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Il tedesco volante (By Spartaco)

Creato il 13 aprile 2013 da Simo785

Tranquilli, non spaventatevi per il titolo, non sto parlando di Manfred Von Richthofen, il Barone
Rosso, ma di Rudolf (Rudi) Voeller.
Il talentuoso attaccante tedesco nasce ad Hanau il 13 aprile 1960. Nella sua città natale entra nel
mondo dei professionisti, a soli 20 anni viene notato dal Monaco 1860 e, dopo due stagioni, passa
al Werder Brema, già dalla prima stagione conquista il titolo di capocannoniere del Campionato,
oltre che la nomina di calciatore tedesco-occidentale dell’anno. Rimane con la squadra tedesca
per ben cinque stagioni, fino al 1987, poi il presidente Dino Viola decide di portarlo nella Seria
A, ovviamente sponda giallorossa. In Germania aveva giocato benissimo, in pochi anni Rudi era
diventato uno degli attaccanti più prolifici della Bundesliga, tra i migliori in Europa.
Il primo anno alla Roma non è degno della sua fama, inizia bene, ma dopo qualche partita si
blocca, si dice a causa di una infiltrazione fattagli durante una partita della nazionale occidentale
tedesca. I tifosi giallorossi iniziano a dubitare del suo talento, la dirigenza pensa di rivenderlo
nell’imminente per non vedersi svalutare troppo il cartellino, fortunatamente per i Lupi si riprende.
Rudi comincia di nuovo a segnare, ma soprattutto ci mette il cuore, tanta passione, diventa il
trascinatore di una Roma meno grande del passato recente, ma certo ancora ambiziosa. I tifosi
lo ritengono il vero trascinatore della squadra, il “top player”, come piace tanto dire ai nostri
giornalisti anglofoni. All’idolo della Curva Sud gli ultras dedicano il tormentone della Cuccarini
di fine anni ’80: “Tedesco vola, sotto la curva vola, la curva s’innamora! Tedesco vola…”. A dire
la verità con la Roma le sue reti non saranno tantissime, soprattutto in Campionato, ma l’impegno
profuso per i compagni lo rendono straordinario agli occhi dei tifosi giallorossi, tanto da ritenerlo
“un gladiatore”, un fijo de Roma. Da vero gladiatore non cade mai in scorrettezze, commette pochi
falli e non reagisce, né simula falli subiti, nonostante la nota attitudine dei difensori italiani, dei
veri mastini da “o palla, o piede” in quegli anni. La terza e la quarta stagione giallorossa sono
sicuramente le migliori sotto l’aspetto realizzativo: nella stagione 1990/91 vince la Coppa Italia e si
piazza al 1° posto nella classifica marcatori della competizione con 4 reti, lo stesso anno in Coppa
UEFA arriva a quota 10.
Dopo cinque stagioni dense di emozioni e soprattutto dell’affetto della Curva Sud, Rudi a
malincuore lascia la Magica per andare all’Olympique de Marseille. La causa della sua partenza
è il nuovo allenatore, Vujadin Boskov, che ritiene il tedesco volante troppo lento. Rudi, giusto
per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, con la squadra francese dimostra di essere ancora
“rock” e vince la Coppa dei Campioni a Monaco di Baviera contro il Milan. Sempre nella stagione
1992/93 con la squadra francese vince anche il Campionato, ma qualche anno dopo lo revocano.
Con il Marsiglia ottiene grandi traguardi, ma certamente il suo periodo migliore è quello alla
Roma, culminato con la ciliegina sulla torta della vittoria al Mondiale di Italia ’90, secondo me
il più bello, per molti aspetti (come musiche, mascotte, partecipazione popolare, protagonisti),
ma sono di parte. Rudi sigla tre reti e gioca la finale nel suo Stadio Olimpico battendo, in modo
controverso, l’Argentina di Maradona solo su calcio di rigore all’84 minuto di gioco, tra le altre
cose l’Albiceleste giocava anche in nove per due espulsioni. Qualche “maligno” ancora oggi crede
che il successo della Germania Ovest fosse voluto dalle alte sfere del calcio, il fine è di accelerare
la riunificazione dei due Stati tedeschi, chissà? Con la nazionale Rudi colleziona ben 90 presenze
impreziosite con 47 reti, ancora oggi è tra i migliori realizzatori di sempre.

Comunque la carriera di Voeller va avanti, la seconda stagione con i Francesi non è esaltante,
quindi a 34 anni torna in Germania, al Bayer Leverkusen, giocando due ottime stagioni. A 36 anni
appende gli scarpini al chiodo e diventa DS della squadra bavarese. Nel 2000 inizia ad allenare il
Leverkusen, ma solo per un mese, poi passa addirittura alla guida della Nazionale. Al Mondiale di
Corea e Giappone del 2002 perde la finale contro un ottimo Brasile, ma giustamente la federcalcio
gli rinnova la fiducia, ma all’Europeo del Portogallo successivo la sua squadra non supera la prima
fase, quindi Voeller decide di dimettersi.
Alla fine dello stesso anno sembra chiudersi un cerchio, la Roma lo ingaggia come tecnico, dopo
che Prandelli ha lasciato l’incarico per i noti problemi familiari. Il tedesco volante parte con molto
entusiasmo, pur essendo stato scelto solo in seconda battuta, anche l’ambiente sembra entusiasmarsi
per la sua nomina, ma purtroppo la squadra che eredita è allo sbando, lo spogliatoio non lo segue e
dopo poco tempo è costretto a lasciare con rammarico, per la seconda volta, la sua città del cuore.
Dal 2005 è ritornato in veste di Direttore Sportivo del Bayer Leverkusen, ma sa che a Roma,
specialmente per i tifosi, avrà sempre un posto riservato.


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