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Il trattamento del diabete con le cellule staminali

Creato il 27 novembre 2014 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Sono tante, forse troppe, le persone che al giorno d’oggi soffrono, per i motivi più disparati, di una patologia che ben presto potrebbe rappresentare una vera e propria epidemia, il diabete. Questa malattia colpisce un numero sempre più elevato di persone, per motivi ereditari, alimentari, fattori legati allo stile di vita: secondo un recente studio, ogni anno muoiono 5 milioni di persone affette dal diabete. Ma la chiave per il trattamento del diabete potrebbe essere individuata nelle cellule staminali.

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Di: Redazione

Le cellule staminali sono delle cellule la cui peculiarità consiste nella differenziazione: queste cellule, infatti, possono essere rinnovate e possono differenziarsi in qualunque altra cellula del corpo, dando vita alla formazione dei tessuti e degli organi. Alla base di questa peculiarità vi è la medicina rigenerativa, che utilizza le potenzialità di queste cellule per la rigenerazione degli organi e dei tessuti, e che è utile nel trattamento di numerose patologie.

Ma le cellule staminali potrebbero rappresentare il futuro anche per il trattamento del diabete, una patologia che colpisce un numero sempre più elevato di persone di ogni età ed estrazione sociale; i più colpiti, individui che conducono uno stile di vita inadeguato ed hanno una alimentazione scorretta troppo a lungo, ma il diabete ha anche origini ereditarie e genetiche, per cui non è sempre facile prevenire ed evitare l’insorgenza di questa patologia.

Il trattamento del diabete con le cellule staminali potrebbe essere possibile, un giorno, grazie agli studi portati avanti da un gruppo di studiosi della Harvard University, guidati da Doug Melton, che, di recente intervistato, ha dichiarato che i risultati dello studio sono sorprendenti e potrebbero rappresentare una vera e propria speranza. I ricercatori hanno trasformati le cellule staminali in cellule beta del pancreas in grado di produrre l’ormone insulina: al momento, ciò è stato possibile solo nei topolini di laboratorio, ma la ricerca, pubblicata sulla rivista Cell, offre buone prospettive per il futuro.


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