Il tipo omeopatico Aurum metallicum, facile vittima della carenza di coesione sociale
L’omeopatia non può risolvere gravi problemi sociali, ma, a mio avviso, può certamente collaborare a comprenderli, fornendo interessanti contributi di pensiero alla scienza sociologica e a tutte le discipline che interagiscono nella costruzione di una società civile e progredita.
La costruzione di una società civile e progredita, oltre a tener conto dei molteplici valori su cui si fonda la polis, prevede anche un’adeguata coesione sociale che, però, non sempre si realizza, rischiando di indebolire la collettività e favorendo situazioni di fragilità. Questa fragilità sociale – non soltanto economica ma anche morale e spirituale – per molti versi viene studiata omeopaticamente attraverso un approccio medico particolare, basato sulla cosiddetta sperimentazione omeopatica “pura” che consente di individuare “tipi umani”, “categorie” e gruppi di individui resi fragili proprio dall’assenza di coesione sociale e dalla debole rete di relazioni interpersonali significative.
Infatti, studiando le varie materie mediche omeopatiche e i vari tipi omeopatici, si può ben comprendere l’importanza degli aspetti clinici collegabili alla carenza di coesione sociale, peraltro, si può ben comprendere l’importanza dell’energia sviluppata nei significativi rapporti interpersonali, energia reale, che consente all’individuo di potersi strutturare in modo adeguato.
Tanto per fare un esempio sintetico e lampante, desidero accennare al cosiddetto tipo omeopatico Aurum metallicum, facile vittima della carenza di coesione sociale, tipo molto complesso e difficile da inquadrare clinicamente perché, similmente agli altri tipi umani , anch’esso può apparire “mascherato” e incline a trasferire sul corpo il disagio vissuto (consciamente o inconsciamente) nella psiche. Il tipo omeopatico Aurum metallicum, come ho appena accennato, sembra essere una facile vittima della carenza di coesione sociale, tanto da accusare sensazioni di abbandono, isolamento, trascuratezza ed emarginazione che inducono alla depressione morale e al senso di colpa.
In verità, il tipo Aurum metallicum accusa spesso un profondo senso di colpa, ma senza avere nessuna colpa “reale”, giacché egli è soltanto vittima di una carenza d’intesa e di relazionalità, di cui non ha colpa. Queste carenze d’intesa e di relazionalità, causate spesso dalla carenza di coesione sociale, causano nel tipo Aurum metallicum un senso di solitudine che, peraltro, viene potenziato dalle compagnie percepite “sterili”, desertificanti, prive di valore emotivo e assenti negli importanti momenti di condivisione e partecipazione.
Nelle comunità prive di coesione sociale, dove le persone e le famiglie sono concentrate su se stesse, dove la rete parentale e la rete amicale si rivelano fragili e cariche di finzione, dove l’egocentrismo emozionale prevale sull’altruismo, il tipo omeopatico Aurum metallicum potrebbe diventare ipersensibile, avversando nettamente le compagnie desertificanti, insignificanti, prive di valore emozionale, incapaci di offrire stimoli carichi di significato, ma, purtroppo, capaci di sottrarre valore al capitale emozionale dell’intera collettività.
Il tipo omeopatico Aurum metallicum può spesso vivere questa situazione sociale e, nondimeno, familiare, giacché la famiglia potrebbe essere contagiata da una sorta di miasma emotivamente e socialmente anticoesivo. L’anticoesione innescata da questo simbolico miasma si traduce in debolezze emozionali e noetico-spirituali, ma anche fisiche. Queste debolezze, nel tipo Aurum metallicum, vengono vissute psicologicamente come un inquietante senso di inutilità che, talvolta, viene mitigato con una valanga di “riempitivi”, divertimenti fatui, bramosie di ricchezza, superlavoro, religiosità esteriore e spiritualità immatura.
Ecco perché le debolezze del tipo Aurum metallicum devono essere ben inquadrate omeopaticamente attraverso una visione unitaria (ambientale-mentale-corporale) capace di svelare il senso della patologia complessiva, totale e non settoriale, unitaria e non “frazionata”, indivisibile e non spezzettata, insomma, patologia non relegabile isolatamente nei vari settori anatomici. Nel tipo omeopatico Aurum metallicum, così come in tutti gli altri tipi umani, la dimensione emozionale rappresenta il luogo dove confluiscono e si caratterizzano i sintomi mentali e corporali, venendo in tal modo “personalizzati”.
A livello emozionale, dunque, si crea una sintesi unitaria della totalità dei sintomi, che vengono vissuti “inseparabilmente” nella psiche, quasi la psiche possa paragonarsi ad una perfetta “cassa di risonanza” dove risuona qualsiasi disturbo patologico e pre-patologico. Omeopaticamente questa fenomenologia deve essere ben inquadrata per poi farla corrispondere alla sintomatologia riprodotta con la sperimentazione omeopatica dell’Oro (Aurum metallicum), sperimentazione importante che fornisce informazioni preziose sulla sintomatologia “sottile” e “ultrasottile” riguardante un individuo triste, privo di coesione “interna” ed “esterna”, scarico di energia, carente di quella particolare frazione di forza vitale derivante dalla potenza generata con le relazioni interpersonali significative e con la coesione sociale.
Tutto ciò può essere ben compreso se i sintomi omeopatici vengono clinicamente analizzati e ragionati, altrimenti il paziente viene inquadrato meccanicamente mediante una somma aritmetica di sintomi. Questa non mi sembra una buona omeopatia! La buona omeopatia deve comprendere il linguaggio dei sintomi che rivelano in modo simbolico (i sintomi sono spesso una metafora del malessere invisibile e profondo) ciò che il paziente non sa o non vuole esternare con le parole.
Ecco perché i vari disturbi devono essere compresi in relazione alle influenze patogene costituzionali e in relazione alle molteplici influenze ambientali che, nel caso del tipo Aurum metallicum, provocano gravi distonie relazionali e carenze di comunicazione affettiva, ma anche tante problematiche fisiche, organiche e somatiche collegabili alla globalità del pathos.
Per poter ben inquadrare queste problematiche è opportuno ricordare che, omeopaticamente, non bisogna suddividere l’essere umano in “pezzi anatomici” e in aree anatomiche isolate di disturbo, ma è necessario cogliere l’inseparabilità, l’unità e la complessità dell’individuo che vive simultaneamente nella dimensione ambientale-mentale-corporale, senza discontinuità, con coerenza fisiologica e sotto la spinta del naturale sentimento di coesione; sentimento essenziale, tanto essenziale da provocare problemi molto seri allorquando la coesione s’indebolisce, o, peggio ancora, si annulla completamente.
Affinché ciò possa essere scongiurato, l’omeopatia fornisce il suo contributo di pensiero che aiuta a comprendere una fenomenologia complessa e risolvibile con la collaborazione di diversi rami del sapere, tra cui, mi sia consentito, il sapere omeopatico.
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