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Il tempo si è fermato: Pd intrappolato dall’incantesimo dell’eterno Pizzetti? Dovrà andare a votare il 70% degli aventi diritto per farlo perdere

Creato il 24 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

La battaglia interna per il rinnovamento del Pd ha qualche speranza d’essere vinta? Ci vorrà il voto del 70% degli aventi diritto per poter battere Pizzetti, si stima nel Pd. La forza del deputato è imponente, eppure il bilancio di vent’anni e oltre

La città non cresce, è in crisi da anni, il territorio soffre. Cassa integrazione e disoccupazione, emigrazione giovanile in altre città se non all’estero, e pendolarismo in Regione e fuori, sono fenomeni preoccupanti e diffusi. Da parecchi anni, dal Pci al Pd, dalla Dc al Pdl a Monti, Cremona subisce un sistema di potere formato da coprotagonisti la cui attività non ha favorito alcuna crescita. Dal blocco di potere farinacciano, dicono i più duri, non siamo ancora veramente usciti. Anzi i problemi ambientali aumentano proprio in una provincia agricola, zootecnica e ben nota per i prodotti agroalimentari!

Da parte propria il Pd pare nato per nulla. Lo zar è sempre Luciano Pizzetti, sin dai tempi del Pci. Nato per la politica, deciso, sicuro di sé, abile, sembra anche eterno. Da Occhetto a Bersani, regna Pizzetti. Cambiano i presidenti degli Stati Uniti, i papi, nasce e si spegne la Lega Nord, nasce e sparisce persino Berlusconi (se perderà le elezioni politiche nazionali del 2013), persino D’Alema non si presenta più per il Parlamento, Veltroni lascia pure lui, si combattono “guerre di pace” nell’ex Jugoslavia, in Iraq, in Afghanistan, forse in futuro nel Mali, Renzi fa vittime in Italia ma Pizzetti eterno dura.

Nel Pd il deputato viene messo in discussione, finisce anche in minoranza sul caso Tamoil, ma l’apparato del vecchio Pci-Pds gli resta fedele. I sindaci di centrosinistra del Cremonese e del Casalasco sono con lui, da sempre. Lo zoccolo duro che non molla mai.

Alla Camera in deputato cancella anche il reintegro sul posto di lavoro. Vota addirittura il decreto Salva-Ilva.

Cremona, nell’ambito della liuteria, la sua ricchezza culturale più tipia, ha grandi problemi: se l’Unesco lo sapesse il riconoscimento forse sarebbe tolto ma Pizzetti non risponde pubblicamente alle sollecitazioni sollevate da mesi dall’Anlai tramite il prof. Gualtiero Nicolini. Ci sono le elezioni ed è un problema far emergere i guai? “Cremona – ci ha dichiarato in questi giorni il deputato – ha una carta da giocare per essere grande protagonista, se non assoluta protagonista dell’Expo di Milano 2015, e io mi sono impegnato molto perché Cremona ottenesse dall’Unesco il riconoscimento di patrimonio dell’umanità per l’arte liutaria”.

Sì. Pizzetti ha lavorato molto e ottenuto risultati. Eppure Cremona non è la città dei giovani, dei giovani professionisti, delle opportunità, degli stranieri, delle nuove professioni: è una città molto invecchiata e tutt’altro che aperta ai rapporti internazionali.

Crema invece corre. Unisce i Comuni, progetta nuove soluzioni per il sociosanitario, prepara progetti che uniscano il circondario, da tanti anni è la zona più giovane e più imprenditorialmente vivace della provincia di Cremona. Crema si è rinnovata e vive dopo scelte coraggiose anche se il centro culturale islamico fa paura e non si capisce bene perché a Cremona no.

E Titta Magnoli? Il grande avversario interno di Luciano Pizzetti abita a Pavia. Ma il partito non lo conosce bene, nei 115 infiniti Comuni e frazioni che Pizzetti conosce come le proprie tasche Magnoli pare che resti un nome. Eppure le idee di Magnoli hanno saputo scuotere il partito con una potenza innovativa mai vista a Cremona. Ma sarà seguito? Le sue rare (guarda caso) uscite giornalistiche hanno creato discussione, hanno dato il segno della discontinuità. Hanno segnato, per dirne una, uno stile diverso, senza sudditanza, nei rapporti con Arvedi, finanziatore di partiti, editore, industriale.

E in una settimana il Pd dovrà dare un voto decisivo, arrivando impreparato: lo dimostra fra l’altro la questione della raccolta delle firme è un problema che poteva essere risolto e prevenuto in anticipo. E lo dimostra il gran numero di candidature (ben cinque) per un solo posto.

 


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