crescente impazienza nei confronti dei laboriosi processi della vita civilizzata e il desiderio irrequieto di adottare soluzioni violente. Infatti il pubblico di lettori di questo tipo di svago trascende ogni confine di età ed esperienza allo stesso modo in cui le pressioni del mondo tecnologico vengono sentite dal bambino e dall’adulto, dallo stolto e dal saggio, in egual misura. Bisogna ritenere che, inconsciamente, l’oppressione anonima esercitata dai nostri modi impersonali e meccanizzati abbia accumulato un’amarezza che cerca sfoghi della fantasia in un diluvio di violenza romanzata che viene oggi trangugiata in una straordinaria varietà di forme.
Alcuni lettori possono essere interessati al modo in cui Superman corrisponde alle speculazioni medievali sulla natura degli angeli. L’economista Werner Sombart sosteneva che la moderna finanza astratta e la scienza matematica fossero una realizzazione a livello materiale delle elaborate speculazioni della filosofia medievale. Allo stesso modo si può affermare che Superman è il fratello a fumetti degli angeli medievali. Infatti gli angeli, come è stato spiegato da Tommaso d’Aquino, sono assolutamente superiori al tempo e allo spazio, e tuttavia possono esercitare un’energia spaziale e materiale di natura sovrumana. Allo stesso modo di Superman, essi non necessitano né di educazione né di esperienza, ma possiedono, senza sforzo alcuno, un’intelligenza impeccabile in tutte le cose. Gli uomini hanno sognato a lungo di diventare come questi esseri. Tuttavia gli angeli caduti sono conosciuti come demoni. E gli uomini imperfetti, in possesso di un potere materiale sovrumano, non costituiscono una prospettiva rassicurante.”
Su gentile concessione di Matteo Stefanelli
(articolo apparso sul blog dell’autore, Fumettologicamente, in data 24/05/2013)
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